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Attivo da più di un anno,
Piano C
è uno spazio coworking fondato da Riccarda
Zezza come una realtà al servizio donne lavoratrici con figli. Le professioniste
che scelgono di avvalersi di questo spazio possono infatti portarvi i bimbi,
lavorare, farli seguire da educatrici. Gli spazi, ricavati da un grande appartamento
in Via Simone d’Orsenigo a Milano, alternano uffici chiusi e open space con
postazioni operative, un’ampia varietà di spazi di riunione, e un’inedita area
Cobaby per i bimbi intrattenuti da educatrici mentre la mamma lavora. Sono
inoltre presenti una cucina per ritrovarsi nel momento del pranzo, la biblioteca e
uno spazio verde con divanetti e poltrone.
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Officelayout 156
gennaio-marzo 2014
zio che quasi magicamente finisce e resta a ogni istante.
Se dietro ad ogni scrivania, non c’è un membro della commu-
nity, non è un coworking.
Coworking è organizzazione anarchica.
Questo significa
che il coworking – universo dell’inventiva – declina creatività
sapendo che non vuol dire improvvisazione senza metodo: in
questo modo si fa solo della confusione, soprattutto si illu-
dono i giovani a sentirsi creativi liberi e indipendenti. In un
coworking l’obiettivo è, invece, includerli in una realtà fatta
di valori oggettivi che diventano strumenti operativi nelle
mani di progettisti creativi.
Coworking è multiculturalismo e biodiversità del pensiero.
Per queste sue caratteristiche rappresenta un terreno fertile,
abitato da talenti che operano anche con modalità e compe-
tenze artigianali. In un coworking questo è possibile perché al
suo centro – per dirla con Richard Sennet e il suo “uomo arti-
giano” – c’è la persona, le sue competenze, le connessioni
mente, mano, desiderio, ragione. La base della creatività.
È creativa una mente:
• sempre al lavoro;
• sempre a far domande;
• sempre a scoprire problemi dove gli altri trovano risposte
• sempre a proprio agio nelle situazioni fluide nelle quali
gli altri fiutano solo pericoli;
• sempre capace di giudizi autonomi e indipendenti,
che rifiuta il codificato, che rimanipola oggetti e concetti
senza lasciarsi inibire dai conformismi.
Gli abitatori di un coworking sono sempre affamati di questo.
Operano allo svelamento delle radici del futuro che è già ar-
rivato, disegnano per sè e per gli altri, le mappe del viaggio
interiore, quelle vere, quelle complete.
E come insegna Oscar Wilde:
“una carta del mondo che non
contiene il Paese dell’Utopia non è degna nemmeno di uno
sguardo, perché esclude il solo Paese al quale l’umanità ap-
proda di continuo”.
In sintesi, i coworker che fanno del coworking un luogo che
esiste rendono concreta l’utopia dell’istruzione al futuro.