Office-Automation-maggio-2014 - page 81

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maggio 2014
da o l’organizzazione che li ha realizzati: un vero
e proprio ‘piano editoriale’ sarà quindi necessario
per collegare ciò che viene veicolato su newslet-
ter, social media e sito Internet a partire non tanto
dal bisogno di comunicare del mittente, ma dall’in-
teresse che può essere intercettato nel ricevente.
Accanto a questo, è importante conoscere, da un
punto di vista tecnico, le piattaforme e gli algoritmi
che li presidiano a partire da Google e da Facebook.
Al netto di aspetti informatici quali la velocità di
caricamento delle pagine, Google si fonda su due
principi.
Il primo è la ‘rilevanza’. Principio che richiede a un
redattore di evidenziare all’interno dell’economia di
un testo la ‘keyword’ rispetto al quale tale pagina
deve essere trovata: titoli, immagini, grassetti sa-
ranno poi tutti luoghi dove trasmettere a Google
questo accento perchè possa più facilmente com-
prendere per quali ricerche debba tenere la nostra
pagina in conto.
La ‘popolarità’, frutto del numero e del peso del-
le ‘raccomandazioni’ che il sito avrà in Rete sotto
forma di link inseriti da siti terzi. Tool come ahrefs.
com consentono di monitorare di quanti link goda
il sito e di confrontarne la situazione rispetto ai
competitor.
Anche Facebook possiede un algoritmo da cui di-
pende la capacità degli aggiornamenti di una pagina
di essere visualizzati all’interno delle bacheche dei
fan e quindi, in ultima analisi, di essere visti. L’algo-
ritmo di Facebook dipende a sua volta da quattro
elementi. L’‘anità’ ovvero dallo storico di interes-
se che il singolo utente ha espresso nei confronti
dei contenuti pubblicati dalla pagina sotto forma
di ‘like’, commenti e condivisioni.
Dal successo che tali contenuti hanno saputo su-
scitare presso tutti gli altri utenti fan della pagina.
Dalla scelta del momento in cui i post sono pubbli-
cati, perdendo questi ultimi man mano peso nell’al-
goritmo dall’attimo in cui sono stai messi online.
Infine, da un punteggio di qualità che Facebook
attribuisce alla pagina sulla base della velocità di
risposta e dalla qualità dei contenuti pubblicati.
Come si può facilmente intuire quindi, per ottenere
maggior visibilità su Facebook occorre non pub-
blicare in modo assiduo, ma concentrarsi su pochi
aggiornamenti che sappiano generare più attenzio-
ne, conversazione e interesse. Facebook non è una
cassa di risonanza per i contenuti del sito, ma un
ambiente a cui dedicare un piano editoriale auto-
nomo rispettoso dell’ascolto e dell’interazione con
le persone. Se, come abbiamo visto, vale il principio
dello ‘scrivere meno, scrivere meglio’ è importante
quindi ‘scrivere con i dati’ ovvero farsi guidare dal-
le evidenze quantitative con cui le attività in Rete
possono essere misurate.
Web analytics indispensabile
Per i motivi appena illustrati è indispensabile adot-
tare, analizzare e verificare i dati provenienti dai
software di web-analytics e, per la sua gratuità e
diŠusione, da Google Analytics. In particolare è
necessario avvalersene immaginando che la nostra
presenza online non sia una semplice vetrina, ma –
in qualunque caso, anche se non vendiamo online
– un ambiente che deve produrre un certo obietti-
vo, ovvero un’azione concreta da parte del lettore.
Tutto questo si può fare configurando, nell’area di
‘amministrazione’ di questi tool, uno o più obiettivi
in seguito ai quali sarà possibile osservare le ‘con-
versioni’ e quindi la percentuale con cui ciascuna
attività è stata in grado di produrli.
Le aree di Google Analytics chiamate ‘acquisizio-
ne’ e ‘comportamento’ sapranno infatti entrare in
dettaglio per ciascun luogo (Facebook, newsletter,
…) da cui abbiamo saputo catturare l’attenzione
dei lettori e per ciascuna pagina del sito così da
valutarne i riscontri e, in ultima analisi, la concreta
ecacia del nostro lavoro.
Scrivere per il web è un’attività che quindi deve
partire dalla conoscenza tecnica e linguistica delle
piattaforme digitali e riconoscendone le specificità:
questo consentirà di adeguare sforzi e benefici e di
scegliere più correttamente gli ambienti dove ci si
vorrà spendere. Ockham approverebbe.
Il rasoio di Ockham
Rasoio di Ockham è il nome con cui viene contrad-
distinto un principio metodologico espresso nel XIV°
secolo dal filosofo e frate francescano inglese Wil-
liam of Ockham, noto in italiano come Guglielmo di
Occam.
Tale principio, ritenuto alla base del pensiero scienti-
fico moderno, nella sua forma più immediata sugge-
risce l’inutilità di formulare più ipotesi di quelle che
siano strettamente necessarie per spiegare un dato
fenomeno quando quelle iniziali siano suŠcienti.
La metafora del rasoio concretizza l’idea che sia op-
portuno, dal punto di vista metodologico, eliminare
con tagli di lama e mediante approssimazioni suc-
cessive le ipotesi più complicate. In questo senso il
principio può essere formulato come segue: “A parità
di fattori la spiegazione più semplice è da preferire”.
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