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luglio-agosto 2013
soluzione open source, in questo caso abbiamo
dovuto gestire delle problematiche anche tecniche
poiché la soluzione precedente era un applicativo
di groupware e non solo di posta, come l’attuale.
In questo caso non è stata fatta un’attività di for-
mazione propriamente detta, che avrebbe com-
portato anche un costo, ma il personale IT è stato
molto disponibile nel seguire utente per utente e
a istruire ognuno sui cambiamenti… Certo è stata
un’attività piuttosto impegnativa”.
Benefici e svantaggi
Per una realtà della PA l’utilizzo di soluzioni open
source gratuite, o comunque con costi risibili, per-
mette di svincolarsi da tutte le regole burocratiche
e amministrative che per gli acquisti IT, e non solo,
prevedono la redazione di bandi di gara specifici:
“Questo significa avere tempi di realizzazione dei
progetti molto ridotti rispetto a quelli che si riscon-
trano con le soluzioni proprietarie, proprio perché
si vanno a tagliare tutti i tempi di preparazione del-
le gare e dello svolgimento di questo processo”. Il
beneficio economico, quindi, si riflette direttamente
anche sul beneficio temporale.
Un altro vantaggio è poi nel riuso del software. In
molti casi si possono prendere degli sviluppi già
fatti su applicazioni già operative e utilizzarli per
realizzarne di nuovi che riscontrano similitudini e
analogie: “Per esempio, abbiamo dovuto arontare
dei problemi di compatibilità di una soluzione che
doveva girare tra le diverse versioni di uno stesso
sistema operativo proprietario. Al posto di ricor-
rere alla classica e tradizionale emulazione di un
ambiente nell’altro, abbiamo in pratica sviluppato
una soluzione open source di virtualizzazione del
desktop che oggi possiamo
riutilizzare, riadattandola con
facilità, anche in altri ambiti e
per altre esigenze”.
Per quanto riguarda invece
i progetti di virtualizzazione
server, le cose possono cam-
biare a secondo della critici-
tà dell’applicazione. “Inizial-
mente proviamo sempre una
soluzione open. Se vediamo
che la cosa è fattibile, e genera
dei benefici significativi, allora
continuiamo a portare avanti il
progetto su questa strada; se
invece non siamo totalmente
convinti, passiamo al prodot-
to proprietario. L’utilizzo della
soluzione proprietaria è prefe-
ribile quando abbiamo necessità di assistenza im-
mediata nel caso in cui si verifichino dei problemi”.
Quando si ha a che fare con applicazioni e servizi
mission critical, la necessità è che queste riscontrino
meno problemi possibile e tempi di risposta imme-
diati per eventuali richieste di assistenza: “L’appli-
cazione che fornisce in tempo reale la disponibili-
tà nei pronto soccorsi di ‘posti’ specializzati deve
rimane sempre attiva e fornire risposte in tempo
reale. In questo caso, e anche in altri, l’onere del
malfuzionamento dell’applicazione non verrebbe
poi imputato solo a noi”.
L’assistenza sui sistemi open source anche nel caso
di Laziosanità si conferma come uno dei punti de-
boli che bloccano lo sviluppo di queste soluzioni:
“I tempi per risolvere i problemi che si possono
verificare nelle soluzioni open vanno mediamente
dai tre ai quattro giorni. Non sono però mancati
casi in cui le risoluzioni richieste siano arrivate an-
che in meno di 24 ore, ovvero meglio di quanto fa
generalmente un vendor tradizionale di soluzioni
proprietarie”.
Quello che conta davvero per portare consistenti
risultati all’utilizzo dell’open source, è la preparazio-
ne dello sta IT: “Molto dipende dalla propensione
e dalla formazione individuale, da autodidatta, che
una persona magari ha fatto per conto proprio per
ragioni di passione e non solo di lavoro. Nel mio
team siamo tutti un po’ ‘nerd’ e cerchiamo di essere
sempre aggiornati ma più per passione e stimolo
di conoscenza che per dovere”.
SPECIALE OPEN SOURCE DA PAGINA 80
La voce degli utenti
Lo sta dell’ucio sistemi e infrastrutture ICT di Laziosanità (da sinistra): Paolo Gabos,
Alessandro Ciannarella, Alessandro Gabos, Massimo Di Giacomo (responsabile), Giuseppe Cucchi