officeautomation-settembre 2012 - page 64

62
settembre 2012
Il fenomeno dei Big Data parte dalla crescita del
volume di dati, ma oltre a questo aspetto include
fattori di velocità, varietà e complessità dell’infor-
mazione oggi disponibile. In effetti volume, varietà
e velocità estreme delle informazioni gravano come
mai prima sulle aziende. Secondo un’indagine di
Coleman condotta per conto di HP, solo il 2% dei
business e technology executive afferma che la pro-
pria azienda è sempre in grado di fornire le infor-
mazioni giuste al momento giusto per supportare
sempre i giusti risultati di business. Il punto è che
i precedenti approcci alla gestione delle informa-
zioni, che fanno leva su architetture, infrastrutture
e sistemi di analisi sorpassati, non riescono a indi-
viduare i concetti e il valore insiti nel-
le diverse forme di informazioni. Allo
stesso modo, con questi approcci ci si
trova incapaci di scalare ed elaborare,
a costi concorrenziali e in tempo reale,
le grandi masse di informazioni raccol-
te in dati strutturati, non strutturati e
meccanizzati. “I Big Data introducono
una nuova categoria di informazioni
che sfugge ai sistemi utilizzati finora
per la Business Intelligence − afferma
Paolo Cattolico
di HP IM Marketing
Manager Emea − una categoria fatta
soprattutto di dati destrutturati e se-
mi-strutturati nell’ordine di petabyte
che è proibitivo pensare di inquadrare
in una base dati di tipo tradizionale”.
C’è voglia (anzi bisogno)
di qualcosa di nuovo
La necessità di qualcosa di nuovo nella BI in sen-
so ampio è evidente se si osserva che le opinioni
mutevoli dei clienti vengono condivise su Twitter
e YouTube, nel web, via e-mail e nelle conversa-
zioni telefoniche che la maggior parte delle volte
avvengono al di fuori dei confini dell’impresa. Per-
sino il traffico di persone registrato dai sensori di
un negozio può costituire una forma di opinione.
Servono nuovi sistemi ma anche nuove professio-
nalità: secondo Gartner gli statistici saranno la fi-
gura aziendale più ricercata da qui al 2015, perché
sarà proprio la capacità di fare inferenza statistica
e trovare correlazioni tra i dati la cosa
più importante per le organizzazioni.
Oggi molte aziende alle prese con la
crescita esponenziale delle informa-
zioni stanno passando ad Apache Ha-
doop, una tecnologia di elaborazione
dei dati open source e distribuita che
sembra rispondere alle loro esigenze
di archiviazione e gestione di petab-
yte di dati.
“L’open source quando si parla di Big
Data ha il vantaggio di presentare co-
sti più bassi e una tecnologia industry
standard da tempo in produzione: che
questi fattori attirino gli investimenti
delle aziende non mi stupisce affatto”,
sottolinea Cattolico.
Spremere i Big Data
fino all’ultima goccia
Information Optimization significa capire, gestire e agire sul 100%
dei dati disponibili. Il portfolio di soluzioni che HP ha costruito
con la propria tecnologia e con acquisizioni mirate
(vedi Autonomy e Vertica) consente di raggiungere
questo risultato.
Michele Ciceri
BIG DATA
Paolo Cattolico, HP IM Marketing
Manager Emea
1...,54,55,56,57,58,59,60,61,62,63 65,66,67,68,69,70,71,72,73,74,...100
Powered by FlippingBook