ting. L’elemento caratterizzante di un private cloud service è la
privacy, in termini di confini di implementazione, non di localiz-
zazione, proprietà o management; è dunque un servizio fruibile
solo da un’azienda o una singola agenzia, con implementazione
non condivisa. Può essere on-premises o off-premises, provider–
owned o customer or provider managed.
Per contro, un servizio public cloud è rilasciato da un fornitore
esterno, aperto a qualunque utente, con implementazione con-
divisa. Dall’interazione tra privato e pubblico nasce il community
cloud: contesti aperti con isole protette. Nel modello ibrido, in-
vece, un servizio privato può estendere la propria capacità uti-
lizzando un servizio aggiuntivo offerto da un fornitore in modalità
pubblica o privata, scelta che influenza la mappa delle relazioni
e apre la strada allo sviluppo di un modello Hybrid IT oltre che di
nuovi ruoli delle organizzazioni interne IT, come il Cloud Services
Brokerage (Csb) per la selezione di soluzioni e strumenti adatti al
contesto sempre più eterogeneo.
Il terzo dualismo identificato coinvolge ancora una volta i punti
di vista del business e quelli dell’IT; dualismo già noto nell’im-
plementazione del Software as a Service, che si ripresenta nel
cloud. Le organizzazioni IT hanno spesso una visione differente
del cloud computing, si concentrano sulla migrazione delle infra-
strutture verso i modelli cloud per contenere costi e migliorare
l’efficienza; al tempo stesso il business cerca efficienza, efficacia,
nuove opportunità. In un caso come nell’altro si tratta di condivi-
dere obiettivi strategici, diversamente declinati sul piano opera-
tivo. L’IT è nel business e una strategia cloud deve essere anche
una strategia di business.
*Analisti Gartner
di semplificare il procurement così come i modelli
di prezzo, contratto e service level. Perché queste
caratteristiche possano essere comprese e imple-
mentate al meglio, l’adozione dovrebbe avvenire in
fasi diverse, con una migrazione graduale di appli-
cazioni e tipologie di lavoro. Per identificare priorità
e tempi, Gartner suggerisce di concentrarsi sulle
caratteristiche, facendo sì che quelle che richie-
dono requisiti stringenti e controllo costante siano
le ultime a migrare nel cloud; immediata, invece, la
migrazione per le applicazioni meno specifiche e
più commoditized.
Una storia di dualismi creativi
Come tutte le transizioni non mancano difficoltà,
dualità e, naturalmente, opportunità. Per il cloud
Gartner ha identificato alcuni dualismi che influen-
zano tanto il business che la strategia IT. Il primo e più evidente
è quello tra individualismo e industrializzazione, da cui discende
la consapevolezza che le architetture aziendali individuali non
sempre sono in grado di soddisfare le esigenze globali che si
manifestano nel mercato. Declinato in termini operativi significa,
per esempio, capire che il modello di relazioni dirette su scala
aziendale diventa un modello ‘broked’ su scala globale oppure
che il modello di prezzi si trasforma in un modello commodity.
Nel mondo cloud la semplificazione ‘una taglia per tutti’ non è
applicabile: la stadiazione dei progetti è l’espressione delle ca-
ratteristiche intrinseche dell’organizzazione, da cui discendono
strategie differenti, tra queste quelle che coinvolgono la sicurezza
dell’impresa e dei consumatori (Gartner, per esempio, stima che
nell’anno in corso l’80% degli incidenti di sicurezza del cloud sarà
legato a errori di tipo amministrativo e gestionale nell’esercizio
dei servizi).
Il secondo dualismo coinvolge private e public cloud in una dia-
lettica tra community cloud computing e hybrid cloud compu-
luglio-agosto 2013
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Fonte: Gartner
Che si tratti di private,
public o personal, il cloud
ha caratteristiche assai utili
a un contesto volatile
come quello attuale