Executive Luglio - Agosto 2013 - page 25

luglio-agosto 2013
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Insieme al ministro della Funzione Pubblica dell’epoca, ho soste-
nuto questo cambiamento contro tutto e tutti. Lo sciopero dei
medici, resistenze da parte di Confindustria e Confcommercio
perché dicevano che le aziende non erano pronte a fare quello
per cui la PA era invece già pronta.
I risultati ottenuti con il certificato medico di malattia online?
Avevamo quasi 12 milioni di certificati medici cartacei, quando
siamo andati online sono diventati quasi 20. Vuol dire che 8 mi-
lioni erano i certificati che ‘perdevamo’ e noi intanto pagavamo
una marea di malattie senza poterle controllare.
Il costo per i cittadini complessivo dei certificati medici cartacei
era di circa 200 milioni di euro all’anno, oltre a tutte le scomo-
dità del vecchio sistema che paradossalmente prevedeva fosse
il malato a farsi carico, o un suo delegato, di andare all’ufficio
postale nel primo giorno di malattia a spedire due raccomandate
con spese a suo carico. Abbiamo tolto tutto questo grazie all’in-
formatica e alla telematica.
Siamo passati di colpo dal Medio Evo alla modernità, e oggi ab-
biamo una banca dati incredibile sulle patologie, sulle malattie,
sulla loro durata, sulla loro distribuzione per aree geografiche,
tipologie di aziende e altro che potrà essere usata dal Ministero
della Salute e dalle Regioni.
Questa, come altre, sono state belle battaglie, le ferite non solo
sono guarite, ma sono felice di averle avute.
In che modo l’esperienza positiva di Inps può essere messa
a fattor comune nella PA italiana?
Periodicamente leggiamo che non si riescono a liquidare gli enti
inutili disciolti che magari sono stati fondati prima della guerra.
Noi in due anni abbiamo assorbito tutti gli enti previdenziali ob-
bligatori attivi.
Siamo stati bravi? Non lo so; sicuramente non sono stati bravi
gli altri. E’ chiaro che abbiamo avuto tante norme che ci hanno
aiutato e che io ho fortemente richiesto, ma la considerazione
che abbiamo avuto da Governo, Parlamento e parti sociali non
l’avevamo a prescindere, anche se siamo l’Inps. Questa con-
siderazione ce la siamo conquistata giorno per giorno, passo
dopo passo, dimostrando fin dall’inizio che il cambiamento, la
modernizzazione è possibile.
Sono una persona realista e ritengo, ma non è presunzione, che
se siamo riusciti a raggiungere noi determinati risultati, l’ho detto
anche in Parlamento, lo debbono fare anche gli altri, anzi non lo
possono non fare.
Con il 52% in meno delle spese correnti rispetto a dodici mesi fa,
con quasi il 50% in meno dei dipendenti rispetto a pochi anni fa,
investendo nella totale informatizzazione dei servizi che suppor-
tano una platea di decine di milioni di persone… Se l’abbiamo
fatto noi, non ci sono scusanti per nessuno.
Inps non deve essere premiato, semmai lo devono essere i suoi
dipendenti, ma deve diventare una best practice e tutti gli altri
enti devono agire come noi. Abbiamo dimostrato che il migliora-
mento anche radicale è possibile, con i nostri numeri che sono i
più elevati di chiunque altro.
Da appassionato di maratona, che Inps vedremo tra tre
anni?
Tra tre anni mi augurerei di avere un Inps che abbia comple-
tamente chiuso la fase di integrazione degli altri enti, nessun
cittadino deve subire un servizio diverso e minore da quello che
Inps fornisce come standard.
Inoltre mi augurerei di vedere ben avviata l’integrazione infor-
matica con tutti gli altri enti previdenziali europei. Sarebbe un
grande segnale di apertura e di credibilità del Paese nel contesto
europeo e potremmo essere leader in questo. Inoltre sarebbe
per tutti i cittadini del nostro Continente un segnale tangibile e
concreto molto forte per questa Europa che vogliamo unire e in-
tegrare per servire meglio gli europei e che oggi, invece, appare
purtroppo a molti sotto una luce negativa.
Ho già avuto incontri con altri Presidenti di enti previdenziali pub-
blici di diversi Paesi e posso dire che siamo tecnologicamente e
informaticamente avanzati rispetto agli altri. Abbiamo la fortuna
di avere tutto qua dentro, su una ‘macchina’ sola, gli altri invece
hanno 13 enti in Germania, 8 in Francia, e si trovano in una
situazione complessa come era la nostra fino a poco tempo fa.
Fare un’integrazione informatica a questo livello sarebbe un
chiaro successo sul quale io cercherò di impegnarmi a fondo
iniziando a lavorarci fin dalle prossime settimane.
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