L’informatica è servita ad abbattere un altro tabù: le pubbliche
amministrazioni non si parlano. In questi anni ho stilato più di
200 convenzioni e quindi tutte le mie banche dati dialogano con
quelle delle pubbliche amministrazioni per noi rilevanti: Agenzia
delle Entrate, Guardia di Finanza, Carabinieri, Camere di Com-
mercio, Unioncamere... L’incrocio dei dati ha permesso il recu-
pero di miliardi di euro e non di qualche centinaia di migliaia di
euro. Il tutto solo attraverso l’informatica, e senza ispettori per
strada; mentre questi si sono concentrati sugli ambiti più legati
alla loro funzione, come la ricerca del lavoro nero.
Quindi l’informatica oltre a dare il servizio ai cittadini ci sta ser-
vendo anche a sconfiggere le truffe a un ente che muove 800
miliardi di euro all’anno e che interloquisce con tutta la popola-
zione italiana. In questo universo è chiaro che c’è qualcuno che
ci prova.
Quali indicatori utilizzate per marcare il miglioramento delle
performance di INPS? E lei ha qualche indicatore personale
per capire come stanno andando le cose?
Abbiamo dei sistemi di rilevazione delle attività ovviamente
molto complessi, perché devono misurare tantissimi indicatori
rispetto alle quantità, agli smaltimenti delle lavorazioni e molto
altro ancora. Ogni trimestre prepariamo dei report sulle nostre
attività che approvo e che poi vengono inviati ai ministeri vigi-
lanti. Se l’istituto è efficiente naturalmente sono tutti contenti, se
non lo dovesse essere, diciamo che ci sarebbe anche qualche
problema di tenuta. Personalmente sono molto pragmatico, e
mi rendo conto che abbiamo chiesto alla nostra struttura una
grande trasformazione nel modo di lavorare.
Qualche anno fa solo come Inps, il numero dei dipendenti dell’i-
stituto era di circa 50.000 persone, oggi dopo l’inglobamento
di altri otto enti, sicuramente più piccoli di noi, siamo sotto i
32.000. Nessuna amministrazione pubblica ha avuto in questi
anni una diminuzione di risorse di queste dimensioni, un au-
mento delle attività e quindi un conseguente aumento vertigi-
noso della produttività.
I nostri diagrammi in cui confrontiamo il calo delle risorse con
l’aumento della produttività dicono che siamo sicuramente un
caso da studiare, e siamo studiati anche da entità e università
straniere.
La soddisfazione personale per quanto mi riguarda è la soddi-
sfazione degli utenti. Cerco di girare abbastanza, compatibil-
mente con i miei impegni, e ancora oggi incontro gente sorpresa
che ti dice: “Però, l’Inps funziona”.
Una bella soddisfazione.
Sono contento, ma mi dispiace che ci sia ancora della sorpresa,
perché questo significa che chissà com’era in precedenza giu-
dicato negativamente il lavoro di Inps. Certe affermazioni sono
motivo di compiacimento, non per me, ma per le persone che
lavorano nell’istituto. Significa che quello che era l’obiettivo ini-
ziale, riuscire a portare fiducia ai cittadini, è ormai alla portata.
Nella relazione che ho fatto al Parlamento ho parlato proprio del
concetto di fiducia, che secondo me è l’altra faccia della meda-
glia della diffidenza. Spero ogni giorno di più che l’azione di Inps
vada nella direzione di abbattere la diffidenza che ancora molti
cittadini hanno nei nostri confronti.
La fiducia è qualcosa per la quale ci vuole un po’ più di tempo:
un conto è raggiungere l’efficienza operativa e un conto è con-
quistarsi la fiducia del cittadino.
Era nei miei obiettivi mettere Inps su questa strada, ed è stato
importante riuscire a farlo in un momento in cui in tutti i Paesi,
ma in Italia soprattutto, i temi diffidenza e fiducia in relazione alla
cosa pubblica sono piuttosto sentiti.
Quale altra caratteristica positiva bisogna mettere in campo,
oltre all’efficienza operativa, per conquistarsi la fiducia dei
cittadini?
Il secondo fattore indispensabile oltre all’efficienza operativa è
sicuramente la serietà.
Se prima del 2012 esistevano otto enti, otto presidenti, otto
consigli di amministrazione, otto direttori generali, sedi centrali
e periferiche, trovarsi oggi con un ente così importante che rac-
coglie le attività degli enti precedenti con un solo presidente, un
solo direttore generale, senza consiglio di amministrazione, è
stato voler dare all’esterno anche una dimostrazione di serietà.
Il nostro sforzo quotidiano è quello di fare le cose con serietà e
forse a volte siamo stati anche eccessivi. Ma fino oggi c’era e
c’è ancora una forte sfiducia, accentuata anche dal fatto che
nel frattempo abbiamo vissuto quattro riforme delle pensioni in
cinque anni. I giovani ancora oggi dicono: “Cosa serve versare
all’Inps, intanto la pensione non la vedrò mai...”
Abbiamo tentato, e non so se ci siamo riusciti, ogni giorno di tra-
smettere sempre un’immagine di serietà. Stiamo riducendo gli
immobili in modo significativo, con la spending review del 2012
abbiamo ridotto le spese correnti del 52%, unico ente pubblico
italiano mentre tutti gli altri hanno fatto tagli del 10%.
Stiamo operando con grande sofferenza, ma ho sempre detto
che dobbiamo farlo con l’unico limite di non andare mai a ledere
i diritti dei cittadini.
Un sfida che pensa sia interessante per il futuro?
Il tema di un raccordo internazionale con almeno altre entità eu-
ropee che si occupano di previdenza è sicuramente stimolante
e in questo ambito credo che si possa fare qualcosa di interes-
sante e utile per i cittadini.
Ho lanciato spesso l’idea di avere un collegamento con gli altri
istituti previdenziali europei, e ne ho già anche parlato con il Mini-
luglio-agosto 2013
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