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marzo 2014
ali. Contemporaneamente alla nostra visita c’era
anche un gruppo di imprenditori giapponesi gui-
dati da un ministro del loro governo.
Infine siamo stati a Rocket Space in un grattacielo
del Financial District. Qui abbiamo trovato SU più
‘eleganti’ ma soprattutto abbiamo avuto una inte-
ressantissima riunione con un avvocato dello Studio
Legale Valle e con US Market Access, una SU che
ha un ottimo programma di assistenza alle azien-
de che vogliono avviare operazioni negli USA. La
riunione è servita per fare una sintesi sulla realtà
delle SU tenendo anche conto di quanto avevamo
discusso a New York con lo studio legale Greenberg
Traurig) e con lo studio amministrativo Prager Metis
CPAs durante un meeting dal titolo ‘A chat about
the IT startup scene in NY and doing business in
the U.S.’. Alla riunione di New York ha anche par-
tecipato, dando un contributo molto significativo,
Alessandro Piol, cofondatore di Vedanta Capital.
La conclusione della missione
nello stile di Silicon Valley
Come sempre alla fine delle missioni tecnologi-
che (non solo negli USA, ma anche in quelle che
ho organizzato in Canada, Taiwan, Corea, Cina, In-
dia e Brasile) organizzo una cena che permetta un
dialogo fra i partecipanti e altri italiani del nostro
settore che operano nella zona che stiamo visi-
tando. Così è stato anche questa volta: con noi
c’era il console generale Italiano a San Francisco
con l’addetto scientifico del consolato (l’aiuto che
il consolato di San Francisco dà concretamente a
chi si vuole impegnare in SV è notevole e molto
qualificato), Giacomo Marini, uno dei primi italiani
ad aver operato con grande successo in SV e oggi
uno dei più importanti VC, Aldo Cocchiglia, a.d. di
M31 azienda ponte fra Italia e SV per le SU italiane,
Paolo Privitera e Cosimo Spera, imprenditori che
definisco “seriali” perché hanno fondato e portato
avanti più SU di successo. In particolare Cosimo
ci ha parlato di una sua recente esperienza: Tesi-
square, una società di software italiana consolidata,
quindi non una SU, e presente nella delegazione, lo
ha incaricato di introdurla nel mercato americano.
Ha riassunto in tre parole come fare in questi casi:
courage, perseverance and focus. ‘Virtualmente’
erano presenti anche Federico Faggin, l’inventore
del microprocessore e che sarà con noi il prossimo
anno, e Andrea Pili, imprenditore sardo partecipante
‘storico’ delle nostre missioni e attualmente start-
upper a San Francisco. Una serata sicuramente in-
dimenticabile per tutti.
Start-up in Silicon Valley,
che cosa abbiamo imparato
Per avere qualche speranza di successo le SU, anche
se partono da un mercato locale devono assoluta-
mente diventare globali. E qui risiede il segreto della
SV: i giovani imprenditori che hanno idee di succes-
so devono intercettare grandi aziende globali che
trovino in loro quella innovazione che di¯cilmente
riuscirebbero a sviluppare al loro interno. Questo
non implica necessariamente un’acquisizione; la si-
tuazione migliore per le SU è trovare grandi aziende
interessate a veicolare il prodotto delle prime verso
i clienti delle seconde. Con grande vantaggio per
entrambe. Ma anche questo non basta: ci vuole un
potente ecosistema imprenditoriale e SV lo realizza
creando attorno ai giovani imprenditori un network
di network: mentors di grande esperienza, VC, An-
A scuola di startup nella Silicon Valley
La delegazione italiana nel giardino pensile di Twitter a San Francisco
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