Executive luglio - agosto 2011 - page 20

IL GIUSTO MIX DI INNOVAZIONE E TRADIZIONE
capacità di offerta al cliente finale e livelli di personalizzazione,
per riuscire ad abbattere in modo significativo i costi di esercizio.
Questo tema della gestione dei costi si porrà con forza nei pros-
simi anni, ma l’attuale crisi, in un contesto di significative ridu-
zioni dei margini, ha già evidenziato il problema con forza.
Agli inizi del 2011, avete lanciato un piano di sviluppo per
i prossimi anni…
Questi quattro anni di congiuntura piuttosto complicata hanno im-
posto a tutti riflessioni e ripensamenti. Per quel che ci riguarda, ab-
biamo avviato una fase di riorganizzazione con la concentrazione
delle banche più piccole, alcune fuse nelle banche più grandi del
gruppo, e altro ancora. Tutto questo è previsto in un piano qua-
driennale, presentato al mercato nel febbraio 2011. Il piano delinea
quel che sarà il gruppo Credito Valtellinese al 2014. In pratica, è la
nostra road map verso Basilea 3.
Quali sono le direttrici principali del piano?
Obiettivi di consolidamento della struttura del Gruppo ed estra-
zione del valore dal percorso di crescita realizzato nel periodo
2007 – 2010; crescita ulteriore della presenza territoriale e della
quota di mercato; semplificazione della struttura societaria del
Gruppo in un’ottica di incremento dell’efficienza economica;
piena conformità ai requisiti patrimoniali (abbiamo emesso di re-
cente un convertibile per tempo) e di liquidità di Basilea 3.
Negli ultimi tempi si è parlato molto di stress test sulle ban-
che. Qual è il suo pensiero?
Premesso che hanno coinvolto i 90 gruppi bancari maggiori d’Eu-
ropa, e che sul tema ho sempre avuto un atteggiamento di serenità,
posso parlare delle società di rating e del metodo di valutazione
usato. Il punto è che, per il modello di banca che perseguiamo, la
struttura dei rischi è composta per il 93 % da prestiti a famiglie e im-
prese. Non abbiamo rischi di tipo finanziario, gli stessi che hanno in-
nescato la crisi dal 2008 . Faccio fatica a capire perché CreVal venga
valutato sul capitale che è necessario per far fronte ai rischi, allo
stesso modo di una banca che affronta rischi elevati di tipo finanzia-
rio. Il capitale serve a far fronte alle perdite inattese. E le perdite inat-
tese che CreVal ha avuto sul credito deteriorato, determinatosi per la
crisi economica, sono state ampiamente coperte con gli utili. Ma non
è tutto. Basilea 3 ha un impianto normativo che partirà nel 2015 e che
avrà effetti entro il 2019. Ebbene, le società di rating fanno le loro
analisi attualizzando ad oggi, e danno giudizi di conseguenza. Ma
nel frattempo molti interventi correttivi si possono attuare; insomma
un maggiore equilibrio non guasterebbe, secondo me.
Alle banche italiane si chiede più trasparenza. Perché?
Perché in Italia ce n’è stata poca. Sono convinto che più tra-
sparenza c’è, meglio è, più confrontabili sono le offerte meglio
Un cambiamento che impatta sull’organizzazione, e sulle
vostre persone…
Si tratta di un processo che non avrà mai fine, e, come tale, impatta
su strutture e persone. In questa ottica, la tecnologia è di estremo
aiuto. Stiamo completando l’implementazione del sistema opera-
tivo di filiale sviluppato con Microsoft, concepito proprio per dare
una risposta e uno strumento operativo alle persone attive all’in-
terno della rete. Il tutto è finalizzato all’obiettivo di dedicare il minor
tempo possibile alle attività che producono poco o nessun valore,
per privilegiare le attività da cui si estrae più valore per il cliente.
Una delle grandi sfide che hanno di fronte le banche italiane è
l’ottimizzazione della struttura dei costi. Cosa fa CreVal in que-
sto campo?
Le banche hanno in comune molte attività, come la gestione
degli investimenti, le risposte alle segnalazioni della Vigilanza,
l’adozione di tecnologie, e altro ancora. La nostra proposta è
metterle a fattor comune, lasciando al singolo istituto identità,
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