INTERVISTA DI COPERTINA
A CURA DI PINO FONDATI
IL
GIUSTOMIX
DI
INNOVAZIONE
E
TRADIZIONE
I
n Valtellina si usa dire “L’è a bunura che’l laurà el réda”, è di buon’ora che il lavoro rende. Un pro-
verbio antico che racchiude la vocazione al lavoro e al sacrificio delle genti di questa valle, so-
lide come la pietra con cui costruiscono le loro case. In questo solco culturale, arricchito da una
visione profonda della solidarietà sociale di matrice cattolica, nasce nel 1908 il Credito Valtelli-
nese, che a Sondrio e dintorni, tutti chiamano familiarmente “Il Credito” o più semplicemente “Cre-
Val”. In 103 lunghi anni di storia, CreVal si è affermata come la banca dei valtellinesi, consolidando
un modo di “fare banca” dalle molte peculiarità. Banca retail, anche se Miro Fiordi, da un anno e
mezzo amministratore delegato di CreVal, preferisce chiamarla Banca del territorio. Che fa inter-
mediazione tradizionale, cioè raccoglie il risparmio delle famiglie e lo impiega per finanziare l’eco-
nomia reale.
Ragionier Fiordi, siete rimasti fortemente ancorati a questo modello di business. Seppur coi
dovuti aggiornamenti, come vedremo nel seguito dell’intervista…
È un modello che funziona e che riteniamo valido per tutte le stagioni, anche in tempi di crisi glo-
bale come quella attuale. Il modello infatti ha dimostrato un’elevata capacità di reazione di fronte
all’urto della crisi, anche grazie a una base sociale e di clientela diffusa e fidelizzata.
In pratica, è il modello della banca popolare italiana, che tanti vantaggi ha portato a famiglie
e aziende del nostro paese. È così?
Certo. Rispetto alle altre realtà del settore, la banca popolare si distingue per una particolarità che
fa la differenza: il socio esprime il voto “per testa”, indipendentemente dal numero di azioni che
possiede. CreVal acquisisce nuovo capitale sul territorio attraverso l’allargamento della base sociale,
questa a sua volta verifica in maniera costante come la banca a cui ha concesso la propria fiducia
esprime concretamente la missione. In una certa misura, dunque, il socio è chiamato a condividere
le linee di gestione aziendale. Un approccio vitale e virtuoso, in un contesto in cui il circuito capi-
tale-attività economica correlata assume una importanza crescente.
Nel vostro Dna è ben piantata una visione sociale legata allo sviluppo del territorio…
La banca popolare è l’unica forma di impresa operante sul mercato che non mira esclusivamente
al profitto, ma che si propone, insieme alla creazione di valore economico, la contestuale produzione
di valore sociale per il territorio in cui è radicata, stimolando lo scambio e la solidarietà tra le per-
sone di ogni generazione. CreVal ha investito da sempre nei progetti di natura sociale, e continua
a farlo. Non a caso, la nostra è stata la prima banca a stilare, nel 1998, un bilancio sociale, quando
nelle aziende non si parlava ancora di corporate social responsability. Alle attività sociali è preposta
la Fondazione Creval, a cui è destinata una parte degli utili, che indirizza tre aree di attività: supporto
alle associazioni di volontariato; attività culturali, attraverso la gestione diretta di alcuni spazi espo-
luglio-agosto 2011
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