54
ottobre 2012
tavola rotonda
In quali aree di business e per raggiungere
quali obiettivi immaginate che i Big Data possano essere utili
alla creazione di valore della vostra realtà?
Vi siete fatti un’idea su come si deve impostare
un progetto di Big Data?
Mario Martinelli, Sisal
- Secondo
noi è essenzialmente un problema
di conoscenza. Vi sono aree su
cui investiamo da tempo, perché
per chi opera nel nostro merca-
to, soprattutto quando si parla di
scommesse a quota fissa su cana-
le fisico (agenzie) e on-line, ave-
re analisi statistiche e predittive
in tempo reale è fondamentale:
dobbiamo essere pronti a cam-
biare le quote pressoché in tem-
po reale, effettuando analisi del
rischio correlata agli eventi in pa-
linsesto, alle azioni molto puntuali
dei competitor e alle dinamiche
di raccolta sui canali fisico e on
line. Sull’analisi dei dati struttu-
rati, quindi, lavoriamo da tempo,
la sfida per il futuro è integrare
nella nostra intelligence anche i
dati non strutturati provenienti dal
mondo esterno (blog, chat, social
ecc.) per conoscere sempre me-
glio i nostri clienti e la percezione
che hanno della nostra offerta. La
vera sfida, quindi, è oggi quella
della correlazione e modellazio-
ne dei Big Data – intesi appunto
come insieme di dati strutturati
e non - per trarne informazioni
realmente rilevanti, utili all’incre-
mento del business. È la costru-
zione di questi modelli di analisi
la vera complessità di questi pro-
getti perché il tema della raccol-
ta e della gestione dei volumi di
dati, vista la costante decrescita
dei costi delle infrastrutture, non
spaventa più. Non va dimentica-
to poi il tema della salvaguardia
degli investimenti già effettuati:
è a partire da questa base che i
progetti di Big Data devono es-
sere costruiti.
Alessandra Banfi, Pirelli
- I Big
Data contribuiscono certamen-
te a creare valore per le azien-
de a patto però che si sviluppino
competenze specifiche in grado
di leggere e interpretare i dati che
vengono raccolti nei vari processi.
Senza queste competenze diffi-
cilmente si potranno introdurre
cambiamenti e miglioramenti si-
gnificativi.
Perché l’investimento dell’azien-
da sia efficace, quindi, è neces-
sario individuare sia fornitori di
infrastruttura sia figure profes-
sionali capaci di elaborare i dati
che emergono da queste infra-
strutture.
Massimo Messina, UniCredit Bu-
siness Integrated Solutions
– Il
tema dei dati rilevanti è fonda-
mentale: bisogna fare quello che
gli americani definiscono ‘what
have sense’ per riuscire ad evi-
denziare quello che fino ad oggi
è riuscito a sfuggire anche al più
attento degli analisti. Per quanto
riguarda il tema delle tecnologie
a supporto, però, non sono del
tutto d’accordo.
Secondo me in questo momento
si fronteggiano due mondi: quello
dei player tradizionali, che han-
no fatto ingenti investimenti per
acquisire società di software che
gravitano intorno al tema della
business intelligence, un mercato
che ingolosisce tutti, visto che è
stimato intorno ai 100 miliardi di
dollari, e che quindi desiderano
un ritorno da tali investimenti; e
un mondo che ha radici ben di-
verse, di ‘distruptive thinking’ e
di attori nuovi: un esempio per
tutti è Hadoop, core technology
di Big Data che è un figlio teo-
rico di Google e implementativo
di Yahoo… Anche nel mondo dei
database ci sono delle novità, con
i database tradizionali incalzati
da altre tecnologie, basti pensa-
re all’in-memory. I responsabili
IT, quindi, oggi devono fare delle
scelte, anche di fronte a interro-
gativi non ancora risolti. Scelte
1...,46,47,48,49,50,51,52,53,54,55 57,58,59,60,61,62,63,64,65,66,...100