cità di reagire in tempo reale alle
evidenze che ne derivano. Da un
ambito tecnologico, la questione
si sta spostando a uno funzionale,
trasferendo l’analisi all’identifica-
zione dei ritorni reali che questi
strumenti possono generare, spe-
cialmente nella capacità che si ha
di interpretare correttamente i dati
che queste tecnologie mettono a
disposizione.
Non a caso, a volte, al tema dei Big
Data viene contrapposto quello
del Big Judgement, sottolinean-
do l’importanza di una interpre-
tazione intelligente. Ritengo, in
realtà, che il fenomeno sia solo
all’inizio e che il vero momento
di rottura debba ancora arrivare.
L’interazione machine-to-machine,
ad esempio, aprirà scenari oggi
difficili da immaginare, dove na-
sceranno nuovi modelli di busi-
ness e nuove professionalità, come
ad esempio ‘broker’ capaci di in-
tercettare i comportamenti degli
utenti e indirizzarli verso determi-
nati operatori. Le tecnologie Big
Data consentono un approfondi-
to dettaglio di analisi trattando
le singole transazione su ordini
di grandezza uno o due volte su-
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ottobre 2012
stanza limitato. La risposta è una
sola: da noi realizzare un progetto
Big Data sarebbe impossibile, per-
ché occorrerebbe una potenza di
calcolo molto sovradimensionata
rispetto alle nostre esigenze. Per
me, quindi, sarebbe interessante
veder nascere nuove società di
servizio – adeguatamente attrez-
zate dal punto di vista tecnologi-
co - in grado di rispondere a do-
mande specifiche avanzate dalle
aziende. Riuscire a capire a priori
le potenzialità di un determinato
prodotto su uno specifico mercato
sarebbe per noi molto importante,
ma per farlo serve interagire con
una mole di dati che per noi è im-
possibile reperire e gestire (quote
di mercato, trend socio-economici
ecc.), ma che saremmo disposti ad
acquisire da service esterni.
Massimo Messina, UniCredit Bu-
siness Integrated Solutions
- Una
banca è molto vicina al tema Big
Data, pensiamo solo al social mar-
keting o al risk management… An-
che se non esiste ancora una de-
finizione univoca, il tema dei Big
Data è legato a una grande mole
di dati non strutturati e alla capa-
periori agli attuali, ed è su que-
sto presupposto che nasceranno
nuovi business.
Per chi saprà intercettare, inter-
pretare e gestire correttamente
questo nuovo fenomeno si apro-
no opportunità molto interessanti,
perché potrà avvalersi di informa-
zioni ad alto valore aggiunto dif-
ficilmente accessibili sia ai singoli
sia al grande pubblico.
Italo Candusso, Bomi Group
- Gli
argomenti trattati sono di sicuro
interesse, ma per una azienda di
medie dimensioni come la nostra,
che ben rappresenta la tipica PMI
italiana, sono forse un po’ troppo
avanzati. Bisogna agire in manie-
ra graduale, partendo dalle reali
esigenze dell’azienda. A volte, ad
esempio, c’è ancora una certa con-
fusione tra la reportistica tradizio-
nale e la BI, per cui si sta ancora la-
vorando su queste tematiche. Nel
nostro caso ci siamo impegnati a
fondo in un’attività di omogeneiz-
zazione e standardizzazione dei
dati, al fine di realizzare un sistema
di business intelligence efficace
ed efficiente. Partendo da questa
premessa, vorrei porre l’accento su
un tema che non è ancora emerso,
e che riguarda l’integrazione dei
dati, un tema ancora più delicato
quando si parla di progetti di Big
Data: la normalizzazione dei dati,
infatti, risulta ancora più comples-
so quando si vuole cominciare a
integrare in azienda i dati che pro-
vengono dall’esterno, generati da
sistemi estremamente eterogenei
tra loro. L’esigenza di una sempre
maggiore interoperabilità con il
mondo esterno, che genera quindi
volumi di dati sempre maggiori, è
un tema sentito, perché può for-
nire spunti utili per fornire servizi
sempre più puntuali ed efficaci:
spetta a noi, come responsabili IT,
capire in che modo le tecnologie
possono supportare queste nuove
esigenze, e farcene portavoce nei
confronti del top management.
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