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ottobre 2012
Sono molti i punti di condivisione tra aziende utenti
e fornitori sul tema dei Big Data. È questo il risultato
non del tutto scontato che è emerso dal secondo
appuntamento di confronto che la redazione di Of-
fice Automation ha organizzato per approfondire
la tematica. Un appuntamento che questa volta ha
coinvolto i massimi livelli IT di cinque aziende ita-
liane che operano in differenti settori verticali e di
diverse dimensioni. Era un appuntamento obbligato
dopo la tavola rotonda Big Data che ha coinvolto
13 aziende dell’offerta che a vario titolo operano sul
nostro mercato nazionale (vedi numero di luglio/
agosto 2012 di Office Automation).
Ma le iniziative sul tema Big Data non si fermano qui.
La terza tappa è il Big Data Congress organizzato
da Soiel a Milano per il prossimo 22 novembre (vedi
box) che con la nuova formula delle ‘conversazioni’
offrirà a tutti coloro che vogliono approfondire la
tematica la possibilità di assistere in diretta a un
dialogo tra fornitori e, dall’altra parte, CIO e CTO
di primarie aziende che operano in Italia. Non sarà
un dialogo tra esperti, ma proprio per la necessità
di iniziare a comprendere come i Big Data posso-
no essere utili a sviluppare il business aziendale,
le nostre conversazioni partiranno da casi reali di
aziende utenti che hanno già iniziato a lavorare e
a ottenere i primi risultati di business.
I punti in comune tra fornitori
e aziende utenti
I Big Data sono destinati a rappresentare una forte
discontinuità nel business aziendale nei prossimi
anni su una vasta area di applicazioni vecchie, ma
anche nuove, e non esclusivamente legate solo al
mondo social o solo alla sentiment analysis. Questo
è il primo importante punto di convergenza con i
fornitori emerso dai CIO che si sono confrontati
nella nostra tavola rotonda.
Inoltre, i Big Data non sono un tema confinato solo ed
esclusivamente in determinate tipologie di aziende,
quelle grandi e quelle del mondo dei servizi, come
erroneamente molti pensano ancora. I Big Data
sono un argomento che interessa anche le aziende
manifatturiere, per gestire al meglio la supply chain,
ma anche per creare nuovo business, realizzando
nuovi prodotti in cui una tecnologia che genera ‘in-
formazioni’ rappresenta un valore aggiunto molto
importante. Allo stesso tempo i Big Data interes-
sano aziende di dimensioni di qualche ordine di
grandezza inferiore, anche dal fatturato di poche
decine di milioni di euro, che devono competere nei
mercati esteri o che devono tenere sotto controllo,
attraverso analisi predittive su dati non strutturati,
elementi fondamentali per il business che però rap-
presentato delle variabili totalmente indipendenti
dalla volontà aziendale.
Un terzo tema in cui si registra condivisione è cer-
tamente il fatto che i Big Data rappresentano anche
una discontinuità tecnologica molto importante, e
hanno la necessità di essere affrontati con nuove
soluzioni che possano integrarsi anche in contesti
di cloud computing, soprattutto per garantire le
capacità di calcolo necessarie, ma anche per dar
corpo a un’offerta di servizi basati sui Big Data che
possono essere immessi sul mercato da broker o da
nuove società nate ad hoc. Questo perché, solo in
tal modo le PMI potranno avvicinarsi a un utilizzo
massivo dei Big Data nei loro contesti di business.
Infine, i Big Data richiedono nuovi skill, nuove fi-
gure professionali sia interne che esterne all’impre-
sa e per creare queste nuove professionalità tutti
sono chiamati a fare la loro parte, anche le aziende
dell’offerta, e non solo le azienda utenti.
Il valore atteso dai Big Data
Che cosa possono dare i Big Data alle aziende utenti
che decidono di adottarli? I CIO della nostra tavola
rotonda condividono il fatto che i Big Data portano
I Big Data secondo i CIO
Sono molti i punti di convergenza emersi, anche non scontati,
con i fornitori di tecnologie e servizi.
Ruggero Vota
tavola rotonda