Le cose possono collegarsi e interagire in molti modi
Le cose possono collegarsi e interagire su Internet in molti modi
creando valore per i consumatori e le aziende. Tuttavia, non è
detto che un oggetto debba essere gestito da un computer in-
tegrato per risultare utile o poter offrire un modo d’uso interes-
sante. Si consideri l’esempio di un parcometro. Sarebbe
sufficiente che il parcometro fosse in grado di segnalare se il
parcheggio corrispondente è occupato per migliorare un’espe-
rienza spesso frustrante per gli automobilisti. Per accrescere
ulteriormente il valore dell’oggetto si potrebbe aggiungere un
altro pizzico di “intelligenza”, ad esempio la possibilità di se-
gnalare quando il parcheggio potrà liberarsi (alla scadenza del
tempo del parcometro). Il parcometro considerato in questo
esempio avrebbe bisogno di una potenza di elaborazione di
gran lunga inferiore a quella di un cellulare di prima genera-
zione. Inoltre, non dovrebbe svolgere nessuna operazione in ri-
sposta ai comandi ricevuti da un’altra fonte (come nel caso di
un’automobile collegata che riceva un comando di sblocco re-
moto).
Dovrebbe semplicemente trasmettere a Internet due tipi di infor-
mazioni (“sono libero” e “sono il parcometro XYZ” per identificare
la propria posizione) per trasformare radicalmente un’esperienza
comune.
Esaminando l’intero spettro dei modi in cui le cose possono
condividere le informazioni e interagire via Internet, le aziende
possono migliorare enormemente il valore degli oggetti e le
esperienze d’uso senza dover necessariamente adottare un
approccio sofisticato o integrare nelle cose la stessa intelli-
genza richiesta dai computer. La capacità delle cose di inte-
ragire e condividere le informazioni dipende dai due seguenti
attributi.
•
Le informazioni contenute nell’oggetto.
Gli oggetti pos-
sono comunicare vari tipi di informazioni via Internet. Alcuni
(ad esempio le targhette di riconoscimento elettroniche
degli animali) possono comunicare informazioni su se stessi
(in questo caso, i dati di identificazione). Altri oggetti pos-
sono andare oltre e comunicare informazioni su se stessi e
sul contesto in cui si trovano (ad esempio, la targhetta elet-
tronica di una valigia può comunicare il proprio numero di
identificazione, la posizione e il tempo di permanenza in
quel luogo). Altri oggetti, come le lattine delle bibite, non
hanno informazioni integrate da comunicare ma solo un co-
dice a barre 2D che si collega a qualcos’altro su Internet.
•
Il modo di interagire dell’oggetto.
Gli oggetti possono es-
sere di tipo autonomo, reattivo o passivo, senza nessuna in-
telligenza incorporata. La tipologia dell’oggetto determina il
tipo di risposta o di azione che può svolgere. Ad esempio, un
macchinario industriale collegato alla rete dotato di un’intelli-
genza paragonabile a quella di un computer può eseguire un
ampio spettro di azioni in base agli input e alle informazioni
contestuali che riceve da altre fonti via Internet, ad esempio
dai macchinari di produzione. Altri oggetti hanno capacità di
risposta e di azione molto limitate. Ad esempio, un sistema di
illuminazione domestica collegato a Internet può essere sem-
plicemente in grado di accendere o spegnere determinate
combinazioni di lampade senza avere la capacità di rilevare
contestualmente l’intensità della luce esterna. Gli oggetti com-
pletamente passivi, come le confezioni di pasta, non hanno la
capacità di rispondere o di agire autonomamente, ma pos-
sono ugualmente sollecitare un’azione comunicando a Inter-
net un codice a barre 2D (ad esempio, un codice a barre che
punti a una promozione).
Usando questi attributi, la figura 2 descrive
l’intera gamma degli oggetti e dei tipi di in-
formazioni che questi possono condividere
collegandosi a Internet. Il testo tra virgolette
indica quello che un oggetto “direbbe” se
potesse comunicare con altre macchine,
persone o sistemi via Internet.
Il dato interessante è che il grado di utilità
o la qualità dell’esperienza non dipendono
dal livello di autonomia di un oggetto o
dalla ricchezza delle informazioni che esso
può comunicare. Si potrebbe anzi soste-
nere che, quando un oggetto si collega a
Internet, è la stessa Internet a dover for-
nire l’intelligenza necessaria, senza biso-
gno che l’oggetto sia intelligente di per sé
È IN ARRIVO L’INTERNET DELLE COSE
Figura 2
Fonte: Gartner
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settembre-ottobre 2011