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Officelayout 156
gennaio-marzo 2014
sono idonei per quel mercato. Per certe categorie di prodotto,
ci si trova dunque di fronte a un mercato frammentato anche
all’interno della stessa Europa. Queste considerazioni valgono
in particolar modo per i materiali impiegati nel settore del-
l’arredo (poltrone, tendaggi, ecc.) per i quali non è stata im-
posta una legislazione ai vari stati membri per quanto
riguarda la reazione al fuoco, a differenza di quanto è avve-
nuto per i prodotti da costruzione soggetti a marcatura CE
quali pareti, controsoffitti, pavimenti, ecc. Per questi ultimi
infatti c’è stato un grosso sforzo per armonizzare i metodi di
prova e per giungere alla definizione di un sistema di classi-
ficazione comune che permette ai produttori, verificata la
classe di reazione al fuoco, di commercializzare i propri pro-
dotti con le disposizioni legate alla marcatura CE. Questo pro-
cesso ha portato alla ridefinizione, da parte degli stati
membri, dei requisiti di reazione al fuoco richiesti sul proprio
territorio. In Italia sono stati ridefiniti i requisiti dei pro-
dotti soggetti a marcatura CE con riferimento alle classi eu-
ropee individuate dalla EN 13501-1. Quindi, ad esempio,
laddove per un rivestimento parete installato lungo una via
di esodo si chiedeva la classe 1, ora il requisito fa riferimento
alle classi europee identificate con una lettera seguita dalle
relative sottoclassificazioni che valutano, rispettivamente,
l’opacità dei fumi e il gocciolamento: (A2-s1,d0), (A2-s2,d0),
(A2-s1,d1), (B-s1,d0), (B-s2,d0) e (B-s1,d1).
Cosa avviene invece per i prodotti non soggetti a mar-
catura CE?
Ogni paese continua a mantenere i propri riferimenti norma-
tivi e i sistemi di classificazione. In Italia le classificazioni di
reazione al fuoco vigenti sono la classe 0 per i materiali non
combustibili, le classi 1, 2, 3, 4 e 5 per i materiali combusti-
bili e le classi 1.IM, 2.IM e 3.IM per i mobili imbottiti. Le
prove possono essere eseguite in ambito volontario ai fini
della sola classificazione o in ambito cogente ai fini della cer-
tificazione ed eventuale successiva omologazione.
Per alcune attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco,
il produttore deve dimostrare che il proprio prodotto ha ot-
tenuto la classe minima prevista dal legislatore, ma deve
anche ottenere l’omologazione dal Ministero dell’Interno.
Essendo un’autorizzazione a commercializzare prodotti con-
formi al prototipo omologato, l’omologazione vale natural-
mente per i prodotti di serie. Per i prodotti realizzati ad hoc
in base alle specifiche del cliente, è prevista una procedura
semplificata con certificazione rilasciata da un laboratorio
autorizzato dal Ministero dell’Interno.
Dal punto di vista dei metodi di prova, come viene verifi-
cata la reazione al fuoco dei materiali?
Premetto che i metodi di prova, perlomeno quelli italiani,
vengono eseguiti su piccola scala. Quindi non si prova il pro-
dotto finito, ma opportune campionature. Ad esempio, in un
mobile imbottito non si classificano le parti strutturali ma le
parti imbottite che più facilmente prendono fuoco. Anche in
questo caso le prove vengono eseguite su campioni che simu-
lano la configurazione della seduta, onde evitare che il me-
todo di prova abbia un’incidenza economica troppo elevata
per la produzione.
Il produttore può dimostrare il comportamento al fuoco dei
prodotti rivolgendosi a un laboratorio di prova che eseguirà
i test in relazione a quanto previsto dalla normativa per
quella specifica tipologia di prodotto. Ad esempio la UNI
9175 per i mobili imbottiti, la UNI 8456 e la UNI 9174 per i
tendaggi, ecc. un pacchetto di norme di prova con le quali i
prodotti vengono classificati in base alla tipologia, all’im-
piego e alla posa in opera. Diventa quindi importante che il
produttore specifichi per quali utilizzi è idoneo il proprio
prodotto, cioè se è destinato ad ambiti per i quali è previsto
il controllo dei vigili del fuoco e l’omologazione, oppure se è
destinato ad attività dove non sono richiesti requisiti di rea-
zione al fuoco.
Nella casistica del CATAS, per quali prodotti è richiesta
maggiormente la prova di laboratorio?
Vi è una netta predominanza delle sedute imbottite. Vengono
eseguite prove per sedie non imbottite, tendaggi, prodotti per
l’edilizia non soggetti a marcatura CE, pareti mobili e boiserie
per gli alberghi. Per quanto attiene ad arredi quali armadi, cas-
settiere e scrivanie il legislatore non ha previsto requisiti di
reazione al fuoco, quindi non c’è obbligo per il produttore.
Il punto di vista del produttore di tessuti
Materiale caratterizzato da un alto rischio di infiammabilità,
il tessuto è soggetto a precisi requisiti normativi in funzione
dell’ambito di applicazione. In uffici, alberghi e in genere
luoghi pubblici, sono infatti richiesti tessuti ignifughi (o
flame-retardant, cioè in grado di ritardare l'innesco dell'ac-
censione), dando il tempo necessario allo spegnimento o al-
l’evacuazione delle persone presenti negli ambienti.
Con Fredy Baumeler, CEO di Gessner – azienda svizzera
specializzata in tessuti da rivestimento traspiranti Cli-
matex per sedute da ufficio e imbottiti per la colletti-
vità – approfondiamo il tema dei tessuti antifiamma.
Quali caratteristiche di reazione al fuoco devono avere i
tessuti per applicazioni in ufficio e collettività?
Non devono bruciare. Ma questo semplice concetto può essere
molto complesso da mettere in pratica. Per le sedute, infatti,
il tessuto oltre a non dover bruciare, deve anche avere fun-
zioni protettive per l’imbottitura sottostante. Pertanto solo
un esame del sistema complessivo rivestimento/imbottitura
può essere indicativo per valutare il comportamento al fuoco
del tessuto. I test che verificano la reazione al fuoco espo-
nendo alla fiamma un lato del tessuto sono significativi per
i tessuti impiegati per la realizzazione di tende, ma possono
essere ingannevoli per i tessuti di rivestimento utilizzati per
le sedute per i quali la prova di reazione alla fiamma deve
essere rilevata dopo l’associazione all’imbottitura. Ci potreb-
bero essere infatti tessuti conformi allo standard di resi-
stenza alla fiamma, ma soggetti a una grave erosione che
espone al pericolo di incendio i materiali termosensibili con
cui è realizzata l’imbottitura.
Quali accorgimenti vengono adottati nei tessuti per mi-
gliorarne la reazione al fuoco?
Sono quattro i ritardanti di fiamma utilizzati nei tessuti igni-
fughi. Questi sono composti di bromo, cloro, zirconio e fo-