è considerata un elemento costoso, in alcune occasioni anche
fastidioso e molte persone associano all’auto molte più difficoltà
rispetto ai benefici che si ottengono da un suo utilizzo.
Questo cambiamento radicale nella percezione dell’auto
appena descritto, secondo lei è una cosa momentanea
dovuta alla crisi contingente o è destinato a lasciare una
traccia per lungo tempo?
Oggi la stima del costo di mantenimento di un auto va dai 3.500
euro all’anno, secondo i nostri calcoli, ai 4.500 formulati dall’Un-
rae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, ndr).
Per una famiglia media si tratta di una spesa che varia tra i 300
e i 400 euro al mese. E’ chiaro a tutti che in questo periodo
la stragrande maggior parte delle famiglie ha delle difficoltà a
dedicare una somma così rilevante alla spesa dell’auto. Questa
spesa inevitabilmente è passata in secondo piano rispetto alle
priorità della maggior parte delle persone.
Molte auto oggi sono ferme in garage per non pagare l’assi-
curazione, ma c’è stato anche chi l’auto l’ha venduta senza
acquistarne una nuova. I nostri dati dicono che per la prima
volta nel 2012 il numero della auto rottamate ha superato quello
delle nuove immatricolazioni. Venendo alla sua domanda, oltre
a questa situazione di difficoltà, c’è uno spunto di riflessione
da aggiungere alla discussione. Il professor Giuseppe De Rita,
fondatore del Censis (e in passato presidente del Cnel, ndr),
quando abbiamo presentato il ‘Rapporto ACI/Censis sullo stato
dell’auto in Italia nel 2012’ ha fatto anche una analisi sociologica
molto interessante. In questa affermava che al di là del problema
dei costi, che è un problema contingente, l’auto viene ormai
vista con un occhio molto diverso rispetto al passato.
Ci spieghi questa trasformazione.
Negli Anni ’60 e ’70 l’auto era considerata uno status sym-
bol, e non a caso ha vissuto in quell’epoca il suo boom. Molte
persone in quegli anni vivevano una trasformazione profonda
del loro modo di vivere. La società italiana intera passava da
lavori agricoli e artigianali a lavori dell’era industriale con una
forte affermazione anche di un nuovo ceto impiegatizio. L’auto
in qualche modo ha rappresentato - anche a livello di immagine
- l’affermazione individuale o familiare dell’accesso ai nuovi ruoli
della società moderna.
Questa onda lunga è perdurata con alcune variazioni fino a poco
tempo fa, mentre oggi non è più così.
Come oggi viene dunque vista l’auto?
Oggi l’auto viene presa in considerazione per le sue caratteristi-
che, per la qualità con cui è costruita, per la quantità di accessori
e tecnologie che monta a bordo. Prima di un acquisto viene fatta
una valutazione molto seria e puntuale.
Una volta l’acquisto dell’auto era forse meno razionale e ma-
gari più guidato da un desiderio di affermazione; le auto inoltre
trasmettevano anche molto fascino, esercitavano un potere di
attrazione. Inoltre, l’industria italiana dell’epoca aveva la capacità
di dare a ognuno il modello che cercava. L’auto per i giovani o
quella familiare era appannaggio della Fiat, gli sportivi avevano
l’Alfa, i più raffinati si rivolgevano alle Lancia. C’era sicuramente
una selezione in base ai marchi che però non scontentava
nessuno, perché ognuno trovava il modello a lui più consono,
mentre le macchine straniere rimanevano lontane dal nostro
mercato.
Oggi invece si comprano le macchine giapponesi, che tecno-
logicamente sono sicuramente non seconde a nessuno, ma mi
lasci dire che, dal mio punto di vista, tutto hanno tranne che il
fascino...
Capisco che sono macchine che costano relativamente poco,
che hanno un lungo periodo di garanzia. Le persone oggi quindi
si fanno i conti e, tutto sommato, privilegiano questi tipi di mar-
chi rispetto a quelli italiani. In questo modo sono stati messi in
discussione quelli che per decenni nel rapporto tra automobilista
e auto erano considerati dei ‘must’ irrinunciabili.
Qual è invece la visione di ACI?
Da sempre siamo il club degli automobilisti. ACI raccoglie gli
appassionati e tutti coloro che ancora credono che l’auto non
sia solo un oggetto utile, che serve per muoversi e quindi “che
una vale l’altra”; ma raccoglie tutti coloro che sono convinti che
l’auto abbia un’anima, abbia un fascino e che sia portatrice di
un grande senso di libertà che è la mobilità individuale. Natural-
mente siamo per un uso sostenibile e consapevole dell’auto e
conosciamo bene le problematiche di traffico e inquinamento
nei grandi centri urbani; quindi siamo anche perché l’auto venga
sempre più utilizzata con criterio, ‘cum grano salis’.
Che effetti producono i cambiamenti descritti prima a livello
generale?
La crisi e il modo diverso di guardare all’auto di molte persone
hanno portato a dei cambiamenti generali profondi. Quando il
rapporto ACI/Censis dice che la maggior parte degli italiani non
pensa di cambiare l’auto nei prossimi tre anni, la conseguenza è
che aumenta in modo notevole l’età media del parco circolante.
Siamo ormai arrivati a una media di otto anni e mezzo, e questo
nella mia esperienza lo considero come un dato veramente ele-
vato e denso di aspetti negativi. Ci troviamo di fronte un parco
auto molto più inquinante rispetto a quello che in realtà potrebbe
esserci se si mettesse in atto un ciclo di sostituzione più corto,
e per lo stesso motivo risulta anche molto meno sicuro. Le tec-
nologie più innovative oggi a disposizione non esprimono tutto
il loro potenziale proprio per il mancato ricambio delle auto di
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marzo-aprile 2013 
IT in gioco per la tutela dell’automobilista
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