Intervista di copertina
A CURA di RUGGERO VOTA
IT
IN
gioco
per la
tutela
dell’automobilista
È
una certezza costante e continua per tutti gli italiani e le italiane che nella loro vita hanno avuto
a che fare con le quattro ruote, anche solo una volta. Sappiamo che c’è, e questo ci basta per
muoverci con una sicurezza in più, anche se la maggior parte di noi fa finta di non conoscerla. A
ognuno di noi viene subito in mente appena il radiatore della nostra macchina si mette a fumare in
autostrada durante il rientro dalle vacanze estive o nella stradina di montagna più sperduta. Una
volta all’anno non le dedichiamo dei pensieri positivi, anche se sappiamo bene che i soldi del bollo
se li prende qualcun altro.
È nata nel 1898, quando gli italiani che si potevano permettere un automobile erano poche decine,
ma ha anche vissuto gli anni del boom industriale e della motorizzazione civile di massa, quando il
sogno a quattro ruote è diventato accessibile a milioni di famiglie.
Tutti avranno già capito che stiamo parlando dell’ACI, ovvero dell’Automobile Club d’Italia, che trae
le sue origini alla fine dell’800 dall’Automobile Club di Torino e che, nel 1904, assume la denomi-
nazione di Unione Automobilistica Italiana, ma che ora è, per tutti solamente ACI. Una realtà oggi
molto complessa, che si trova ad attraversare, come tutti, un prolungato periodo di difficoltà, ma
che non ha perso lo smalto di un tempo e che guarda al suo secondo secolo di vita con la voglia
di innovare di una ‘start up’, come ci conferma Angelo Sticchi Damiani, presidente di ACI dal 20
marzo 2012, ovvero da circa un anno.
Presidente Sticchi Damiani, da cosa nasce la vostra voglia di innovare?
Nasce da un complesso di cose e di esigenze che oggi si affacciano al mondo dell’auto che
contemporaneamente vede una trasformazione nella sua percezione tra le persone, e anche una
crisi pesantissima che incide in maniera profonda sulle abitudini delle famiglie. Ma poiché vogliamo
continuare a essere una realtà importante, autorevole e riconosciuta anche nei prossimi anni, la
sfida che dobbiamo vincere è quella di diventare un interlocutore interessate, utile e stimolante per
i giovani… Quindi, fare i conti con tecnologie e nuovi media per noi è un imperativo, a cui non ci
sottraiamo perché abbiamo ben chiara qual è la nostra missione.
Andiamo con ordine. Ci traccia lo scenario dell’auto in cui oggi si muove ACI?
Purtroppo è uno scenario che sta cambiando in negativo. Si registra un disamore e si è rotto un
po’ un incanto. L’auto, soprattutto in un periodo di crisi prolungata come l’attuale, è diventata per
una parte della popolazione non irrilevante un bene che non si può più permettere. Altre persone
invece la usano solo se sono costrette.
Rispetto a solo dieci anni fa, l’auto ha perso un po’ l’appeal che l’ha sempre caratterizzata, oggi
marzo-aprile 2013
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