FILO DIRETTO
contestuali, per individuare modelli di supporto alle decisioni di
business nell’ambito di quella che definiamo la Pattern-Based
Strategy. La Pattern-Based Strategy può essere considerata
un motore di cambiamento che utilizza tutte le dimensioni dei
dati nell’ambito di un processo di ricerca dei modelli. In questo
modo fornisce le basi per la modellazione di nuove soluzioni di
business, permettendo all’azienda di adattare la propria attività.
Il ciclo di individuazione dei modelli, modellazione e adatta-
mento può essere completato in vari modi, ad esempio me-
diante analisi del social computing o attraverso motori di
elaborazione contestuali”.
delle informazioni. La velocità si riferisce al tempo impiegato
per la produzione dei dati e al tempo di elaborazione neces-
sario per soddisfare la domanda.
Benché l’aspetto quantitativo dei “big data” sia senz’altro un
problema rilevante, gli analisti di Gartner ritengono che il vero
problema sia quello di interpretare i “big data” e di individuare
al loro interno modelli utili per migliorare i processi decisionali
delle aziende.
La capacità di gestire dati estremi sarà una competenza fon-
damentale per le aziende che vogliano utilizzare le nuove tipo-
logie di informazioni, come SMS, media sociali e dati
Le iniziative di collaborazione falliscono
perché i manager IT fanno ipotesi er-
rate su alcuni aspetti fondamentali.
Partendo dai cinque fattori di base –
tecnologie, ruoli, processi, metriche e
clima di lavoro – i manager IT dovreb-
bero stabilire su quali di questi interve-
nire per realizzare progetti di
collaborazione efficaci. Esistono cin-
que falsi miti che determinano il falli-
mento delle iniziative di collaborazione.
Anziché partire dalle tecnologie, i ma-
nager IT dovrebbero per prima cosa
identificare i reali problemi dell’azienda e gli indicatori di pre-
stazioni chiave (Kpi) che si collegano agli obiettivi aziendali. I
cinque falsi miti sulla collaborazione identificati da Gartner
sono i seguenti.
1. Con gli strumenti giusti si diventa collaborativi
Le tecnologie possono semplificare la collaborazione quando
le applicazioni riflettono uno stile di lavoro più fluido e intuitivo,
ma la selezione dello strumento non può prescindere da un’at-
tenta valutazione dei ruoli, dei processi, delle metriche e del
clima di lavoro dell’organizzazione.
2. La collaborazione è per sua natura positiva
Molte organizzazioni non sanno spiegare in modo articolato i
vantaggi che sperano di ottenere adottando i media sociali per
rafforzare la collaborazione. Questo rende più improbabile che
l’implementazione si dimostri efficace. Le iniziative basate sui
media sociali hanno successo quando permettono di risolvere
reali problemi di business. I Kpi su cui si interviene devono es-
sere reali e rilevanti per l’azienda.
3. La collaborazione richiede più tempo
I manager IT dovrebbero analizzare con attenzione il flusso di
lavoro del gruppo di destinazione per identificare i punti di in-
tegrazione essenziali tra le applicazioni; in questo modo pos-
sono evitare l’errore comune di aggiungere semplicemente
gli strumenti di collaborazione alle applicazioni già utilizzate
dagli utenti. Se gli strumenti di collaborazione e il software so-
ciale non vengono integrati con le altre applicazioni fonda-
mentali, gli utenti sono costretti a cambiare contesto per
utilizzarli – rallentando le operazioni – o a raddoppiare il lavoro
(ad esempio per tagliare e incollare i contenuti da un’appli-
cazione a un’altra).
4. Le persone non hanno una tendenza naturale a colla-
borare
Ognuno, a seconda del proprio grado di cinismo, può avere
un’opinione diversa sulla tendenza naturale delle persone a
collaborare. Al di là delle posizioni estreme, che certamente
esistono, la maggioranza delle persone si colloca in una fa-
scia intermedia di propensione alla collaborazione e può es-
sere incoraggiata a collaborare in presenza delle giuste
condizioni. I manager IT dovrebbero ignorare la minoranza ri-
luttante e cercare di motivare la maggioranza dei dipendenti,
che possono essere convinti a collaborare quando le aspet-
tative sono chiare e i comportamenti collaborativi vengono
premiati.
5. Le persone sanno istintivamente come si collabora
Se non si definisce un insieme di aspettative su ciò che signi-
fica lavorare in collaborazione con gli altri, i singoli dipendenti
sono costretti a utilizzare la propria interpretazione personale
del concetto di collaborazione. Solo poche organizzazioni de-
finiscono un insieme preciso di linee guida per descrivere come
Collaboration
Perché molte iniziative falliscono?
Carol Rozwell,
Vice President e
Distinguished Analyst
luglio-agosto 2011
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