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Officelayout 156
gennaio-marzo 2014
1)
In una fase in cui l’evoluzione tecnologica
porta a un ripensamento degli ambienti di la-
voro, quali sono i criteri guida delle scelte di
facilities e come coniugare i format spaziali de-
finiti a livello corporate con le esigenze delle
persone che vivono gli spazi?
Roberto Laureti:
I criteri guida per le scelte di facilities non
sono cambiati in modo sostanziale. Il fatto di mettere in con-
dizioni di lavorare al meglio tutti i colleghi esiste oggi come
esisteva in tempi passati. Ritengo che il cambiamento vero sia
nella velocità dell’identificazione e soluzione dei problemi e
nella velocità di cambiamento in generale. Certo, gli spazi sono
diversi, cosi come le tecnologie, oggi si cerca di avere solo le
cose che servono a portata di mano. Gli archivi cartacei tradi-
zionali non esistono più e questo fa sì che le persone necessi-
tino di meno spazio operativo. Ovviamente il cambiamento è
spesso uno scoglio culturale e uno dei fattori che il facility ma-
nager deve considerare e gestire.
Jari Calcagno:
Rete, rete e ancora rete! Parrebbe uno slogan,
ma lo è solamente in parte. Le nuove tecnologie per essere
utilizzate, necessitano di una complessa infrastruttura, che
possa permettere una fruizione semplice ed efficace dei luo-
ghi e semplificare il lavoro dell’utilizzatore. Pensiamo ad
esempio alla tecnologia wi-fi, capace di garantire la connes-
sione permettendo al contempo la mobilità all’interno dello
stesso ufficio, oppure ad abilitare all’uso degli apparati di
supporto quali stampanti, scanner o sistemi di videoconfe-
renza anche consulenti esterni e clienti, con una semplicità
che solo alcuni anni addietro era impensabile.
Nella progettazione dei nuovi spazi di lavoro, flessibilità e
compatibilità, vanno a braccetto con modularità e semplicità.
Tavoli più grandi, sedie ergonomiche, luce artificiale con pos-
sibilità di variarne colore o intensità, climatizzazione adat-
tabile in funzione del numero di presenze, sono temi
quotidiani per chi si occupa di facility. Tutto deve funzionare
al meglio, per favorire il lavoro delle persone e creare un am-
biente lavorativo maggiormente collaborativo.
Mauro Poli:
Gli ambienti di lavoro sono pensati e progettati
partendo da un’idea generale di organizzazione dello spazio
che poi deve essere caratterizzata e supportata anche dalle
scelte tecnologiche. Tuttavia, anche analizzando la realtà
della mia azienda, non credo che la tecnologia stia determi-
nando un ripensamento degli spazi di lavoro, meglio dire che
sta influendo sul modo di progettare. Dove invece lo sviluppo
tecnologico ha influito maggiormente è nella gestione del buil-
ding (building automation, monitoraggio consumi, efficienza
energetica, gestione automatizzata dell’illuminazione …).
È vero altresì che le tecnologie hanno consentito migliora-
menti in termini di minore spazio necessario per l’archivia-
zione documentale e di velocità di comunicazione, sia a
livello quantitativo che qualitativo.
Il compito del facility manager, è stato ed è quello di ascoltare
e raccogliere le esigenze sia dei ‘department’ che dei singoli,
declinandole adeguatamente secondo i criteri individuati al mo-
mento della definizione del concept spaziale. Questo consente
di evitare anarchia di gestione dello spazio, aiutando ed edu-
cando le persone a condividere il format di base. Una buona
comunicazione dei concetti basilari del progetto aiuta poi le
persone a condividerne scopi e modalità: riuscire a centrare
questo obiettivo rappresenta già un importante passo verso il
coinvolgimento degli utenti allo sviluppo del progetto.
Da sinistra: Paola Cecco, Jacopo Della Fontana, Bruno Piccoli, Mauro Poli, Roberto Laureti e Jari Calcagno
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