Office-Automation-marzo-2014 - page 52

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marzo 2014
non adeguata per il dispiegamento in reti di produ-
zione, come possono essere quelle dei carrier o di
configurazioni enterprise molto articolate.
In questi ambiti, la centralizzazione di un elemento
così critico per il funzionamento della rete com-
porta infatti evidenti limiti dal punto di vista delle
prestazioni, in particolare tempi di risposta, a cau-
sa dei ritardi di propagazione dovuti alle distanze
geografiche, ma anche di a dabilità, in termini di
raggiungibilità e disponibilità dell’elemento e di
scalabilità. Questo significa che l’architettura del
controllo dovrà in generale essere composta da
elementi fisicamente replicati e distribuiti, ma ca-
paci di comportarsi nel complesso come un piano
di controllo logicamente centralizzato.
Da sottolineare il fatto che un certo grado di distribu-
zione dei controller richiede la gestione delle usuali
problematiche di consistenza delle informazioni di
stato tipiche dei sistemi distribuiti. I vari controller
dovranno poi essere in grado di dialogare tra loro,
attraverso opportune interfacce ‘orizzontali’, in par-
ticolare nel caso in cui essi appartengano a domini
di rete di’erenti dal punto di vista geografico e/o
amministrativo.
Quindi, riassumendo, dal punto di vista dell’organiz-
zazione del piano di controllo la vera innovazione
introdotta da SDN non sta tanto e solo nella sua
centralizzazione, peraltro logica, bensì nella possi-
bilità di svincolarne la topologia da quella dei nodi
di rete che e’ettuano l’instradamento del tra co.
Virtualizzare la rete
Come già accennato, analogamente a quanto suc-
cesso nel mondo del computing - dove l’introduzione
delle tecnologie di virtualizzazione ha consentito
di partizionare e condividere le risorse elaborative
hardware, sotto forma di macchine virtuali, tra più
istanze di sistemi operativi - da tempo gli opera-
tori del networking hanno cercato di applicare i
principi della virtualizzazione (slicing) anche alle
risorse di rete.
L’obiettivo della virtualizzazione di rete, nel conte-
sto OpenFlow/SDN, consiste dunque nel ricavare
delle partizioni virtuali dell’infrastruttura di rete fi-
sica, in modo da permettere a più istanze di con-
trollo e rispettive applicazioni di utilizzare la slice
di rete assegnata, come se fosse a tutti gli e’etti
dedicata e completamente isolata dalle altre reti
virtuali che, invece, insistono sulla medesima infra-
struttura hardware.
Le tecniche di virtualizzazione dovrebbero con-
sentire ai diversi soggetti che condividono l’infra-
struttura e alle relative applicazioni di implementare
protocolli e schemi di indirizzamento totalmente
indipendenti. In questo senso, già oggi nell’ambito
dei data center e delle architetture di cloud com-
puting, le tecnologie di virtualizzazione, come per
esempio gli switch virtualizzati realizzati all’interno
dei moduli di gestione delle macchine virtuali, in
pratica gli hypervisor, giocano un ruolo chiave nell’e-
voluzione di queste soluzioni e rappresentano una
realtà ormai a’ermata dal punto vista commerciale.
Naturalmente diversi e più articolati sono i requi-
siti e i problemi da a’rontare per esportare le tec-
nologie di virtualizzazione anche nell’ambito delle
reti di telecomunicazione geografiche, tuttavia vi
sono segnali di una possibile evoluzione proprio in
questa direzione.
A oggi, invece, le tecniche per supportare dei prin-
cipi di virtualizzazione in un ambiente generico di
rete sono ancora in fase di sviluppo e le implemen-
tazioni disponibili sono limitate. Si tratta sostan-
zialmente di strumenti destinati ad applicazioni in
contesti sperimentali e di ricerca.
Come le tecnologie di hypervisor si situano tra l’hard-
ware di computing e il sistema operativo, tali stru-
menti si collocano tra il controller OpenFlow e il
piano di forwarding, introducendo nell’architettura
un meccanismo di virtualizzazione di rete. Lo stru-
mento si incarica di garantire che le diverse istanze
di controllo siano in grado di vedere e gestire solo
la slice a loro assegnata, assicurandone l’isolamento
dalle altre slice configurate in rete.
Gli strumenti fino a oggi sviluppati in questo ambi-
to sono a uno stadio iniziale dell’implementazione
dei principi di virtualizzazione e perciò presentano
alcune limitazioni: per esempio le topologie virtuali
possono essere costituite solo da sottoinsiemi della
topologia fisica.
Tuttavia si può sicuramente a’ermare che le tec-
nologie di virtualizzazione della rete costituiscono
in prospettiva una componente qualificante dell’ar-
chitettura SDN e potenzialmente in grado, quan-
do mature, di abilitare nuovi ed e caci modelli di
condivisione delle infrastrutture di rete.
Next Step – Le reti SDN
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