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aprile 2013
da utilizzare anche
in chiave marketing,
poiché, se si vuole
implementare una
nuova infrastruttura
che ha costi di ac-
quisizione e di eser-
cizio bisogna trova-
re il modo di renderla
profittevole. All’inter-
no di questo scena-
rio, però, vediamo
che la propensione
a nuovi investimen-
ti infrastrutturali è
abbastanza bassa.
Per ora il fenomeno
Byod viene spesso
declinato realizzan-
do una rete di accesso per gli ospiti, con una co-
pertura limitata solo in certe aree, separata dal
mondo aziendale, anche per motivi di sicurezza.
In sintesi, secondo noi la volontà di informarsi e a
volte formarsi è abbastanza alta, ma quando vie-
ne consentito l’accesso anche ai device personali
dei dipendenti o degli ospiti questo avviene in un
ambito circoscritto”.
“In uno studio sull’adozione del Byod promosso
da British Telecom in 11 paesi e sui rischi correlati è
emerso, un po’ a sorpresa, che l’Italia è uno dei Paesi
più inclini a questa modalità di fruizione dell’IT - ha
commentato
Fabio Andreini
, system engineer ma-
nager di Brocade Communication Italia -. Il rovescio
della medaglia sta nel fatto che solo il 25% degli
stessi è pronto a instaurare policy ben definite per
regolare il fenomeno.
Non dimentichiamo
che, come spesso
avviene, il Byod è un
fenomeno importato
dagli Usa, che pre-
senta luci e ombre: se
da un lato motiva le
persone, aumentan-
done la produttività,
e riduce i costi azien-
dali legati all’acqui-
sizione dell’hardwa-
re, dall’altro presenta
complessità nuove le-
gate alla sicurezza, al
rispetto della priva-
cy e della proprietà
intellettuale, senza
dimenticare l’ade-
renza alle normative
nazionali e interna-
zionali. Per abilitare
l’utilizzo dei device
personali, infatti, bi-
sogna implementa-
re infrastrutture che
consentano adeguati
livelli di monitoraggio
e governance al fine
di ridurre al minimo
i rischi. Uno dei pro-
blemi fondamentali
che le aziende devo-
no aŸrontare quando
abbracciano questo
modello è l’imple-
mentazione di strutture in grado di supportare il
nuovo tra£co che viene generato da decine o cen-
tinaia di device (ricordiamoci che molti utilizzano
più dispositivi), tipicamente wireless. Riteniamo co-
munque che il trend sia ormai irreversibile, anche se,
secondo noi, in Italia viene per lo più subito, come
del resto è avvenuto in passato per altre innovazioni
tecnologiche. Vediamo quindi due possibili approc-
ci al Byod, uno attivo e l’altro passivo: una oppor-
tunità di crescita professionale per i dipendenti e
di produttività per l’azienda oppure un fenomeno
non gestito e tacitamente accettato. Naturalmen-
te ci sono le eccezioni, per ora abbastanza rare”.
“Vale la pena sottolineare - ha detto a sua volta
Mauro Rizzi
, solution specialist networking Central
Mediterranean Countries di Alcatel-Lucent Enter-
prise - che il succes-
so che sta registran-
do il fenomeno Byod
dipende in parte da
un altro fattore, vale a
dire il cloud. Abbiamo
già visto alcuni aspet-
ti del Byod - facilità
di utilizzo, immedia-
tezza, aumento della
produttività - a questi
si aggiunge la possi-
bilità di utilizzare lo
stesso device per
accedere ad appli-
cazioni diverse, che
aŸeriscono alla sfe-
ra professionale ma
Massimo Delpero, country
manager di Aurba Networks
Fabio Andreini, system
engineer manager di Brocade
Communication Italia
Mauro Rizzi, solution specialist
networking Central Mediterranean
Countries di Alcatel-Lucent
Enterprise
Fabrizio Croce, area director
South Europe, Middle East
e Africa di WatchGuard
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