31
aprile 2013
Pierdomenico Iannarelli, country manager
di Micro Focus Italia e IGME regional
manager di Micro Focus
“Negli anni sono passati sotto i
ponti tanti linguaggi di program-
mazione e relativi strumenti di svi-
luppo, poi scomparsi, non perché
non fossero validi ma in quanto
non si sono adeguati. Il Cobol,
invece, è rimasto e rappresenta
tutt’ora per noi uno zoccolo duro”.
Spiega così
Pierdomenico Ianna-
relli
, country manager di Micro
Focus Italia e IGME regional ma-
nager di Micro Focus, lo scenario
nel quale si muove l’azienda nata
nel 1977, che negli anni ha però
esteso la sua strategia per ade-
guarsi al mercato e fornire, an-
che attraverso acquisizioni mirate,
tool che permettano uno sviluppo
sempre più ottimale. “Siamo una
delle poche realtà indipendenti
rimaste nel settore informatico.
Questo perché abbiamo saputo
fornire una risposta adeguata per
ogni evoluzione tecnologica che
c’è stata. Quando parliamo di Co-
bol possiamo sicuramente pensare
alla preistoria del mondo informa-
tico, ma noi abbiamo in ogni caso
saputo seguire l’evoluzione delle
necessità degli utenti finali”.
L’idea è in sostanza quella di dare
risposte a richieste che vedono
l’evoluzione dei sistemi IT verso
architetture cloud, il sempre mag-
giore utilizzo di device mobili e
avere risorse IT sempre a portata
di mano. Adeguandosi al mercato
e, attraverso acquisizioni mirate,
fornendo una serie di aree di con-
torno al Cobol per permetterne
un utilizzo ottimale.
Sempre più aperto
“Un anno fa – continua Iannarelli
- abbiamo annunciato il prodotto
Visual Cobol che presenta un’in-
terfaccia uomo macchina analoga
Micro Focus
e la modernità del Cobol
La società continua a supportare lo storico linguaggio aprendolo
ad altri mondi e fornendo ulteriori strumenti per ottimizzare le applicazioni.
P.M.
a quella di sistemi aperti, come
ad esempio Eclipse, che ne per-
mettono l’uso a chi non conosce
il Cobol. Parliamo quindi di coe-
sistenza con ambienti sviluppati
in Java, con una modernizzazione
degli investimenti e la possibilità
di far convivere gli sviluppi fatti
per ottimizzare l’interfaccia”. L’in-
tenzione è quella di continuare su
questa strada con prossime evo-
luzioni di prodotti per avere un
Cobol sempre più aperto. Oltre
a questo, l’idea di Micro Focus è
quella di a–ancare allo sviluppo
la copertura di diverse aree di in-
tervento quali l’analisi delle pre-
stazioni e delle applicazioni mobili
in ambienti di test, e prodotti di
data subsetting e data masking.
“Noi dobbiamo tutelare l’applica-
zione qualsiasi sia l’ambiente dove
si trova, trattandosi della ‘proprie-
tà intellettuale’ di un’azienda”, sot-
tolinea dal canto suo
Giuseppe
Gigante
, regional marketing ma-
nager I.G. & Middle East di Micro
Focus, che parla di una valorizza-
zione del mainframe come piat-
taforma a supporto del business
aziendale. “L’applicazione è il cuo-
re di tutto, indipendentemente dal
come è stata creata e dal suo uti-
lizzo”, aggiunge
Valentino Magri
,
solution consulting team leader,
Italia &GME della società: “Si trat-
ta di massimizzare investimenti di
anni che funzionano bene, apren-
doli ad esempio all’utilizzo con ap-
plicazioni mobili. Relativamente al
testing, essere certi che funzionino
ed eroghino un servizio, verifican-
do requisiti e carico e che il nume-
ro di utenti non sia fuori controllo,
capendo dove si sono verificati
eventuali colli di bottiglia”. Tramite
lo strumento Silk Performer (della
galassia Borland) è ad esempio
possibile eseguire test delle app
su diverse piattaforme mobili, si-
mulando anche varie tipologie di
rete – dal GPRS ad LTE - e relati-
ve velocità.
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