Executive Luglio - Agosto 2013 - page 42

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luglio-agosto 2013 
Big Data e Internet delle cose: il legame è importante
ti provenienti dai veicoli e quelli trasmessi dai sensori delle infra-
strutture urbane che misurano la velocità del traffico per ottimiz-
zare il flusso del traffico e identificare gli ingorghi che si formano
in determinate aree. La terza area di valore riguarda infine la rac-
colta e l’analisi dei dati, non solo quelli provenienti dalle cose
ma anche quelli ricavati da sistemi, persone e luoghi. Ad esem-
pio, l’esperienza dei pazienti in un ospedale può essere miglio-
rata analizzando la disponibilità di letti, personale, carichi di lavo-
ro e stanze.
Responsabilità che cresce
In definitiva per i Cio è importante comprendere che il loro coin-
volgimento e la loro capacità di generare valore aumentano a
ogni livello, poiché il problema inerente ai Big Data diventa man
mano più intricato e più integrativo. Al primo livello, gran par-
te delle analisi di base può essere gestita da un team operativo,
usando le tecnologie per la creazione degli storici di dati. L’inter-
vento del reparto IT può essere necessario solo nel caso in cui i
risultati che si desiderano ottenere richiedano un’analisi più com-
plessa e l’impiego di tecnologie più sofisticate. Al secondo livel-
lo, la capacità di combinare più fonti di dati diventa di importan-
za critica e richiede la combinazione di più fonti di Big Data. A
questo livello, il reparto IT assume un valore più elevato se riesce
ad acquisire le capacità richieste per gestire problemi più com-
plessi inerenti ai Big Data. Al terzo livello, il problema si avvicina
molto alle problematiche di integrazione dei sistemi, perché i dati
provenienti dalle cose, dai sistemi di informazione, dalle soluzioni
Erp e Crm, dai social network o da qualunque altra fonte dovran-
no essere uniti e analizzati per generare un valore.
*Research VP
Raccomandazioni
• I Cio dovrebbero assumere un ruolo guida nell’approccio alle informazioni richieste dall’Internet delle cose, poiché molti
business case saranno fondati sulla capacità di analizzare le informazioni per scopi di incremento dell’efficienza, au-
mento dei ricavi e riduzione dei costi. Un approccio diverso equivarrebbe a perdere l’opportunità di ricavare un valore
utile alle attività operative dell’azienda. Significherebbe anche che gran parte degli investimenti in tecnologie richiesti
per sfruttare il potenziale dell’Internet delle cose (che potrebbero superare la dotazione IT del back-office) non sarebbe
sotto il controllo del reparto IT.
• I Cio dovranno avviare iniziative nell’area dei Big Data finalizzate a combinare e analizzare le informazioni ricavate da
cose, persone, luoghi e sistemi.
• I Cio dovranno spiegare ai reparti di business e alle divisioni operative che l’Internet delle cose è destinata a coinvolgere
l’intera azienda in tempi brevi. Questa evoluzione richiederà competenze nei Big Data che potranno riguardare tutte le
aree dell’azienda, ben oltre i reparti operativi.
• Entro la seconda metà del 2014, i Cio dovrebbero creare un team di analisi incaricato di acquisire le conoscenze di busi-
ness, le tecnologie, i partner e le competenze necessarie per i Big Data richiesti dall’Internet delle cose. Teoricamente,
i professionisti IT dovrebbero guidare l’iniziativa e collaborare con il reparto operativo (o con chi sia responsabile dei
beni connessi dell’azienda) per stabilire quali tipi di miglioramenti si intendano ottenere. Questo permetterà di definire
in che modo il reparto IT dovrà sviluppare ed estendere le proprie capacità di gestione dei Big Data per supportare le
iniziative dell’azienda connesse all’Internet delle cose. Le problematiche poste dal volume, dalla velocità e dalla varietà
dei Big Data provenienti dai beni aziendali dovranno essere identificate in modo esplicito.
I Cio potranno creare valore
per l’azienda analizzando
i Big Data a tre livelli: beni
individuali, reti di beni
e onnicomprensivo
(cose, persone, sistemi e luoghi)
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