una caratteristica comune a quasi tutte le grandi aziende con
una lunga storia alle spalle. Abbiamo quindi iniziato con un wid-
get con cui realizzavamo delle piccole survey. Solo il 35% delle
persone lo aveva installato.
Successivamente abbiamo lanciato un altro programma “La fi-
nestra sul mondo”, per dare a tutti la possibilità di accedere a
studi di mercato. Un po’ più della metà l’hanno installato, ma
solo 200, lo utilizzavano con continuità.
Poi abbiamo fatto un blog/forum, risultati: 200 partecipanti at-
tivi, e altri 200 che lo consultavano, ma non si pronunciavano.
Oggi ogni persona ha la sua pagina Moka e la partecipazione è
molto ampia. Se è un successo lo si deve senz’altro al cambia-
mento di mentalità che i social network pubblici hanno indotto,
ma penso lo sia anche per il percorso di avvicinamento che ab-
biamo fatto in questi anni.
Con un’esperienza di oltre 15 anni ai vertici di organizzazioni
ICT a supporto di realtà complesse come oggi Eni e in pas-
sato Vodafone e Fiat, come è riuscito a impostare il rapporto
con i vertici aziendali e con i responsabili di business?
Nella mia carriera di Cio ho sempre avuto il capo diretto dalla mia
parte, che, di fatto, si è rivelato sempre il mio miglior alleato.
Nel dibattito sempre vivo sul posizionamento organizzativo del
Cio ho, da anni, una posizione molto precisa: non considero ri-
levante o differenziante per poter svolgere al meglio il lavoro di
Cio, il riporto diretto al Ceo. Negli ultimi 15 anni ho riportato al
Cfo, al Ceo, al Coo, al Cto e al direttore Hr. È una cosa per me
ininfluente. L’importante è disporre delle leve economiche, orga-
nizzative, operative necessarie.
Devo anche dire che non ho mai trovato dei capi poco avveduti
che traguardano unicamente la riduzione dei costi, anche
quando mi sono relazionato con persone straniere con back-
ground culturale molto diverso dal mio.
Qui in Eni, l’attenzione a indirizzare al meglio le risorse disponi-
bili è fortissima, ma basta trasferire, insieme alla passione per
l’innovazione, il senso di un rigoroso controllo della spesa per
aprire le porte e generare entusiasmo intorno a quel che fa l’ICT.
Quando ho parlato del progetto dell’Ufficio del Futuro al mio at-
tuale responsabile, il Coo, è stato lui che ha voluto poi portare il
nostro Ceo a visitarlo....
Ma, con i necessari distinguo determinati dalle specificità e dalle
condizioni di mercato, ho vissuto condizioni e situazioni analoghe
anche in Fiat e in Vodafone, sia in Italia, sia a livello Global.
Lei ha anche un ruolo nell’associazione Cio Aica Forum. Dal
confronto con i suoi colleghi, c’è stata un’evoluzione del
ruolo del Cio negli ultimi 15 anni?
II mondo cambia in continuazione, ci mancherebbe che non ci
fosse stata evoluzione in un mestiere come il nostro, così legato
alla tecnologia e alle evoluzioni che questa induce nelle aziende!
È difficile cogliere in una fotografia sintetica come sia cambiato il
ruolo: ma più che di questo, credo sia importante parlare delle
competenze che hanno dovuto essere riviste completamente e
che hanno poi determinato la capacità di fare e dunque, come
conseguenza, il ruolo.
Però ci sono anche degli invarianti con cui ogni Cio deve con-
frontarsi, oggi come 15 anni fa. Come allora, anche oggi è una
questione di aziende. C’è chi ha solo i mezzi per sopravvivere e
quindi riesce a far funzionare la macchina operativa e poco più.
Non si tratta di una questione di capacità, semmai di che cosa
l’azienda chiede a queste persone di fare. Chi non ha i mezzi per
poter fare innovazione non è nelle condizioni di svolgere il ruolo
di Cio, ma semmai solo quello di IT manager.
Penso però che rispetto a qualche anno fa, oggi i margini di di-
screzionalità del Cio siano molto più ampi. Pensiamo all’epoca
dell’Anno 2000 o dell’introduzione dell’euro: scelte, allocazione
del budget e strategie conseguenti erano imposte dalla neces-
sità. Certo ci sono stati Cio che hanno solo modificato l’indi-
spensabile conservando l’esistente e altri che invece hanno fatto
molto di più, introducendo cambiamenti più profondi.
Oggi, a parte gli ambiti dettati dalle compliance dove le regole
da seguire sono molto stringenti e onerose, un Cio può agire su
tutto il resto con il massimo della discrezionalità. Per certi versi
quindi oggi è un’epoca di opportunità molto più ricca rispetto al
passato per chi vuole mettersi in gioco e, naturalmente, dispone
di mezzi almeno sufficienti, se non adeguati al cambiamento e al-
l’innovazione che vuole proporre.
luglio-agosto 2012
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