Office Automation luglio-agosto 2013 - page 7

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Le dimissioni di Steve Ballmer dalla carica di CEO di Microsoft rimarranno nella storia
dell’informatica mondiale come l’avvenimento principale di questo 2013. L’annuncio
fatto direttamente dal manager venerdì 23 agosto ha aperto una ridda di commenti
in tutti gli spazi, virtuali e non, che oggi le persone trovano per esprimere le loro
opinioni. Centinaia di migliaia di commentatori hanno lanciato un post, un commento
articolato, o fatto valutazioni sul presente, sul passato e sul futuro su siti, blog, social
network, giornali specializzati e generalisti. Dell’avvenimento se ne parlerà ancora
a lungo, anche dopo che verrà insediato il successore di Ballmer che non mancherà
di essere minuziosamente ‘misurato’ da vicino nelle qualità dimostrate in passato e
sui suoi primi passi proprio per valutarne la ‘distanza’ dall’ingombrante predecessore.
Non si può quindi fare a meno di parlarne, e sicuramente ne riparleremo in futuro,
ma oggi vogliamo partire dai fatti e semmai costruire qualche riflessione su questi.
Giudichiamo inoltre stucchevole il dibattito che si avvita sulla questione di lana
caprina: ovvero se Ballmer si è dimesso spontaneamente o è stato invitato
a uscire dalla porta da qualcun altro. Certo è che oggi Microsoft deve dimostrare
di governare questo cambio in modo veloce ed eŠcace per continuare ad a‹rontare
un mercato sempre più diŠcile, anche per lei.
I fatti dunque. Ballmer è stato un indubbio protagonista del mercato, e sotto la sua
direzione Microsoft ha raggiunto importanti traguardi, aperto nuovi mercati e nuovi
business, ma anche preso qualche pesante cantonata, e spesso ha dovuto inseguire
cose fatte da altri. “E’ il business bellezza!”, si potrebbe dire parafrasando una famosa
battuta di Humphrey Bogart, ma soprattutto è il business che caratterizza qualsiasi
industria ormai matura, e non più pionieristica come è stata l’ICT fino al 2000.
Ogni successo e ogni insuccesso è stato condiviso con l’amico Bill Gates, sempre
presidente del board of directors della società anche se ormai non più coinvolto
da tempo nell’operatività quotidiana. L’impegno filantropico ha tenuto lontano
Bill Gates dai destini della società, ma oggi Microsoft appare una società in cerca
di un nuovo management con una ‘nuova’ visione. Visto che il carisma di Steve Jobs
ha rilanciato Apple, non è escluso che Bill Gates possa ritornare a tempo pieno
a guidare la sua creatura.
Windows è stato il prodotto sul quale Microsoft ha costruito le sue fortune. Non aver
accettato di scindere i suoi altri business dal sistema operativo, come aveva anche
imposto una sentenza di un giudice distrettuale statunitense nel giugno
del 2000 (sentenza poi accantonata da un accordo tra la società e il Dipartimento
della Giustiza USA) ha portato a grandi numeri, ma ha anche chiuso la società
in un ‘recinto’ che l’ha costretta a cercare di capire cosa succedeva nel mondo
guardandolo sempre attraverso le sue ‘finestre’. Questo non le ha permesso
di correre libera, e senza vincoli, verso i nuovi orizzonti che hanno caratterizzato
gli ultimi 15 anni: il web, i motori di ricerca, il mobile computing e altro. Si è spesso
quindi trovata a giocare di rimessa e quasi mai in anticipo, dopo essere stata
l’indubbia protagonista dell’era del personal computer.
Il cambio di passo è un obbligo imprescindibile, le risorse finanziarie e le capacità
umane non mancano per compiere una rivoluzione profonda. Se anche per Microsoft
è arrivato il momento di fare i conti con il business digitale, la nuova realtà disegnata
principalmente da altri che mette in discussione i paradigmi validi fino a ieri, significa
che questo è il destino di tutti coloro che fanno business, in ogni mercato e in ogni
settore si collochi la propria impresa.
Ruggero Vota
Le dimissioni di Steve Ballmer
EDITORIALE
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