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luglio-agosto 2013
Big data: avanti adagio
Appuntamento a Milano
per il Big Data Congress 2013
Si svolgerà in dicembre a Milano la prossima tappa
del Big Data Congress organizzato da Soiel Interna-
tional, giunto alla terza edizione. L’appuntamento,
che nelle precedenti edizioni ha registrato un lu-
singhiero successo, rappresenta un momento di in-
formazione e confronto dove, nell’originale formula
delle conversazioni a tema tra fornitori e utenti, la te-
matica è sviluppata da 3 dierenti angolazioni: cosa
è possibile fare con i big data, quale infrastruttura
ICT è necessaria per gestirli e come implementare i
big data in azienda per valorizzare il business.
Nel corso di ogni conversazione (che avrà inizio con
l’illustrazione di alcune esperienze di utilizzo na-
zionali e internazionali) gli attori dell’oerta saran-
no chiamati a rispondere ai temi posti dal pubblico
attraverso la voce di alcuni responsabili di aziende
utenti che animeranno la discussione.
è sfaccettata e composta da diverse soluzioni. In
secondo luogo, alla presenza di vendor interna-
zionali che propongono delle proposizioni artico-
late, si aancano realtà aziendali nazionali, che si
posizionano in aspetti di nicchia indirizzando, ad
esempio, tematiche di frontiera come quelle legate
allo sviluppo di motori semantici, fondamentali per
arontare le dicoltà di interpretazione e la varia-
bilità di significato dei dati, soprattutto di quelli non
strutturati. Altre proposizioni si concentrano sulla
visualizzazione dei dati, dove è forte l’integrazione
con il mondo dell’internet delle cose (IoT, internet
of thing), spesso sviluppate in ambito accademi-
co. Non vanno poi dimenticati i casi di successo
di systems integrator italiani specializzati nella BI
che oggi stanno evolvendo le loro competenze tra-
guardando anche aspetti relativi ai big data. Tutto
questo è tipico di un mercato in crescita e in fase
di sviluppo che avrà bisogno di tempo per definirsi,
concentrarsi, crescere in modo più maturo”.
C’è spazio per il modello as-a-service?
L’opzione big data as-a-service giocata nei diversi
segmenti di mercato (e non solo immaginata come
oggi in alcuni ambiti di nicchia) potrebbe racco-
gliere una risposta più positiva rispetto all’oerta
attuale concentrata soprattutto su un modello di
delivery on-premise?
“Sì, ne sono certo - aerma Alfonso Gatti. Siamo
entrati anche nel nostro Paese in una fase 2 di ado-
zione dei modelli as-a-service, soprattutto grazie
alla caduta delle prevenzioni contro questi modelli
da parte dei CIO delle aziende del made in Italy. E’
ciò che ci riportano i CIO di CIONET”.
Più sfumata l’opinione di Annamaria Di Ruscio: “Sì,
ma solo da un punto di vista teorico soprattutto in
un Paese come l’Italia dove il paradigma del cloud
non ha ancora trovato una sua piena concretizza-
zione. Occorre infatti che il cloud si imponga in
modo definitivo anché una serie di soluzioni as-
a-service ancillari al più ampio paradigma dell’on-
demand vengano prese in considerazione dagli
utenti finali. Certo è che la fruizione di soluzioni di
big data as-a-service sarà senza dubbio, a mio av-
viso, una delle prime frontiere visto che il mondo
dei big data, se pensiamo in particolare al mondo
dei dati destrutturati, trova nella nuvola la sua col-
locazione elettiva”.
Servono i data scientist
Quando si parla di big data spesso si sottovaluta un
aspetto tutt’altro che secondario: gli skill necessa-
ri per ‘maneggiarli’ correttamente, sia dal punto di
vista tecnico che funzionale. Fino a pochi anni fa si
parlava di programmatori, sistemisti, al massimo ana-
listi… figure che uscivano dalle facoltà di informatica
e/o ingegneria. Per trarre dai big data tutto il loro
potenziale, però, questo non basta più Si comincia,
infatti, a parlare di data scientist, o addirittura data
artist, risorse che devono avere competenze multi-
disciplinari: matematica, statistica, marketing, infor-
matica... Non a caso stanno nascendo varie iniziative
tese a colmare questa lacuna.
Vi sono, ad esempio, piattaforme online che orono
gratuitamente una formazione tecnica certificata di
alto livello, basti citare organizzazioni no-profit come
Coursera, Khan Academy e Big Data University, che
orono corsi utili ai professionisti IT per aggiornarsi
sulle nuove tecnologie e sui nuovi modelli analitici e
predittivi.
Anche i colossi del settore non stanno a guardare,
visto che alcuni vendor (EMC e Google, solo per ci-
tarne un paio) hanno messo a punto programmi di
certificazione indirizzati proprio alla gestione e all’a-
nalisi dei big data.
D
a
T
a
cong r ess