Quelli che… l’open source
può scontrarsi con la necessità di avere un supporto
a pagamento generando quindi un TCO non sempre
inferiore a quello dei sistemi tradizionali, soprat-
tutto in ambienti che richiedono manutenzione cor-
rettiva ed evolutiva di un certo rilievo. C’è anche un
discorso di change management spesso necessario
nel caso di migrazione a software open source, a li-
vello client soprattutto, che se non opportunamente
gestito può disorientare oltre che generare costi non
previsti.
Roberto Galoppini
. Oltre al vantaggio economico la
flessibilità è spesso considerata un fattore impor-
tante, mentre l’indipendenza dal vendor non è sem-
pre facile da raggiungere, nonostante le licenze open
source di fatto abilitino un contesto di mercato in cui
la competizione sull’offering legata a un determi-
nato prodotto è una regola piuttosto che l’eccezione.
Marco Pancotti
. Molte aziende hanno cercato solo
il risparmio, ma raramente, in questo senso, hanno
ottenuto risultati eclatanti. Chi ha adottato tecnolo-
gie open source per scelta strategica ha acquisito
cultura e controllo, ma chi non lo ha fatto talvolta si
è messo in casa uno stuolo di semplici ‘cliccatori’, ma
talvolta gli piace così.
In quali settori verticali e ambiti tecnologici si sono
maggiormente diffuse le soluzioni open source? E
perché, secondo lei?
Mariafilomena Genovese
. Più che per settori verti-
cali, quello che rileviamo è un diverso ricorso al-
l’open source a seconda delle diverse dimensioni
d’impresa e degli ambiti tecnologici. Rispetto alle di-
mensioni, la propensione d’uso e il reale ricorso al-
l’open source risulta più elevato nelle imprese di
maggiori dimensioni per un discorso essenzialmente
legato alle competenze: la grande impresa ha mag-
giori possibilità di avere risorse skillate su più tec-
nologie. Difficile trovare oggi un data center di una
medio-grande realtà, privata o pubblica che sia, in
cui non siano presenti server Linux, associati a ser-
ver Windows e Unix.
In ambito infrastrutturale risulta più diffuso. In am-
bito applicativo il fenomeno è ancora limitato a so-
luzioni di nicchia nelle aree non critiche o anche più
trasversali quali la gestione dei contenuti, la colla-
boration e la security.
Roberto Galoppini
. L’open source per sua natura
tende a crescere in maniera sostenibile dove do-
manda e offerta sono significative, non a caso le
verticalizzazioni sono nate in questi ultimi anni e
quasi sempre sotto l’impulso di un venture capital
che forniva le risorse per far partire un business del
genere. Questo raramente si è tradotto in comunità
che si auto alimentavano e sostenevano, e quindi
il risultato è quasi sempre una versione ‘commu-
nity’ per facilitare il meccanismo di ‘try-and-buy’
verso la versione enterprise. Insomma, per il ver-
ticale open sostenibile dovremo attendere che la
domanda aumenti, e l’ecosistema si sviluppi di
conseguenza. L’ambito applicativo oggi è quindi
troppo dipendente dal vendor che sviluppa il soft-
ware in modalità open source, non diversamente
Molte aziende hanno
cercato solo il risparmio,
ma raramente, in questo
senso, hanno ottenuto
risultati eclatanti. Chi invece
ha adottato tecnologie
open source per scelta
strategica ha acquisito
cultura e controllo
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Marco Pancotti,
presidente e
amministratore
delegato di Mate
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office automation
marzo 2012