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Officelayout 169

aprile-giugno 2017

sede è stata l’occasione per attuare il modello “EY@work”

che stiamo implementando a livello globale intervenendo

su tre componenti: lo spazio fisico, la digitalizzazione del

workplace e una riorganizzazione del lavoro orientata allo

smart working.

Il modello ha tenuto conto che nel 2020, traguardo tem-

porale di questa nuova strategia, la nostra popolazione

sarà composta all’80% da millennials, persone che ri-

chiedono un modo di lavorare basato sulla collabora-

zione e spazi fisici senza rigidi confini tra i diversi

dipartimenti. Vi era inoltre la necessità di gestire con un

modello efficiente anche dal punto di vista dei costi la

forte crescita registrata negli ultimi anni. Basti dire che,

dal momento in cui è partito il progetto ad oggi sono

state inserite circa 1.000 nuove persone. Si è pertanto

adottato uno standard, di circa 8 mq per persona, che

sfrutta gli alti livelli di mobilità interna ed esterna; per al-

cune service line la “desk sharing” raggiunge una ratio

di 1:4, ma trova il proprio equilibrio nella grande disponi-

bilità di spazi meeting e altri ambienti complementari”.

Un modello activity based

Creare un ambiente “smart” in un complesso di edifici

storici apparentemente inadatto ai nuovi modi di lavorare

è stata la sfida del progetto di DEGW che ha previsto un

capillare adattamento tra i vincoli architettonici e le linee

guida proposte dal cliente per trasformare ogni restri-

zione in un’opportunità di valorizzazione dello spazio.

La nuova sede di EY occupa così un complesso di edifici

di quasi 19.000 mq di superficie, completamente ottimiz-

zati negli spazi, razionalizzati nei percorsi e resi fruibili in

modo organico. Suddivisi in 10 piani di altezza, compresa

una grande terrazza panoramica con vista a 360° sulla

metropoli milanese, gli spazi ospitano uffici per 2.800

persone, 1.200 scrivanie e più di 170 spazi di collabora-

zione secondo un modello lavorativo fluido e senza ge-

rarchie. Concetto chiave del progetto il modello “activity

based” che prevede per ogni esigenza professionale

spazi e worksetting specifici, da usare in modo flessibile,

non gerarchico e in funzione dell’attività svolta, quindi

con maggiore efficacia per sé, i colleghi e i clienti stessi.

“La progettazione ha tradotto una cultura aziendale

orientata al nuovo in un sistema ufficio non più “mecca-

nico” ma analogo alla “liquidità” digitale contemporanea,

interpretando le linee guida internazionali di EY e adat-

tandole ai nuovi spazi – afferma

Alessandro Adamo

di-

rector at DEGW

–. L’edificio ha presentato una serie di

criticità dovute alla sua conformazione fisica articolata:

profondità di piano disomogenee, notevoli dislivelli tra le

parti, discontinuità tra l’area d’accesso e i collegamenti

verticali, difficoltà di gestione dei flussi, ridotta flessibilità

d’uso di alcune porzioni di spazio.

In tale contesto lo space planning ha portato all’identifica-

zione di aree per lavoro individuale e aree di collaborazione.

Le prime sono formate da postazioni in open space non

assegnate e dimensionate sulla base dell’analisi della pre-