Previous Page  45 / 100 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 45 / 100 Next Page
Page Background

43

gennaio-febbraio 2018

i

ntelligence

a

utomation

sono necessari sistemi di classifi-

cazione più sofisticati o per l’in-

terpretazione di contenuti de-

strutturati. L’aumento dei dati

e della complessità dei modelli

predittivi sta richiedendo capaci-

tà di calcolo e memorizzazione

sempre più elevati, per periodi di

tempo limitati; il ricorso quindi

a soluzioni cloud (prevalente-

mente PaaS) si sta dimostran-

do efficace, riducendo il time

to market delle soluzioni di IA.

Riconoscimento ed interpreta-

zione del linguaggio naturale

queste tecniche di Intelligenza

Artificiale si stanno diffondendo

sia nell’ambito della trasposizio-

ne della voce in testo che nella

eventualmente successiva inter-

pretazione del testo. L’attuale

tendenza in atto consiste nell’adozione, ove possibile, di

servizi cognitivi già resi disponibili dalle principali piatta-

forme cloud pubbliche (ad esempioWatson e Cortana),

integrandoli ove necessari con servizi cognitivi sviluppati

ad hoc utilizzando framework di reti neurali. L’interpreta-

zione del linguaggio naturale è particolarmente utilizzata

per estrarre dati strutturati dalle interazioni testuali che

avvengono sui social network, attraverso lo scambio di

email o sul web. Servizi cognitivi per il riconoscimento

vocale si stanno invece diffondendo, in Italia, nell’ambito

di contact center o per comandi vocali

in ambienti ‘hands free’.

Riconoscimento ed interpretazione

delle immagini

– tali tecniche si stanno

diffondendo per estrarre dati struttu-

rati da immagini ed in par ticolare là

dove le immagini siano da ‘classificare’

(attribuire specifici ‘tags’) o dove siano

da identificare immagini simili (come nel

caso di sistemi antifrode) o particolari

pattern grafici (per esempio potenzia-

li anomalie, guasti, gesti oppure oggetti). Anche in tale

contesto, per applicazioni standard (come il riconosci-

mento facciale o ambienti standard) si sta diffondendo

l’adozione di servizi cognitivi predefiniti.

Che ruolo hanno i BOT in questo scenario?

La diffusione di BOT come Chatbot o VoiceBot, che in-

tegrano diversi strumenti di IA quali servizi cognitivi di

riconoscimento vocale e di interpretazione del linguag-

gio naturale o servizi di machine learning personalizzati,

è particolarmente interessante. Tali servizi sono orche-

strati attraverso un flusso di interazioni che portano alla

esecuzione di specifici task grazie a strumenti di robotic

process automation o web services. I parametri necessa-

ri a guidare il flusso di interazione e i parametri per l’e-

secuzione dei task esecutivi automatizzati sono proprio

determinati con le tecniche di intelligenza artificiale de-

scritte in precedenza. Proprio i BOT sono il cuore della

nuova era di automazione dei processi e dei nuovi modelli

operativi per aumentare l’efficienza e l’industrializzazio-

ne di processi personalizzati sia di tipo industriale che di

servizio al cliente. E proprio questi BOT rappresentano

una delle caratterizzazioni principali di questa nuova rivo-

luzione basata sulla ‘personalizzazione

industrializzata’.

Qual è, secondo voi, la maturità del

mercato italiano?

Secondo quanto rilevato dalla ricerca, il

nostro Paese si posiziona al terzo posto

tra i Paesi analizzati, con più di 2 aziende

su 5 (44%) che stanno implementan-

do progetti di Intelligenza Artificiale su

larga scala. Nello specifico, le aziende

del nostro Paese hanno impiegato l’IA in progetti finance

(21%), customer service (20%), sales & marketing (19%),

IT (17%), di gestione della catena di distribuzione (16%)

e risorse umane (7%). È interessante notare, infine, che

l’88% delle aziende italiane ha già avviato in modo proat-

tivo corsi di formazione/aggiornamento per i dipendenti

in modo da gestire l’impatto dell’IA. In questo campo, in-

fatti, l’Italia si posiziona al secondo posto, preceduta solo

dall’India (92%). Il 63% delle aziende italiane prevede in-

fine di aumentare del 20% i propri investimenti in IA nei

prossimi 5 anni.

L’88% delle aziende italiane

intervistate in occasione della

ricerca di Capgemini Consulting

ha già avviato in modo proattivo

corsi di formazione e di

aggiornamento per i dipendenti in

modo da gestire l’impatto dell’IA.