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gennaio-febbraio 2018
i
ntelligence
a
utomation
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1.
Rispondo citando Jeff Bezos - CEO di Amazon – il quale ha espresso una netta posi-
zione sull’intelligenza artificiale che racchiude in sé i principali motivi: “L’IA ci sta portando
verso uno sbalorditivo rinascimento, permettendoci di risolvere problemi fino a poco tem-
po fa regno della fantascienza”. Tutto il mondo sta investendo in questo campo, e anche
K2 impiega da tempo soluzioni di machine learning in settori come sicurezza, marketing,
customer care, turismo e mobilità, dove andiamo ad affiancare strumenti predittivi alle
metodologie di analisi convenzionale. Ai tradizionali datawarehouse che forniscono dati su
eventi passati - siano essi economici, di vendita o di altra natura - noi inseriamo l’elemento
futuro, ossia andiamo a stimare l’evoluzione degli stessi indicatori nelle successive settimane
o mesi. Questo risultato non è semplice frutto di calcoli statistici, è piuttosto il risultato di
addestramento di modelli ad osservare eventi passati per stimare comportamenti futuri. Deep Learning e il Naive Bayes
sono i due approcci metodologici e di modellazione su cui basiamo gran parte delle nostre soluzioni. Il potenziale più
grande dell’IA è quello di trovare la soluzione a problemi complessi senza doverla conoscere direttamente. In passato, lo
sforzo era rivolto alla ricerca della soluzione appunto, oggi si sposta verso creare le ‘condizioni’ per l’addestramento del
sistema. I Bot sono solamente un esempio di impiego dell’IA. In ambito aziendale ci aspettiamo che la vera rivoluzione
competitiva venga realizzando modelli predittivi, di ottimizzazione e di supporto alle decisioni.
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2.
Le realtà aziendali italiane sono spesso impreparate ad una rivoluzione così profonda ed è richiesto un consistente
impegno verso questa direzione. Per rendere l’IA strutturale e pervasiva nel nostro tessuto produttivo va sviluppata una
maggiore preparazione tecnica, sia in ambito accademico che aziendale. Dal punto di vista dei processi molto sta cam-
biando e riscontro nel management sempre più consapevolezza e volontà di gestire l’evoluzione. Un importante spunto
ci viene dall’Industria 4.0, in cui i concetti di Smart Factoring sono per loro natura altamente orientati all’utilizzo massivo
dell’IA che può essere impiegata trasversalmente in tutte le tecnologie abilitanti.
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3.
Nell’IA fa una grande differenza affidarsi a team preparati. Il primo consiglio è di affidarsi a persone con comprovate
capacità ed esperienza. Lo scenario è estremamente variegato ed esistono molte soluzioni, spesso open source o free;
i professionisti del settore si sanno ben orientare in questa galassia di alternative per individuare le tecnologie più adat-
te ed integrabili con la propria realtà. K2 ha scelto di operare sul mercato con la propria soluzione ODS, che permette
di sfruttare a pieno il potenziale dell’open source, di mantenersi aderente con gli standard del settore e di velocizzare i
processi di integrazione e addestramento dei sistemi, con un time-to-market estremamente competitivo.
Gianluca Pompei, Chief Technology Office (CTO) di Key2 -
www.key2.it•
1.
Chatbot, interfacce conversazionali e assistenti vocali sono una nuova occasione per
migliorare i servizi resi a clienti e prospect, partner commerciali e dipendenti e utilizzare
in modi diversi informazioni che il brand ha a disposizione. Si possono, per esempio, otti-
mizzare i costi del call center sgravando gli operatori fisici dai compiti ripetitivi e promuo-
vendo le vendite sfruttando le analisi dati in tempo reale sulle preferenze degli individui e
le loro abitudini di consumo e garantendo una risposta 24x7x365 alle richieste dei clienti.
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2.
Chatbot è stata sicuramente la buzzword del 2017. Da trend tecnologico queste so-
luzioni stanno velocemente diventando a pieno titolo una realtà in azienda. Si stima infatti
che nel 2020 l’80% dei brand utilizzerà questo canale. Come però è successo per molti altri
trend del passato (bluetooth, QR Code, beacon, wearable), anche in questo caso le aziende
non sono ancora pronte e informate in materia. Si corre quindi il rischio di affidarsi a partner o provider che propongono
soluzioni ‘chiavi in mano’ a basso costo, implementabili velocemente, ma che potrebbero tramutarsi in un boomerang per
l’immagine dell’azienda se non supportate da una conoscenza approfondita dei processi e del background tecnologico.
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3.
Perché l’adozione di una soluzione che comprenda l’utilizzo di Chatbot e/o interfacce conversazionali sia efficace, è
fondamentale una conoscenza approfondita dei processi aziendali in cui si andrà ad inserire e di tutti i possibili contesti
nei quali si svilupperanno le azioni del software. L’approccio di Vidiemme si fonda sulla comprensione di quali siano i cor-
retti ambiti di applicazione dei Chatbot, per capire dove abbia senso introdurli e dove, invece, no. Si parte dal delineare
il perimetro di applicabilità, attraverso un’approfondita mappatura dei processi. Si passa, poi, a definire il tono di voce,
per fare emergere l’anima dell’azienda e il modo in cui vuole comunicare, per arrivare, infine, a identificare i touch point
digitali su cui implementare il prototipo. Questo tipo di progettualità richiede quindi un assessment attento dei processi
per ridurre il tempo di messa in opera. Il prototipo spesso finisce per diventare un vero e proprio progetto-pilota, utile
per identificare i correttivi da apportare. Questo è possibile solo se si è in grado di dare una visione più consulenziale
del progetto rivolta alla revisione dei processi.
LucaValsecchi, CEO di Vidiemme Consulting -
www.vidiemme.it/chatbot-video/