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gennaio-febbraio 2018
i
ntelligence
a
utomation
Il lavoro umano è destinato a scomparire, come è avvenuto
per quello animale con l’avvento della meccanizzazione?
Sociologi, politici e futurologi si stanno da tempo interro-
gando, presentando scenari spesso diametralmente op-
posti. Nessuno possiede la sfera di cristallo, ma con molta
probabilità l’impatto della rivoluzione digitale in atto sarà
simile a quello avuto dalle rivoluzioni precedenti: molti
mestieri tradizionali scompariranno, ma ne nasceranno
di nuovi, che probabilmente avranno un effetto positivo
sulla vita sociale e personale.
È questa, per esempio, la tesi che emerge dalla ricerca
‘Turning AI into concrete value: the successful implemen-
ters toolikt’ realizzata da Capgemini Consulting che ha
coinvolto nove Paesi, Italia inclusa.
Abbiamo chiesto a Massimo Ippoliti, Head of Insights & Data
Practice di Capgemini Italia, di commentarne alcuni punti.
Secondo la ricerca, come impatta l’Intelligenza
Artificiale sul mondo del lavoro?
La ricerca ha evidenziato che grazie all’utilizzo dell’Intel-
ligenza Artificiale, 4 imprese su 5 (83%) hanno creato
nuovi posti di lavoro. Nello specifico, si tratta di posti di
lavoro a livello senior, con i due terzi delle nuove assun-
zioni a livello manageriale o di livello superiore. Oltre i
tre quinti delle imprese che hanno implementato l’IA su
larga scala (63%) inoltre, affermano che non vi è stata al-
cuna perdita di posti di lavoro. Insieme al trend legato alla
C
OME
CAMBIERÀ
IL MONDO
DEL
LAVORO
È in atto un cambiamento profondo: molte attività tradizionali vengono
automatizzate, ma nel contempo nascono tante nuove opportunità.
Raffaela Citterio
creazione di nuovi posti di lavoro a livello manageriale, il
report rivela che per molte imprese l’IA rappresenta un
mezzo per diminuire lo svolgimento di attività ripetitive
e di mansioni amministrative, in modo da poter generare
più valore. La maggior parte degli intervistati (71%), infatti,
ha avviato in maniera proattiva un efficientamento delle
competenze/riqualificazione dei dipendenti così da poter
trarre vantaggio dagli investimenti fatti in termini di IA.
La stragrande maggioranza delle aziende che hanno im-
plementato l’Intelligenza Artificiale su larga scala, invece,
ritiene che l’IA semplificherà i lavori più complessi (89%)
e che le macchine intelligenti coesisteranno con la forza
lavoro all’interno dell’azienda (88%).
L’Italia rispecchia queste percentuali?
Per quanto attiene all’Italia, il 94% delle aziende italiane
intervistate hanno confermato che l’IA sta creando nuovi
posti di lavoro: l’Italia, assieme alla Spagna, è infatti il Paese
con il più alto numero di nuovi posti di lavoro. Secondo
l’89% degli intervistati, inoltre, i nuovi posti di lavoro ri-
guardano ruoli di livello manageriale o superiore. Infine
il 64%, è convinto che l’IA non stia mettendo a rischio i
posti di lavoro esistenti.
Può fornirci una vostra previsione per il prossimo
futuro dell’IA?
L’Intelligenza Artificiale si sta articolando su tre vettori
evolutivi, anche nel mercato italiano.
Machine Learning
– pur rappresentando il fondamen-
to tecnologico delle diverse applicazioni di Intelligenza
Ar tificiale, i modelli di Machine Learning si stanno dif-
fondendo, in Italia, con use case quali: previsione di ven-
dita, manutenzione predittiva, arricchimento dei profili
demo-sociografici e compor tamentali dei clienti grazie
ai dati di canale e contesto, motori di raccomandazione.
La diffusione di modelli di Machine Learning è dovuta
sia all’aumentata disponibilità dei dati storici dei feno-
meni da prevedere che di quelli relativi alle variabili di
contesto, grazie alla connessione di sensori (pensiamo
all’IoT) e al riscontro diretto dei clienti (diffusione di
canali di interazione diretti quali App e social network).
L’utilizzo di tecniche e framework di Deep Learning e
Swarm Intelligence si sta diffondendo nelle aree dove
Massimo Ippoliti,
Head of Insights
& Data Practice
di Capgemini Italia