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gennaio-febbraio 2018

i

ntelligence

a

utomation

i dati dei clienti, ne estraggono conoscenze e contributi

di valore che possono permettere all’azienda di persegui-

re gli obiettivi che desiderano, ma non acquisiscono dei

diritti autonomi su quei dati che rimangono saldamente

in mano al cliente”.

L’obiettivo di queste linee guida è garantire la ‘robustness’,

cioè l’affidabilità della soluzione informatica”. Un’affidabi-

lità che si deve raggiungere attraverso lo sviluppo di due

tipologie di verifiche interne:“La verification, che vuol dire

controllare che quella soluzione informatica faccia effetti-

vamente quello per cui è stata creata, e la validation, che

significa assicurarsi che non faccia anche altro”.

Passaggi essenziali che le aziende devono completare

nello sviluppo di ogni progetto di intelligenza artificiale o

di intelligenza aumentata, come preferisce definirla IBM,

“perché ad oggi non sostituisce o replica l’intelletto uma-

no, ma concorre a potenziarlo. È un supporto all’uomo”,

ha spiegato Ricci.

Le sfide per i legali

“Si sta introducendo un concetto nuovo: un software che

comincia a pensare, a compiere azioni che hanno effetti

nel mondo reale, fisico. Come fare? Il nostro sistema giu-

ridico è basato su un uomo che risponde”.

Quello aperto da

Roberto Camilli

, partner Bird & Bird

Milano, è un punto di domanda su cui la scienza giuridica

deve riflettere: un cambio di approccio che l’intelligenza

artificiale impone al mondo legale insieme ad altre sfide.

Sfide interne anche alle aziende che i giuristi d’impresa

devono affrontare con i responsabili IT, chiamati a cono-

scere i ‘sentieri giuridici’ in cui potersi muovere, orizzonti

che diventano più cruciali nello scenario di IA. Un contesto,

quello dell’intelligenza artificiale, che produrrà un sempre

e più costante volume di dati da trattare e che porterà

l’IT a relazionarsi maggiormente con i legali d’azienda,

destinati a ricoprire un ruolo centrale in tutti i progetti

“sin dal momento di ideazione di un nuovo prodotto”,

ha sottolineato Camilli.

Un ruolo centrale che deve essere ricoperto in primo

luogo nell’affrontare tre tematiche chiave: la protezione

dei dati, il rispetto della privacy e la sicurezza informati-

ca. Questi i punti che costituirebbero la base del pano-

rama legale d’impresa in un quadro di IA: aspetti che, già

oggi,“devono rappresentare dei pilastri in ogni soluzione

aziendale” anche per l’arrivo nel 2018 del regolamento

europeo GDPR (General Data Protection Regulation) e

della direttiva NIS (Network and Information Security).

Verso la creazione

di team polifunzionali

Elementi – la protezione dei dati, la tutela della privacy e

la sicurezza informatica – che i responsabili IT devono es-

sere in grado di gestire in sinergia con i legali d’azienda, in

tutti i processi di progettazione e produzione, soprattutto

nella fase iniziale. Come? Attraverso la creazione di team

polifunzionali. È la strada indicata da

Umberto Simonelli

,

General Counsel di Brembo, in vista di un’innovazione

tecnologica che chiede ai giuristi d’impresa di uscire dal

proprio ufficio e di agire in modo integrato con tecnici e

informatici “in grado di trasferire la conoscenza per tra-

sformarla in clausola contrattuale”, ha spiegato.

Un approccio utile in tutti i settori per definire anche la

liability di prodotto e affrontare un possibile futuro di

intelligenza artificiale che apre le porte a un concetto

nuovo: quello della responsabilità legata a software e al-

goritmi che decidono e agiscono per l’uomo.

Il comparto automotive, grazie alle innovazioni e allo studio per le auto a guida autonoma, rappresenta la punta più avanzata degli investimenti

in intelligenza artificiale