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gennaio-febbraio 2018

i

ntelligence

a

utomation

L’intelligenza artificiale (di seguito IA) è un processo che

coinvolgerà tutti i settori: un quadro di innovazione in

continua evoluzione che il mondo IT deve prepararsi ad

affrontare, un treno da prendere con una visione impren-

ditoriale allargata e strategie aziendali di ampio respiro.

È quanto emerso al recente convegno ‘Artificial Intelli-

gence on-the-road’, organizzato dallo studio legale Bird &

Bird in collaborazione con Acc Europe. L’incontro - che

ha riunito attorno a un unico tavolo avvocati ed esper-

ti in automotive, mobilità e IT – ha provato a leggere i

possibili effetti dell’intelligenza artificiale in una prospet-

tiva, non solo tecnologica, ma anche di business, di pro-

duzione e di diritto, per comprenderne gli scenari e gli

eventuali approcci.

L’industria automobilistica:

la punta di un iceberg

Una lettura fatta partendo dal mercato dell’auto dove

l’industria sembra ‘aver messo la quinta’ verso un possibile

avvenire in cui software e algoritmi ‘accompagneranno’

l’uomo. Stiamo parlando dei veicoli a guida autonoma, la

cui ideazione e produzione ha visto un’impennata negli

ultimi anni: una crescita che sembra non voler rallentare.

A confermarlo sono i dati e le previsioni indicate durante

il convegno da

Giovanni Berti

, docente del Dipartimento

di Management e Tecnologia della Sda Bocconi. “Se nel

2016 solo l’1% dei veicoli venduti era equipaggiato con

funzioni di guida autonoma parziali, oggi oltre l’80% dei

produttori ha attivato piani per sviluppare l’IA necessa-

ria per la guida autonoma e 6 milioni di auto autonome

saranno presenti sul mercato nel 2021”, ha spiegato. Un

livello di innovazione in ascesa che segue la domanda da

parte del consumatore “di soluzioni avanzate di connet-

tività” nei veicoli e che cambia il mercato dell’auto, in cui

“competenze che prima erano marginali nel settore di-

ventano ora fondamentali e player diversi spingono per

entrare”, ha sottolineato Berti. Ma l’industria automobi-

listica rappresenta solo la punta più visibile di un iceberg

chiamato intelligenza artificiale: un processo in continua

evoluzione che coinvolge realtà diverse, dall’healtcare al

A

FFRONTARE

IL

CAMBIAMENTO

Software e algoritmi prenderanno decisioni al posto dell’uomo? In che modo le

aziende devono prepararsi all’Intelligenza Artificiale? Partendo dal comparto

automotive, un convegno di Bird & Bird e Acc Europe riflette sulle sfide aperte

e le possibili soluzioni.

Vincenzo Virgilio

retail, e che chiede alle aziende di “investire in ricerca e

capire quali saranno le competenze fondamentali del fu-

turo con una visione più ampia, non legata solo al proprio

settore”. È il suggerimento che il docente della Bocconi

fa alle imprese e ai responsabili IT: una strada da seguire

per sfruttare al meglio uno scenario di intelligenza artifi-

ciale e affrontarne le sfide. Sfide da preparare sviluppando

le strategie su due binari: pensare a strutture dedicate e

“focalizzarsi sempre e maggiormente sui bisogni dell’uten-

te finale, perché il processo innovativo parte dal cliente,

non dalla tecnologia”.

Possibili linee guida per evitare distorsioni e creare

fiducia

L’intelligenza artificiale è un processo d’innovazione che

porterà a modificare anche i modelli di business, da tra-

dizionali a ‘cognitive’. Uno scenario in cui le imprese de-

vono essere in grado di cambiare prospettiva e lavorare

con un approccio metodico alla creazione di progetti di

questo tipo. A tal fine, è utile elaborare delle linee guida

“volte alla tutela degli algoritmi e dei dati da possibili abusi

e distorsioni”. È il consiglio di

Pier Paolo Ricci

, Counsel

Global Business Services di IBM Italia, che aggiunge: “È

necessario creare fiducia attorno all’intelligenza artificiale

e assicurarne un corretto utilizzo”.

In che modo? Questo il percorso indicato da Ricci:“In ogni

sviluppo di soluzioni cognitive – ha spiegato - è importante

in primo luogo chiarire qual è lo scopo perseguito dalla

soluzione, ci deve essere trasparenza, e sapere a quali set

di dati fa riferimento”. Non solo. “Bisogna puntare all’in-

tegrità degli algoritmi e dei data set: gli algoritmi devono

poter spiegare il loro comportamento e i data set non

devono essere manipolabili”.

Lo studio meticoloso di questi due aspetti è fondamentale

“per evitare o limitare il rischio di potenziali distorsioni

che – ha proseguito Ricci - possono entrare nell’algoritmo,

modificando il suo ragionamento, o nei dati, che possono

essere alterati”.

Dati su cui “IBM non acquisisce diritti – ha sottolineato -.

I nostri sistemi cognitivi di intelligenza artificiale utilizzano