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ottobre 2014
ma battuta due possibilità: quella di migliorare il
contratto di fornitura e quella di effettuare il rifa-
samento dell’impianto elettrico generale.
Nel contratto di fornitura l’azienda utente fissa la
‘potenza contrattuale’, o le potenze nelle varie fa-
sce orarie nel caso di tariffa bioraria, stagionale o
multioraria. Guai a superare: andare oltre la soglia
stabilita infatti è penalizzato con un costo del kW
triplo o anche quadruplo e pertanto è bene che
l’utente scelga la potenza contrattuale in modo da
non pagare tali penali. Si può arrivare a ridurre il
costo della bolletta dell’energia elettrica, a parità di
potenza consumata, semplicemente diminuendo il
valore della massima potenza disponibile.
Ci sono per esempio imprese che necessitano di
un’elevata potenza, ma solo in certi periodi dell’anno,
ed è molto penalizzante non specificarlo nel con-
tratto di fornitura. Per minimizzare il valore di picco
della potenza assorbita è necessario individuare le
macchine elettriche indispensabili al processo pro-
duttivo e quelle che possono essere utilizzate in
momenti diversi. Questo perché la massima potenza
disponibile è pari alla somma delle potenze di tutte
le macchine elettriche presenti nello stabilimento
industriale, cosa che rende teoricamente possibile
farle funzionare tutte contemporaneamente. Nella
realtà però succede che la potenza massima impe-
gnata è sempre minore di questa somma, perché
ciascuna macchina opera di solito a potenza infe-
riore a quella massima e solo per brevi periodi a
potenza massima.
Per risparmiare energia e abbassare la potenza con-
trattuale, abbassando di conseguenza i costi della
fornitura, si può intervenire sul ‘picco di accensione’
delle machine elettriche che si verifica all’inizio di
un turno se le machine si accendono tutte insieme:
accenderle una dopo l’altra, se è possibile, evita
il picco. Altra cosa utile è far funzionare bollitori,
caldaie e riscaldatori dell’acqua quando la potenza
elettrica assorbita è bassa. Idem per ventilatori e
condizionatori d’aria, che si possono tenere spenti
quando c’è il picco di potenza assorbita.
È ora di rifasamento?
In un impianto ma anche in un ufficio è di fonda-
mentale importanza conoscere le ore annue di uti-
lizzo della macchine e la potenza di lavoro perché
è in base a queste che si sceglie la tariffa più con-
veniente: bassa, media, alta, altissima. In pratica:
maggiore è l’utilizzazione dell’energia, minore è il
costo del kWh.
Leggendo le bollette elettriche può però succedere
Che cos’è l’energia reattiva
Possiamo spiegarla così: a un motore, per svolgere il lavoro utile, serve un campo magnetico che, ruotando, trascina in
rotazione il rotore. Il campo magnetico rotante è ottenuto da campi magnetici oscillanti. Il campo magnetico è un con-
tenitore di energia quindi, oscillando, immagazzina e restituisce un picco di energia. Come del resto un qualsiasi corpo
che, oscillando, si pensi a un pendolo, acquista energia cinetica quando la sollecitazione gli fa acquistare velocità, ener-
gia che restituisce quando la sollecitazione lo rallenta. L’energia reattiva, nel caso di un motore, è dunque l’energia del
suo campo magnetico, indispensabile al suo funzionamento. Per questo si dice che il motore assorbe dalla linea oltre
alla potenza attiva anche una potenza reattiva. Ma la potenza reattiva non dà consumi, perché è un’energia di scambio
tra motore e linea. Ed allora perché misurarla? Perché pagare una penale quando si supera una data percentuale di
energia attiva? Perché ridurla con il rifasamento?
In effetti l’energia reattiva non può essere ridotta e non viene ridotta. Ciò che si riduce è la parte di essa che oscilla
lungo la linea. A questo scopo si predispongono dei condensatori che immagazzinano energia quando il campo ma-
gnetico la cede e la cedono quando il campo magnetico la richiede. I condensatori funzionano come generatori locali
dell’energia magnetica per il motore. Il beneficio è la riduzione della potenza reattiva circolante in linea e, con essa,
dell’intensità di corrente nella linea. Ciò riduce le perdite per effetto joule (calore) nei conduttori aumentando il rendi-
mento della linea (Fonte Enea).
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