10
maggio 2014
ster. Questo ci dà una forma di tutela in più nell’e-
ventualità che si verificasse un malfunzionamento
dei sistemi durante l’operatività di uno dei nostri
centri, rendendo trasparente agli utenti qualunque
disservizio.
Quali sono secondo lei i miglioramenti principali
che sta portando la messa in produzione di questa
piattaforma?
Sicuramente un miglioramento in termini di aumento
dell’ecienza e riduzione dei costi operativi. Grazie
alla nuova piattaforma potremo introdurre tecno-
logie legate all’ambito della firma digitale, com-
presa la firma grafometrica, che ci consentiranno
di eliminare la carta nei passaggi legati alla firma
dei moduli del consenso informato, della privacy, e
via dicendo, rendendo i nostri processi totalmente
paperless, in modo da snellire i nostri processi di
accettazione. Tenuto conto poi, che abbiamo già
introdotto da tempo sistemi di refertazione voca-
le con cui i nostri medici producono i loro referti,
quest’ultimo passaggio abiliterà per noi un livello
di automazione del processo pari quasi al 100%.
Naturalmente, pensiamo di introdurre ulteriori be-
nefici per i nostri pazienti. Tra questi, puntiamo
molto nello sviluppo della telerefertazione, ovvero
sviluppare la possibilità di dare al paziente, oltre alla
refertazione fatta dal radiologo del centro dove si è
recato per fare la prestazione richiesta, anche quella
di disporre di una ‘second opinion’ di uno specia-
lista che opera in un altro nostro centro remoto.
Che impatto porterebbe la possibilità di orire
una ‘second opinion’ ai vostri pazienti?
Abbiamo a che fare con pazienti che spesso hanno
patologie molto gravi o delicate. La possibilità di
fornire una ‘second opinion’ fornisce al paziente un
valore aggiunto molto importante.
Se non fossimo in grado di puntare a un obiettivo
ambizioso come la ‘second opinion’ per quanto ri-
guarda la refertazione radiologica, le cose che si
siamo detti in termini di ‘paziente al centro’ e ‘tra-
sformare la conoscenza in salute’ sarebbero solo
degli slogan vuoti e privi di senso.
L’obiettivo è anche quello di portare le nostre ec-
cellenze locali nella nostra rete, ovvero di mettere a
fattor comune di tutti i pazienti italiani che si adano
ad Alliance Medical il massimo della nostra qualità.
La vostra mission e le vostre strategie chiamano di-
rettamente in campo come protagonista l’IT. Cosa
significa questo per la vostra organizzazione?
L’IT in Alliance Medical è completamente al centro
dei processi business critical dell’azienda. Questo
questo siamo diventati un caso di studio importante
per Microsoft stessa che mi invitò personalmente
presso il loro Headquarters di Redmond a Seattle,
per descriverne l’applicazione tecnica.
Avendo fatto questo passo nel virtuale abbiamo
potuto poi introdurre dinamicamente altri progetti,
poiché non c’era più un impatto fisico che avrebbe
provocato dei disservizi sull’operatività dei centri
diagnostici.
Che benefici vi ha portato questo passaggio al vir-
tuale?
Abbiamo implementato un provisioning dinamico,
e quindi siamo in grado di sviluppare uno scale-up
delle risorse con relativa facilità. Oggi, quando ser-
ve un nuova Virtual Machine per il RIS/PACS o per
altre applicazioni, queste possono essere inserite
senza problemi arontando con tranquillità tutte
le fasi che normalmente si compiono in questi casi,
compresa quella di testing. La piattaforma di stan-
dardizzazione nata inglobando tutte le logiche di
integrazione del nostro mondo, ha portato a questa
‘normalità’ operativa. Ma non dimentichiamo che
ciò è stato possibile grazie a una lunga sperimen-
tazione che ci ha portato ad essere tra i primi al
mondo ad aver virtualizzato un sistema RIS/PACS.
Infine, tutte le applicazioni dei diversi centri dia-
gnostici sono state installate in architetture clu-
© F. Capalbo
Alliance Medical: l’innovazione deve generare valore per tutti