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innovazione.PA
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01-02/2018
| ANNO XV GENNAIO - FEBBRAIO
I punti da cui partire
Mettere a fuoco le
priorità
e fare in fretta
Il nuovo Regolamento richiede alla PA la capacità di assicurare
e comprovare il rispetto dei principi di riservatezza previsti.
Occorre capire da dove partire puntando all’efficacia
La scadenza è alle porte. Alle Amministrazioni Pubbliche
occorre farsi trovare pronte e consapevoli. Il nuovo
Regolamento, che ha un approccio meno burocratico e più
sostanziale alla tutela del diritto alla riservatezza dei cittadini,
richiede a sindaci, direttori di Asl e agli amministratori
pubblici di assicurare, ed essere in grado di comprovare,
il rispetto dei principi applicabili al trattamento dei dati
personali.
Molte delle norme previste dal Codice della Privacy
rimarranno valide, ma è necessario tenere ben presente
che i nuovi adempimenti non saranno derogabili e
occorre adeguarsi al più presto, mettendo mano a diversi
aspetti. Soprassedendo per un momento sulle incognite
legate all’individuazione dei Digital Protection Officer o
Responsabili della Protezione Dati, che dovranno accertare
e accompagnare le attività in materia di trattamento dei dati
in tutte le Amministrazioni Pubbliche ma che, nella maggior
parte dei casi, non sono stati ancora individuati, esistono
misure che rivestono importanza critica, basate sul criterio di
responsabilità e analisi del rischio.
Esperti del settore, come l’Avvocato Ernesto Bellisario,
mettono in guardia le Amministrazioni, per esempio,
sull’analisi dei contratti secondo la logica del privacy by
default: le Amministrazioni dovranno garantire tutte
le misure tecnico/organizzative adatte a minimizzare i
rischi di uso improprio delle informazioni e di tutela
dei dati personali, sin dalla fase di progettazione dei
servizi e dei processi. Pertanto, dovranno fare attenzione
a contrattualizzare i requisiti di sicurezza come elemento
intrinseco della fase progettuale con i fornitori esterni per
software e servizi informatici. In realtà, come sottolinea Bellisario,
sarà opportuno andare a rivalutare, anche dal punto di vista della
sicurezza dell’informazione, tutti i contratti in essere. perché, in
effetti, tutti i servizi dopo la data del 25 maggio 2018 dovranno
fare esplicito riferimento al nuovo Regolamento.
Altra novità è quella che porterà le Amministrazioni alla
revisione delle informative e dei consensi. Nella gran parte
dei casi il trattamento dei dati da parte delle PA non richiede
un consenso esplicito in quanto risponde ad obblighi
normativi direttamente legati alle funzioni istituzionali
dell’Amministrazione. Tuttavia, sarà necessario provvedere ad
una revisione attenta delle informative rilasciate ai cittadini,
perché queste dovranno essere sintetiche ma pienamente
esplicative. L’informativa, insomma, non dovrà essere vista
come un mero adempimento burocratico.
È l’addio a quelle declaratorie incomprensibili e spesso non
revisionate dalle Amministrazioni.
Il GDPR, se applicato, si annuncia come un grande
programma di revisione e adattamento dei processi
informativi e di innovazione tecnologica, con tutta la serie
di cambiamenti richiesti, come la revisione dei processi,
la valutazione degli rischi, l’adeguamento dei servizi e
l’individuazione dei profili professionali per il quale il tempo
a disposizione sembra decisamente poco.
Privacy, un diritto per i cittadini d’Europa
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