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Officelayout 169
aprile-giugno 2017
RISORSE UMANE
Ricordate quando da bambini si giocava al gioco
delle sedie? Si accendeva la musica, si mette-
vano tante sedie quanti erano i giocatori meno
uno e, appena la musica si interrompeva, chi non
riusciva a sedersi veniva eliminato, a questo pun-
to si toglieva un’altra sedia e il gioco continuava
fino a che non ne rimaneva soltanto uno.
Nelle organizzazioni sta metaforicamente suc-
cedendo la stessa cosa. La digitalizzazione e
lo smart working creano una grandissima op-
portunità win win per aziende e dipendenti e
gli spazi di lavoro si trasformano, secondo la
logica dell’activity based working, in luoghi che
facilitano innovazione, creatività e collabora-
zione. Inoltre, lavorando in mobilità e grazie al-
l’introduzione del desk sharing, si può ridurre
il numero delle postazioni con un saving sui co-
sti degli spazi.
Senza però un progetto di riorganizzazione in-
tegrato e un pieno coinvolgimento delle persone
c’è il rischio di vanificare questa occasione unica
e di far percepire questo grande cambiamento
solo come una ‘perdita’ trasformando il desk sha-
ring in un grande gioco delle sedie dove qual-
cuno rimane in piedi, e lo smart working in una
scusa per tagliare i costi. Non solo svantaggi per
il desk sharing, molti i plus di questa policy, come
emerge dal box a pag 25.
In questo articolo cercherò, sulla base dei più
recenti studi in materia, di analizzare l’impatto
di desk sharing e clean desk policy su identità,
benessere e produttività.
Il ruolo della personalizzazione
su benessere e produttività
Le persone personalizzano il proprio spazio,
lo rendono più simile alle proprie esigenze,
lo arricchiscono con immagini appese alle pa-
reti o foto sulla scrivania. La personalizzazio-
ne crea il connubio tra identità individuale e
identità organizzativa.
Un interessante esperimento di due ricercatori
inglesi, aiuta a capire meglio l’impatto dell’am-
biente di lavoro su benessere e produttività
(cfr.
“The Relative Merits of Lean, Enriched, and
Empowered Offices” - C.Knight, A.Haslam
).
I due psicologi hanno allestito 4 diverse tipo-
logie di spazio in cui far completare ai parte-
cipanti delle semplici attività.
• Lean Office
- il primo scenario prevedeva
un ufficio lean secondo le logiche del raziona-
lismo tayolorista: uno spazio austero con
scrivanie sgombre a parte un foglio e una ma-
tita e una sedia pieghevole.
• Enriched Office
- nel secondo lo spazio ve-
niva arricchito da elementi decorativi come
piante, stampe di opere d’arte e fotografie.
• Empowered Office
- nel terzo veniva data
la possibilità di allestire gli oggetti presenti a
proprio piacimento, usandoli tutti o nessuno.
• Disempowered Office
- nel quarto scena-
rio l’ufficio empowered veniva ri-allestito
dall’esaminatore.
Dai risultati dell’esperimento emerge che i livelli
produttività, benessere, identità organizzativa
e comfort si incrementano nei primi tre scenari
e crollano nell’ultimo dimostrando che l’am-
biente fisico di lavoro ha un forte impatto sulle
persone. Un ambiente piacevole, colorato e
con elementi decorativi rende le persone più
felici e più produttive ma la variabile determi-
nante risulta essere per i lavoratori avere il con-
trollo e la libertà di poter personalizzare il pro-
prio spazio. Un altro dato interessante emerso
è la connessione tra spazio, organizzazione e
attività: a chi non piaceva l’ufficio, non piaceva
nemmeno l’azienda in cui lavorava e le attività
che stava svolgendo.
In un altro interessante esperimento pubblicato
dal Journal of Environmental Psychology (cfr.
“My space: a moderated mediation model of
the effect of architectural and experienced pri-
vacy and workspace personalization on emo-
tional exhaustion at work” G.Laurence, Y.Fried,
L.Slowik – 2013) viene dimostrato come la per-
Ordine
VS