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marzo 2014
anche se i confini tra i diversi ambiti di intervento si
fanno sempre più labili) possono gestire in manie-
ra ecace il progressivo aumento di complessità
generato da interazione sempre più stretto tra un
numero crescente di stakeholder che utilizzano una
gamma di canali e strumenti sempre più variegata.
L’andamento del mercato italiano
Una volta delineato lo scenario, è opportuno guar-
dare un po’ più da vicino l’andamento del mercato
italiano, aiutandoci con l’edizione 2013 del rappor-
to Assinform, realizzato da NetConsulting, riferita
all’andamento del 2012. Secondo questo prestigio-
so osservatorio uno dei principali comportamento
delle aziende italiane nel periodo in esame è stato
quello di concentrarsi sull’ottimizzazione dei co-
sti di gestione dell’IT, e la pressione sui costi ha
accelerato i progetti di razionalizzazione applica-
tiva: questo spesso ha significato l’abbandono di
applicazioni custom a favore di business suite più
complete e articolate.
Un altro aspetto interessante riguarda la trasposi-
zione delle funzionalità applicative su dispositivi
mobili: qui la sfida è associare per ruolo e device
le corrette informazioni, per migliorare i processi
di business. Anche la velocità di accesso alle infor-
mazioni risulta essere un fattore critico di successo,
ed è per questo che cominciano ad aermarsi le
tecnologie in-memory.
L’importanza del canale
Nel nostro Paese la presenza di operatori locali,
spesso focalizzati su una specifica geografia o seg-
mento di mercato, continua ad essere significativa:
si tratta in genere di software house che riescono
a garantire ancora il valore aggiunto della prossi-
mità e della specializzazione verticale, ma faticano
a modernizzare la propria piattaforma. Per contro,
le grandi multinazionali tendono ad ampliare la co-
pertura funzionale delle proprie soluzioni, puntando
alle verticalizzazioni, anche attraverso il raorza-
mento del proprio canale indiretto (sino ad arriva-
re, a volte, a vere e proprie acquisizioni). Chi opera
in prima linea risente del dicile contesto macro
economico, caratterizzato da un lato da riduzione
di progetti e tarie professionali e dall’altro da cri-
ticità di tipo finanziario, e deve ripensare il proprio
business, spostando il focus dai prodotti ai servizi.
Si può leggere in questo modo la trasformazione di
molti system integrator in cloud integrator, esperti
in grado di fornire la consulenza necessaria per mi-
grare, gestire e mantenere i vari mondi applicativi
presenti in azienda su nuove piattaforme.
Arrivano gli App store aziendali
Per sfruttare appieno i dati residenti nei singoli
applicativi le aziende devono insomma cominciare
a trattarli come una filiera unica, abbandonando i
tradizionali silos e favorendone il flusso interno ed
esterno, naturalmente nel rispetto delle competen-
ze di ciascuno e garantendo adeguati livelli di sicu-
rezza e compliance. A questo proposito uno studio
pubblicato di recente da Accenture (‘Tech Vision
2014’) sottolinea come le imprese stiano comin-
ciando a utilizzare nuove famiglie di applicativi per
ottenere maggiore agilità operativa. Secondo tale
ricerca, oltre la metà delle aziende più innovative
ha già aperto App store d’impresa, facilitando in
tal modo lo spostamento verso applicazioni sem-
plici e modulari destinate alle risorse interne e - a
tendere - all’intera catena del valore, sia a monte
che a valle.
Il fenomeno degli App store aziendali, per quanto
ancora circoscritto alle organizzazioni più struttu-
rate, ci riporta al punto di partenza, ovvero al fat-
to che gli applicativi devono diventare sempre più
‘user centrici’, anché ne vengano sfruttate appieno
le potenzialità. Perché, non dimentichiamolo, non
sono pochi i sistemi informativi ‘specializzati’ ancora
oggi ampiamente sotto-utilizzati, vuoi per pigrizia,
vuoi per un’eccessiva complessità che intimorisce
gli utenti privi di skill tecnici adeguati.
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