
nuovo Regolamento. Preventiva deve essere la protezione dei
dati, bisogna prevenire il rischio per i cittadini.
Fino a che punto è ancora corretto distinguere dati sensibili e
quelli ritenuti meno rilevanti?
Ci sono alcuni dati che per la loro natura hanno un
impatto e possono recare pregiudizio maggiore. Quello
immediatamente più rilevante è relativo allo stato di salute
ma altrettanto rilevante ancora oggi è sicuramente il dato
giudiziario, così come il complesso dei dati biometrici che col
nuovo regolamento entrano dentro la categoria di questi dati
particolarmente delicati. Lo stesso considera sensibili anche
dati sugli orientamenti politici, sugli orientamenti sessuali,
sindacali ecc... In alcuni dei Paesi dell’Unione, neanche in
tutti, sono sempre di più considerati dati di cui non si deve
essere particolarmente gelosi perché esiste una condizione di
libertà, di maturità culturale che ci rende liberi. Non si può
però escludere che ancora oggi la diffusione la divulgazione
di quelle informazioni possa recare pregiudizio alle persone e
quindi questi dati hanno un tasso di delicatezza maggiore e
richiedono un percorso di garanzia ancora più rigoroso. Ma
noi dobbiamo sempre pensare in base a dati che trattiamo e
al sistema e alle finalità per cui li trattiamo e in quali contesti
lo facciamo. I titolari del trattamento dovranno fare una
valutazione preliminare d’impatto e misurare il rischio che
il loro trattamento può portare. Se uno tratta un dato che
non è sensibile, ma lo tratta in un contesto con un sistema
di accessi che può produrre rischi per i diritti dei cittadini,
dovrà anche in quel caso prendere adeguate misure di tutela.
Rimane in piedi anche nel nuovo regolamento una distinzione
fra alcuni dati considerati più importanti, però tutti sono
importanti perché tutti concorrono a definire, a proiettare nella
dimensione digitale pezzi della nostra persona.
Si dice digitale spesso si pensa ancora virtuale?
La dimensione digitale non è un mondo virtuale come ogni
tanto si continua a ripetere. Io abolirei questo termine. Lo
dico sempre virtuale da l’idea che sia quasi un gioco. No,
è una nuova dimensione della vita. Quella digitale è una
dimensione come il tempo, lo spazio, dove trascorriamo più
tempo che in quella materiale nella quale siamo abituati a
vederci e incontrarci. Proteggere le nostre persone non solo
nella dimensione materiale ma anche in quella immateriale
perché sempre noi siamo in gioco quando diventiamo
vulnerabili. Perdere l’identità digitale o alterare i dati che
ci riguardano significa mettere in circolazione una seconda
identità digitale che ci riguarda, questa tende a essere plurima
recando forte pregiudizio. alla persona materiale. Un rischio
che noi dobbiamo evitare, cercare di evitare. Naturalmente
non è un compito facilissimo ma questo è il tema della
protezione dei dati.
Quali sono gli strumenti di monitoraggio e controllo del
rispetto della normativa?
Con il GDPR (General Data Protection Regulation) avremo
un grande alleato che è il Titolare del trattamento che ha
obblighi così severi e rischi per sé così elevati che dovrà
preoccuparsi di semplificare il nostro lavoro. Tuttavia rimane
in piedi un sistema di verifiche e di controlli a partire dalle
segnalazioni che noi riceviamo ma che si accompagna anche
all’attività ispettiva che programmiamo semestralmente sulla
base dell’evoluzione del contesto e di diverse valutazioni.
In queste attività siamo affiancati dalla Guardia di Finanza
con la quale abbiamo ormai da vent’ anni una convenzione.
Un ausilio molto importante che ci permette di svolgere con
regolarità l’attività di controllo sia nel settore pubblico che in
quello privato. La Guardia di Finanza ha un suo nucleo che
Intervista a
Antonello Soro
I dati costituiscono la proiezione
digitale delle nostre persone
e insieme ne manifestano la
vulnerabilità...
18
innovazione.PA
|
01-02/2018
| ANNO XV GENNAIO - FEBBRAIO