
rende meno attenti nella tutela di quelle informazioni che
mettiamo in rete. L’idea che la rete sia un enorme piazza
pari all’intero pianeta e che quelle informazioni rimangano
nella disponibilità della rete e quindi di tutti per un tempo
infinito, non limita le attività tipiche via web. Questo avviene
anche in soggetti che ben conoscono i rischi che si celano
nella rete. Ma si continua a postare immagini di se stessi
o quelle dei propri figli. Insomma si continua a pubblicare
sui propri account social informazioni personali, riservate,
arrivando in alcuni casi a forme, che noi riteniamo estreme,
di chi posta immagini della propria vita intima, immagini di
atti sessuali consumati con la propria partner, chi attraverso
la rete fornisce informazioni che causano effetti devastanti
e così via. Tutto accade in questo utilizzo bulimico della
rete, della socialità digitale. E questa è solo una parte del
problema. Poi esiste un altro versante della questione, con
particolare riferimento alla Pubblica Amministrazione e
alla sua gigantesca raccolta di informazioni che viene fatta a
tutti i livelli territoriali e amministrativi: governo, istituzioni
preposti alla gestione dei servizi pubblici. Questi raccolgono
le informazioni generali che successivamente divengono
fattori di sorveglianza globale quando hanno la finalità della
sicurezza. Per cui tra le migliaia di telecamere poste in uffici,
strade, piazze, centri storici, in ogni accesso ai pubblici locali,
ecc… e la raccolta dei dati relativi ai nostri obblighi fiscali fino
alle nostre condizioni previdenziali, insomma l’universo delle
prestazioni della PA, passa attraverso l’immissione digitale di
informazioni sempre più estese della nostra vita. Si tratta di un
necessario adempimento allo scopo di modernizzare e rendere
più efficienti i servizi offerti dalla PA. Ma questo obbiettivo
esige che chi raccoglie queste informazioni le deve trattare con
la consapevolezza di avere nel proprio server non informazioni
oscure e incomprensibili ma tutta la nostra vita. Quindi deve
avere forte la responsabilità nel difendere e proteggere tali dati
e renderli inaccessibili a tutti coloro che non hanno alcun
titolo per accedervi.
Dal prossimo 25 maggio entra il scena in tutta l’Unione
Europea il GDPR (General Data Protection Regulation)
Cosa cambierà?
Come abbiamo detto da oltre vent’anni la nostra Pubblica
Amministrazione è impegnata normativamente alla tutela
delle informazioni. Ma dal 25 di maggio, con l’introduzione
della normativa europea tali dispositivi di legge saranno
ancora più stringenti anche se, è bene ricordarlo, i capisaldi
per la protezione dei dati è in gran parte già definita dal
nostro codice e dalla applicazione direttiva preesistente. Non
tutte le Pubbliche Amministrazioni sono state al passo con
quegli obblighi: ve ne sono alcune che hanno manifestato
grande capacità di sistemi di misure logiche organizzative
adeguate a questa necessità e ve ne sono altre che lo sono
state di meno. Naturalmente il rischio per le persone, è
differenziato a seconda del dato che l’amministrazione tratta.
Clamoroso, ma non è l’unico, è il dato sulla salute. Ciò
che è contenuto nel nostro fascicolo sanitario elettronico
è talmente delicato che una alterazione delle informazioni
contenute potrebbe essere anche letale per la nostra persona.
Se lei affida al fascicolo sanitario elettronico il suo gruppo
sanguigno e per una qualsiasi ragione quel dato anche solo
per errore venisse modificato, se lei dovesse aver bisogno di
una trasfusione la sua vita sarebbe a rischio. Non stiamo
parlando di un rischio astratto, ma di un rischio reale che
riguarda la vita fisica. E il passaggio tra fisico a digitale è
strettissimo e questo vale per tanti altri settori.
Il tema che si pone è quello di creare una cultura della
protezione dei dati, e promuovere la conoscenza delle
norme previste dall’Europa. Norme che ribaltano lo schema
del vecchio ordinamento che prevedeva che ai titolari
del trattamento dei dati venisse affidato il compito di
garantire le misure minime di sicurezza, riservando poi a
casi speciali le prescrizioni del garante che aggiungevano
misure di tutela maggiori. Il principio fondativo del nuovo
Regolamento è quello della contability, cioè il titolare del
trattamento, l’amministratore del Comune, dell’Asl, il
ministro, il presidente dell’Inps o di qualunque altro ufficio
pubblico, deve garantire misure adeguate al rischio che
quel trattamento dei dati comporta per la libertà e diritti
delle persone. Non solo va garantito, ma deve essere in
qualunque momento dimostrare che è stato fatto tutto quello
che era necessario. Questa nuova disposizione normativa
prevede, in caso di inadempienze, anche un sistema di
accertamenti, di misure, di obblighi che possono portare a
provvedimenti sanzionatori molto severi. Dal 25 maggio il
sistema sanzionatorio vale per tutti. Noi confidiamo che il
legislatore nazionale, che su questo ha una riserva di legge,
voglia confermare quanto già oggi esiste: anche il soggetto
pubblico è tenuto a pagare sanzioni come i privati e queste
vanno fino a un massimo del 4 per cento del fatturato o
a 20 milioni di euro. Quindi la sfida oggi è nella rapida
trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione
ma parallelamente nel prevedere un enorme investimento
nella protezione dei dati. Si tratta di un investimento
culturale, economico e di risorse umane. L’investimento
in protezione dei dati si rivelerà non più un costo, perché
la sicurezza dei dati trattati ha un grande valore non
solo democratico e civile ma anche un valore economico.
Quindi chiunque abbia questa responsabilità deve sapere
che sta maneggiando un bene molto prezioso e che se non
fa il suo dovere deve risponderne. Il nuovo regolamento
prevede l’obbligo di segnalazione,
Data Bridge Notification
,
di una intervenuta violazione. Questo obbligo nell’attuale
disciplina era riservato esclusivamente agli operatori
delle telecomunicazioni, mentre dal prossimo maggio
riguarderà chiunque. Noi abbiamo un po’ anticipato già
questi obblighi per la Pubblica Amministrazione in Italia.
Con il nuovo regolamento chiunque abbia notizia di una
intervenuta violazione dei dati all’interno della propria
attività ha l’obbligo di informare il Garante e di rendere
edotti anche gli utenti cittadini che quei dati hanno affidato
all’ Amministrazione. Scatteranno poi verifiche e controlli
ma a differenza di quelli che oggi già facciamo non saranno
più a posteriori, ma preventivi come prevede lo spirito del
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innovazione.PA
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01-02/2018
| ANNO XV GENNAIO - FEBBRAIO