
problema dell’inquinamento acustico; solo successivamente
si è arrivati a proporre i box acustici, architetture semoventi,
con una facile gestione dello spostamento in quanto elementi
indipendenti non ancorati né a pavimento, né a so tto”.
Pone l’accento sulle performance acustiche
Vittorio Veggetti
,
direttore generale di Citterio
: “da azienda produttrice di pareti
abbiamo rilevato la crescente richiesta, da parte di utenti e
progettisti, di aree di incontro con performance acustiche
garantite. Esigenza a cui è di cile dare risposta con la parete
mobile essendo un elemento che si inserisce in contesti
dove sono presenti variabili determinate da controso tti,
pavimenti, impianti e setti realizzati in corso d’opera che
rendono di cile stabilirne, a priori, le performance
di fonoisolamento. Diverso invece il discorso del box
acustico, sistema autoportante con elementi verticali e
orizzontali di copertura che vengono assemblati a formare
un’architettura nell’architettura, con prestazioni di
fonoisolamento e fonoassorbimento garantite dall’azienda
produttrice attraverso test che prendono in considerazione
l’intero sistema”.
“Lo sviluppo dei box acustici segue i principi del marketing
moderno, rispondendo a una precisa richiesta del mercato
– puntualizzano gli architetti
Giovanni Albera e Mirjana
Rikalo
, dello studio Albera e Monti associati, designer del
prodotto Chakra di Universal Selecta
–. L’idea di partenza era
produrre sistemi facili da ordinare e da montare, con diverse
possibilità di con gurazione, dalla piccola sala riunione ad
ambienti più grandi, eventualmente integrabili con pareti
impacchettabili interne per incrementarne ulteriormente
la essibilità. Non si tratta di prodotti derivati dalla parete
mobile, ma di sistemi di nuova concezione, sviluppati su scala
industriale e forniti con un kit di montaggio in modo da
poter essere installati autonomamente. L’input era sviluppare
un prodotto che non si limitasse ad avere come bacino
d’utenza gli u ci, ma uno spettro più ampio di destinazioni
d’uso, per di erenziare la produzione, o rendo box acustici
per applicazioni in stazioni, aeroporti, centri commerciali,
ecc. Il prossimo traguardo sarà lo sviluppo di versioni per
esterni resistenti alle intemperie”.
Tipologie e essibilità d’uso
Dalla phone booth arredata con mensola e sgabello,
alla meeting room con tavoli riunione e tecnologie di
comunicazione, dal corner commerciale con divanetti e
tavolino basso alle aree service con attrezzature di stampa…
i box acustici rispondono a diverse necessità d’uso attraverso
soluzioni modulari che possono essere allestite con arredi,
dotazioni tecnologiche, impiantistica e soluzioni acustiche
di erenziate. Infatti, pur con dimensioni sse a catalogo, tali
soluzioni facilitano non solo la scelta e l’installazione, ma
anche eventuali spostamenti o cambiamenti in corso d’opera.
L’architetto Veggetti racconta a proposito della famiglia di
prodotti Citterio Sound System: “il sistema si compone di
elementi modulari autoportanti che o rono un ampio range
di con gurazioni, a partire dal box più piccolo, 1x1m, che
è sostanzialmente una cabina telefonica, arrivando a quello
intermedio, 3x3 m, sino a quello più grande di 6x6 m. Anche
Comfort acustico ottimale
Che si tratti di trattenere il rumore all’interno per
non disturbare i colleghi durante una riunione o
una telefonata, o di lasciarlo fuori per isolarsi dal
brusio di sottofondo dell’open space, l’acustica
rappresenta il vero valore aggiunto di phone booth
e meeting box, presenti sul mercato.
Con l’ingegnere
Ezio Rendina
, progettista acustico
di V.I.V.A. Consulting
, approfondiamo le prestazioni
richieste a queste soluzioni progettuali.
“I box devono garantire due aspetti acustici – precisa Rendina –,
un’adeguata privacy in trasparenza, cioè un corretto isolamento
acustico pur mantenendo la visibilità verso l’esterno, e un comfort
ambientale adeguato al luogo. Comfort che deve essere correttamente
parametrato perché il nostro cervello si attende un clima acustico
adeguato in funzione del luogo ci troviamo. Ad esempio, se siamo in
una caverna diamo per scontato di sentire una certa eco, mentre se ci
troviamo all’aperto in un prato ci aspettiamo di non sentire eco. Quindi,
in ogni situazione, ci aspettiamo una precisa risposta sonora che la
progettazione acustica deve garantire”.
Con questa chiave di lettura,
come si caratterizza l’offerta del mercato?
Ci sono grandissime differenze fra le varie proposte. Da una ricerca
di mercato sulle prestazioni delle diverse soluzioni, abbiamo notato
che in alcuni casi non c’è una grossa attenzione verso la correzione
acustica interna al box che quindi soffre per gli elevati tempi di
riverbero. In altri casi, al contrario, si ha un eccessivo assorbimento
acustico, con un effetto di silenzio assoluto, ugualmente fastidioso per
chi vive questi ambienti. È quindi fondamentale dosare correttamente i
materiali fonoassorbenti per avere la giusta risposta acustica.
Anche il fonoisolamento deve essere frutto di un lavoro ‘certosino’,
trattandosi di box componibili vi deve essere infatti una cura
professionale di ogni minimo dettaglio, relativamente agli agganci e
all’accostamento fra gli elementi del sistema, perché se ci si perde su
questi particolari ne risente la prestazione globale. Basti dire che in
sperimentazioni condotte si è rilevato che con vetrocamere fessurate
di soli due decimi di millimetro, c’è una riduzione delle prestazioni di
fonoisolamento di circa 12 dB, che è tantissimo.
Va inoltre considerato che il box acustico si appoggia sul pavimento
sopraelevato, solo in alcuni casi dispone di un proprio pavimento, e
siccome il vuoto sotto il pavimento è un ottimo trasmettitore di rumore,
il box deve avere un pavimento con alto potere fonoisolante. Vanno
poi curate con particolare attenzione le interruzioni delle vibrazioni
da calpestio, utilizzando gomme con una particolare resilienza che
posizionate sotto la piastra del box lo isolano dal pavimento sottostante.
Un altro aspetto da tenere sotto controllo è il ricircolo dell’aria che
non deve diventare veicolo di trasmissione dei suoni, motivo per
cui vengono create trappole sonore, cioè percorsi tortuosi e con
rivestimenti fonoassorbenti attraverso i quali passa l’aria senza
perdere velocità, ma non i suoni.
A quali parametri bisogna fare riferimento
per ottenere una condizione acustica ottimale?
Un riferimento sono gli standard BREEAM che raccomandano 35 dB
di fonoisolamento; un valore più che sufficiente se si tiene conto che,
in virtù della trasparenza, vi è un controllo visivo che permette di
verificare che non ci siano persone nelle vicinanze ad ascoltare quello
che viene detto nel box acustico.
Per quanto riguarda il comfort acustico interno, abbiamo elaborato
curve dei tempi di riverbero in funzione delle frequenze delle onde
sonore che a nostro avviso rappresentano lo stato ottimale per la
permanenza nel box. Trattandosi di prodotti componibili le curve
variano al variare della geometria interna della meeting box.
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Officelayout 170
luglio-settembre 2017