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a cura di Maria Cristina Farioli

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R

ecentemente mi è capitato che tra la scadenza di un leasing

e l’altro per l’auto dovessi aspettare un mese, situazione

che inizialmente mi ha messo nel panico: come faccio a

muovermi? Poi riflettendo mi sono detta che forse sarebbe

stata la volta buona per mettere in pratica quello che ho tanto

raccontato come rivoluzionario ed innovativo ovvero la “sharing economy”.

L’economia basata sulla condivisione, nel caso specifico la possibilità di

muovermi non avendo un mezzo proprio, ma utilizzando un mezzo messo a

disposizione o dal comune o da alcune nuove società (start - up).

Mi si è aperto un mondo, semplice con un click… forse due e qualche euro.

Così orgogliosa con la sacca sulle spalle sono andata in palestra con

Mobike, una start-up cinese con 8000 biciclette distribuite in qualsiasi

luogo a Milano senza la necessità di punti di raccolta in rastrelliere. Ho

scaricato l’app, caricato poche euro, via georeferenziazione ho trovato la

bicicletta più vicino a casa mia, con l’app ho fotografato il codice QR che

teneva il lucchetto chiuso e via! Arrivata a destinazione lascio la bicicletta

in un angolo, chiudo il lucchetto e mi viene calcolata la spesa di 0.40€.

Ho usato una bicicletta non mia e l’ho pagata solo per quegli 8

minuti di pedalata.

È questa la sharing economy? La possibilità di utilizzare un bene senza

averne il possesso e pagarlo per il consumo che se ne fa attraverso una

piattaforma digitale che fa incontrare domanda ed offerta.

In realtà è molto di più e concettualmente non è una grande novità

già in altri momenti storici come nel periodo della rivoluzione

industriale o negli anni ‘50 dopo la grande guerra si scambiavano

beni e si cercava di ottimizzarne l’uso. La vera differenza oggi è la

tecnologia digitale che ne amplifica la conoscenza e l’utilizzo.

Così

Mario Maggioni

nel suo libro

“La sharing economy”

cerca con

metodo accademico di guardare in modo neutrale il fenomeno, riportando le

sue evoluzioni e rivelandone la reale complessità. Mentre

Davide Pellegrini

in

“Sharing Economy”

, seppur introduca lo stesso titolo in realtà va oltre

la sharing economy inserendola in un contesto più ampio e considerandola

una dei prodotti più solidi di quella che è la nuova economia collaborativa

costruita su comunità che condividono lo stesso futuro, basata su nuovi

modelli più flessibili ed esaltata dalle piattaforme digitali.

Ciò che risalta in entrambi i libri non è soltanto la necessità di conoscere

bene il fenomeno, ma di poter proteggerne il valore e accelerare le

potenzialità ancora inespresse attraverso lo sviluppo di un quadro

normativo specifico ed abilitante.

Quindi la preparazione, l’apertura e collaborazione della Pubblica

Amministrazione è e sarà fondamentale. Per questo ho voluto inserire in

rassegna

“Pubblica amministrazione digitale. Nuove tecnologie a

servizio del cittadino”

di

William D. Egger

che, in duecento pagine,

stila una guida pratica per affrontare il cambiamento digitale in modo

radicale, graduale e consistente mettendo così in luce che non si stà

parlando di una sostituzione della tecnologia analogica con quella digitale,

ma di concepire una PA totalmente nuova.

Credo che in un clima pre-elettorale una riflessione sull’innovazione ed in

particolare l’innovazione digitale meriti spazio, attenzione e riflessione da

parte di tutte le forze governative e non, che vorranno imprimere un passo

e un’accelerazione al nostro paese.

Buona lettura

La Sharing Economy

Chi guadagna e chi perde

di Mario A.Maggioni

2017, Mulino

> Euro 11

“La sharing economy è il valore derivante

dal rendere risorse sottoutilizzate accessi-

bili on line ad una comunità, riducendo la

necessità di possedere tali risorse da parte

degli individui”

Questa è la definizione che il prof. A.Mag-

gioni sceglie tra le tante analizzate nel suo libro che è orientato a mettere

ordine tra definizioni, attori e modelli. Un tentativo a volte eccessivo nel voler

inquadrare in matrici, le dinamiche di funzionamento per trovarne una clas-

sificazione nel contesto economico attuale.

Infatti, egli stesso quando arriva alle conclusioni riconosce che il fenomeno è

in veloce e costante evoluzione tale per cui giungere ad una tesi definitiva ed

organica è impossibile.

E guarda un po’, rimanda alle

“mani, menti e cuori delle persone”

su come

indirizzare questa innovazione: se al bene comune oppure no …

Ma facendo un passo indietro al corpo centrale del testo è interessante l’a-

nalisi che viene articolata in modo scientifico e neutrale per uscire dai luoghi

comuni e soprattutto dagli stordimenti cui spesso la comunicazione ci espone.

Chi non ha sentito parlare in toni enfatici almeno una volta di Uber o Airbnb?

Come se tutta la sharing economy fosse lì e limitata a quei pochi nomi.

La realtà è ben diversa e con Maggioni capiamo che questo nuovo model-

lo economico in realtà è stato presente nella storia in diversi momenti e

nazioni e spesso nasceva dalla necessità di reagire a un ambiente ostile

e dall’appartenenza a qualche forma di aggregazione. Ma la sharing eco-

nomy diventa universalmente riconoscibile nel 2008 all’indomani della

grave crisi finanziaria ed in coincidenza con l’introduzione del primo ipho-

ne e l’affacciarsi dei social network.

Mentre I “Millenials” rappresentano la generazione più incline a inventare

nuovi modelli di sharing economy o a farne uso, così come anche alla ricerca

di risposte alternative alla fine del capitalismo ed al posto di lavoro fisso.

Continuando il percorso di analisi proposto da Maggioni emergono però tante

domande e dubbi: se da un lato la sharing economy è nuova fonte di lavoro

dall’altro come questo lavoro è tutelato? Quante sono oggi le realtà di sharing

economy? 25 piattaforme in Italia. Assistiamo a una nuova concentrazione ed

il piccolo sempre e comunque è destinato a sparire? Quali sono le garanzie

su prodotti e servizi?

Diversi i punti interrogativi che emergono ed una sola è la strada indicata:

quella della necessità di avere un quadro normativo nuovo che sostenga e

faciliti la nuova imprenditorialità, ma anche che protegga i lavoratori e il con-

testo in un regime di libera concorrenza.

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innovazione.PA

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01-02/2018

| ANNO XV GENNAIO - FEBBRAIO