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Officelayout 169
aprile-giugno 2017
tre viaggiano in treno o in auto, mentre stanno
in famiglia o mentre passeggiano.
Man mano che i digitali conquisteranno posti
di comando, tutta la mentalità aziendale cam-
bierà e con essa gli uffici che saranno spazi
aperti e fluidi, concepiti per le persone che
hanno effettiva necessità di lavorare insieme fi-
sicamente. Laddove non esiste questa neces-
sità, il lavoro sarà svolto dove è più consono
per il lavoratore.
La destrutturazione del tempo e dello spazio è
la nuova possibilità che consente di ibridare il
lavoro con il tempo libero, lavorando per obiet-
tivi, risparmiando tempo e spazio, riducendo la
micro-conflittualità, l’inquinamento, la conge-
stione e la manutenzione urbana, gli incidenti
sul lavoro e nel traffico.
Come nasce la ricerca “Lavoro 2025” e
come è stata strutturata?
L’idea di approfondire, attraverso un’indagine
previsionale, la riflessione sullo stato evolutivo
del lavoro e sul suo più probabile futuro proiet-
tato al 2025, nasce da due parlamentari del
Movimento 5 stelle, Claudio Cominardi e Ti-
ziana Ciprini, deputati della Commissione La-
voro della Camera.
Per effettuare previsioni di medio periodo, da ela-
borare con una certa rapidità e con sufficiente
affidabilità, è risultata preferibile la metodologia
che va sotto il nome “Delphi”. Come prima tappa
è stato individuato un panel di undici prestigiosi
esperti di lavoro sotto il profilo del diritto, della
sociologia, della medicina, dell’ economia, ecc.
ai quali è stato chiesto di fornire il proprio con-
tributo di idee rispondendo a due questionari,
alla distanza di un mese circa l’uno dall’altro.
Non c’è aspetto del lavoro che non sia stato
analizzato con puntualità e scrupolo, in parti-
colar modo il rapporto tra lavoro e tecnologia,
sindacato, impresa, organizzazione, ecc.
Naturalmente il focus rimane quello dell’occu-
pazione. Aumenterà l’occupazione con le
nuove tecnologie? Come si lavorerà in futuro?
Nel suo libro “Lavorare gratis, lavorare tutti”
propone che i disoccupati irrompano sul
mercato del lavoro offrendo la propria opera
gratuitamente, in modo da portare a una re-
distribuzione dell’occupazione?
Parto dal presupposto ineludibile che non si può
andare avanti con tre milioni di disoccupati e tre
milioni di inattivi; quindi 6 milioni di persone che
vorrebbero lavorare ma non trovano lavoro. È di-
sperante per un giovane vedere che, quando
suona la sveglia alla mattina, il padre esce per
andare a lavorare, la madre esce per andare a
lavorare, e lui è costretto a rimanere a casa.
Cosa si può fare? Credo che in un mondo che
fa dipendere tutto dal lavoro, cioè la possibilità
di consumare, di avere una casa, di sposarsi, di
avere dei figli … togliere il lavoro significa to-
gliere ogni dignità alla persona.
Nel 2000 l’occupazione era al 57,1%; oggi,
dopo 17 anni, si attesta sulla stessa percen-
tuale. Mi sono chiesto come mai. Uno dei mo-
tivi è la quantità di lavoro che facciamo. Se
confrontiamo la situazione italiana con quella
della Francia e della Germania capiamo perché
in quei Paesi c’è meno disoccupazione. In Italia
mediamente si lavora 1765 ore all’anno, in
Francia 1482 e in Germania 1371. Quindi un
Italiano fa 243 ore più di un francese e 354 ore
più di un tedesco. Se gli italiani lavorassero se-
condo le ore dei francesi avremmo pratica-
mente 4,5 milioni di posti di lavoro in più; se
lavorassimo con l’orario dei tedeschi, i posti di
lavoro in più sarebbero 6,5 milioni.
Ma come fare affinché gli occupati cedano un
po’ di ore di lavoro ai disoccupati? La mia è una
proposta di rottura, che mira a creare uno
shock nel mercato del lavoro, oggi immobile.
Penso infatti che per realizzare l’obiettivo “la-
vorare meno per lavorare tutti”, ai disoccupati,
che non hanno nulla da perdere tranne la di-
soccupazione, non resti altra scelta che scom-
paginare lo status quo, offrendo gratuitamente,
attraverso una piattaforma informatica, le loro
prestazioni a chiunque ne abbia bisogno. Que-
sto, naturalmente, non a tempo indeterminato
ma come momento di protesta, simmetrico a
quello in cui i lavoratori scioperano. Come i la-
voratori occupati per protestare, sospendono
il proprio lavoro per uno o più giorni, così i la-
voratori disoccupati, per protestare, lavorano
gratuitamente per uno o più giorni. In tal modo
la legge della domanda e dell’offerta verrebbe
rapidamente smantellata e, per porre rimedio
e uscire da questa situazione critica, il sistema
sarebbe costretto a venire a patto con i disoc-
cupati ridistribuendo le ore di lavoro in modo
equo tra tutti gli offerenti.
Un altro tema a lei caro è quello di ”ozio
creativo” …
Nella società post-industriale in cui la creati-
vità predomina sulla esecutività, l’ozio, visto
per lo più come un momento infruttuoso, può
trasformarsi in una risorsa preziosa, che ci
permette di guardare le cose da una prospet-
tiva diversa.
Va fatta una distinzione rispetto al lavoro
dell’operaio legato al concetto di fatica, il la-
voro impiegatizio che è intellettuale ma di
tipo esecutivo, e il lavoro intellettuale di tipo
creativo svolto dagli scienziati, dai manager,
dai giornalisti, ecc. Si tratta di funzioni
espressive per loro natura, che non si pre-
stano a essere imbrigliate in luoghi, proce-
dure, tempi e ritmi predefiniti rigidamente.
Essi possono esprimersi ovunque e dovun-
que, attraverso un’attività che può essere ri-
condotta al concetto di “ozio creativo” in cui
lavoro, studio e gioco si confondono tra loro,
si destrutturano nel tempo e nello spazio, si
femminilizzano, si organizzano per obiettivi,
dipendono soprattutto dalla motivazione.
Nella società postindustriale dunque è pro-
prio l’“ozio creativo” ad assumere un ruolo
da protagonista, permettendoci di cambiare
le nostre abitudini grazie anche alle nuove
possibilità offerte dalla tecnologia e dall’in-
novazione. In modo da riappropriarci final-
mente dei nostri spazi e costruire una realtà
in cui trovare il punto d’incontro tra lavoro,
tempo libero e qualità della vita.
La pubblicazione “Lavoro 2025. Il futuro
dell’occupazione (e della disoccupazione)”
inquadra le questioni fondamentali al centro di
quel delicato meccanismo di equilibrio tra
domanda e offerta che è il mondo del lavoro. Una
prima parte – La questione lavoro – descrive la
fase di passaggio dalla società industriale a quella
postindustriale e sintetizza le previsioni al 2025 di
alcune variabili macrosociali, fornendo le basi per
ipotizzare come cambierà il lavoro. La seconda
parte – I futuri possibili – raccoglie le riflessioni
degli esperti sui temi proposti. Mentre, nella terza
parte – Lo scenario più probabile – è riassunto il
succo della ricerca. Una lettura indispensabile per
capire l’occupazione di domani.