Office Automation settembre 2013 - page 3

DITORIALE
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A che punto siamo con il cloud computing in Italia? Il 2013 si è aperto
con grande speranze per tutti coloro che oggi promuovono il nuovo modello
di fruizione delle risorse IT. Queste erano confortate da più parti: prima di tutto
dal fatto che la spinta all’adozione del cloud era ormai giudicata inevitabile
vista la persistente necessità delle aziende di rivedere la struttura dei loro
costi IT; inoltre diverse ricerche di mercato sostenevano come ormai la cultura
anche nelle aziende italiane, dopo diversi anni di esposizione del tema a ogni
livello, era finalmente cresciuta e quindi la domanda aveva subito una radicale
evoluzione: “Le aziende non si chiedono più se andare nel cloud; ma quando
andarci”. Questa era la tipica affermazione che molti operatori del settore
facevano apertamente ogni volta che venivano interpellati sul tema.
A diversi mesi di distanza e quasi alla fine di questo 2013, è utile tirare un po’
le file, guardare alla realtà dei fatti e fare qualche considerazione per il futuro.
E quindi andando con ordine possiamo dire che, a detta di tutte le società
di ricerche che prima dell’estate sono ritornate sull’argomento, l’attenzione
verso il tema da parte delle aziende utenti rimane elevato: tutte le fonti
affermano, con qualche punto in percentuale di differenza tra loro, come siano
oltre i due terzi le aziende italiane che continuano a dichiararsi interessante
ad adottare in tempi brevi un servizio cloud. Inoltre il valore di questo mercato
è stimato, a seconda delle diverse fonti, tra i 500 e i 700 milioni di euro.
Le diverse previsioni convergono poi sul fatto che tale mercato nel 2013
risulterà in crescita rispetto all’anno precedente con tassi tra l’11% e il 18%.
E chi si spinge a fare previsioni per il futuro, dice che nei prossimi anni i tassi
di crescita si manterranno su questi livelli. Una buona notizia per un settore
in cui da anni, nelle sue diverse sfaccettature, non vedeva crescite a due cifre;
ma certamente se queste previsioni si avverassero, rimarremmo ancora lontani
nei prossimi anni da un mercato cloud diffuso nella massa delle aziende italiane.
Con questi numeri, si può affermare che il mercato del cloud computing italiano
è partito, anche se le stesse cifre descrivono un mercato fatto da una minoranza
di aziende utenti che hanno deciso di sperimentare il cloud in uno o più ambiti.
La gran parte delle aziende non si è ancora mossa, e questo dipende da una
serie di ragioni. Proviamo a vederne alcune:
- Se il modello del cloud computing è stato capito, non è ancora chiara quale
può essere la strada più facile per arrivare al cloud senza mettere a rischio
l’operatività delle proprie applicazioni e dell’infrastruttura IT attuale.
- Un secondo punto sono le garanzie che un fornitore è in grado di assicurare
nel tempo. Non è sufficiente far vedere un bel data center e assicurare sempre
una piena connettività a banda larga tra l’azienda cliente e la nuvola.
Se il fornitore di cloud è un partner di business, ne consegue che servono
garanzie di business, e non solo degli SLA scritti nel contratto.
- E’ vero che le aziende hanno la necessità di ridurre i costi, ed è vero che
il cloud potenzialmente può rispondere a queste aspettative. Ma le aziende
sono nate per fare business, e insieme alla razionalizzazione, vogliono vedere
la possibilità di fare nuovo business proprio grazie al cloud computing.
Questi, secondo noi, alcuni dei temi ancora irrisolti nel nascente mercato
del cloud italiano. Chi tra i fornitori avrà la capacità di dare risposte chiare
a queste domande aprirà le porte del mercato al ‘cloud di massa’,
e ne raccoglierà i frutti migliori.
Ruggero Vota
Dal cloud per pochi al ‘cloud di massa’
settembre 2013
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