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sulla motivazione

fornendo condizioni che

favoriscano il senso di appartenenza, il coin-

volgimento psicologico, l’impegno e l’autonomia.

Gli stati d’animo in uiscono sul comportamento e

sull’e ort che viene messo nel compiere un lavoro.

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sull’opportunità

fornendo spazi, servizi e

tecnologie adeguate e un sistema di regole per

promuovere l’utilizzo e garantire un equo accesso.

Possiamo aggiungere che i ruoli dei professional

in azienda non sono più legati a compiti speci-

ci, ma orientati a delineare uno scopo generale

da raggiungere con competenze trasversali che

maggiormente de niscono un lavoratore vin-

cente in una data posizione.

Non conta solo più, quindi, “saper” o “saper fare”,

ma anche “saper essere”; saper essere un buon lea-

der, un buon comunicatore, un problem solver. In

questo senso, studiare gli e etti del rumore sulla

performance diventa più complesso. Diventa in-

fatti di cile identi care metriche che misurino

l’e ettiva performance quando si fa riferimento

non solo ad attenzione e memoria rispetto allo

svolgimento di un compito, ma più in generale

alle performance sul posto di lavoro, un concet-

to più ampio, che dipende largamente dal con-

testo organizzativo in cui è calato. Basti pensare

alla terminologia che ruota attorno al concetto

di performance, sia essa riferita all’individuo, al

gruppo, o all’organizzazione: KPI, Performan-

ce management, MBO etc. Sono tali e tanti gli

strumenti e gli indicatori che vengono oggi uti-

lizzati per misurare, e ancora prima de nire, la

performance, che diventa di cile inquadrarne la

reale natura, soprattutto parlando dei fattori che

la in uenzano.

Prendiamo ad esempio la scrittura di un articolo,

sarebbe semplice se per pagare un giornalista un

editore contasse il numero di battute per misurar-

ne la performance, ma questo non farebbe il van-

taggio né del lettore né della qualità della rivista in

quanto non terrebbe conto di componenti quali la

creatività, le doti di racconto o di sintesi, la pun-

tualità delle fonti o l’autorevole punto di vista.

Rumore e performance: che fare?

Il modello activity based applicato ai nuovi u -

ci rappresenta una grande chance per risolvere il

problema del rumore. La varietà degli spazi e il

loro utilizzo in base all’attività permette infatti di

intervenire creando aree con elevate prestazioni

acustiche, dedicate ad attività di concentrazione

(focus room) o a telefonate (phone booth), men-

tre la possibilità di muoversi all’interno e all’e-

sterno degli spazi permette a chi lavora di trovare

la propria zona di comfort.

Avere un controllo sul rumore mitiga lo stress a

esso connesso, la s da più grande diventa quin-

di modi care e incoraggiare comportamenti che

invoglino a utilizzare gli spazi in modo corretto.

Occorre quindi formare le persone per accom-

pagnarle nel cambiamento verso nuovi com-

portamenti introducendo policy di utilizzo e

linee di condotta per ogni tipologia di spazio.

Ad esempio creando delle zone del silenzio per

le attività di concentrazione in cui vengano

inibite le conversazioni e le telefonate (es. li-

brary) o promuovendo in open space il mante-

nimento di un tono basso della voce. Un truc-

co utilizzato da molte aziende per rinforzare

i nuovi comportamenti è il ricorso a gra che

che ricordano i comportamenti virtuosi.

Occorre quindi rendere più e cace l’investi-

mento in spazi di lavoro puntando sulla cultu-

ra organizzativa, e in particolare sul concetto di

‘cittadinanza organizzativa’, ovvero l’insieme dei

comportamenti “individuali di tipo discrezionale

che non vengono direttamente o esplicitamente

riconosciuti da parte del sistema formale di ri-

compense e che promuovono l’e cienza e l’e -

cacia dell’organizzazione”

(Organ, 1988).

Per dirla chiaramente, uno degli obiettivi prin-

cipali che le risorse umane devono perseguire è

quello di far sì che i propri dipendenti e in partico-

lare i manager, si impegnino attivamente in com-

portamenti positivi non strettamente legati alla per-

formance, come ad esempio supportando i colleghi

in di coltà o magari riprendendo chi alza un po’

troppo il volume della voce per creare un sistema

informale di ‘sanzioni e premi sociali’ che forma-

no e rinforzano la cittadinanza organizzativa.

In questo senso, è importante che l’azienda la-

vori facilitando l’identi carsi del lavoratore con

l’organizzazione, in modo che sia ero di esserne

parte e che si metta personalmente in gioco per

migliorarla e naturalmente lo spazio sico di la-

voro è un simbolo identitario fortissimo.

Marco Favilla

Psicologo del lavoro, Co-Founder

@

Unveil Consulting

Spin-off dell’Università di Bologna, Unveil coniuga ricerca scientifica

con il miglioramento della vita lavorativa, grazie a strumenti digitali

per analizzare e valorizzare le soft-skills del personale, la rete di

comunicazione informale e molto altro.

>

www.unveilconsulting.com

Luca Brusamolino

Owner diWorkitect realtà di consulenza e progettazione

che, analizzando l’organizzazione e studiando chi sono e come lavorano le

persone, accompagna le aziende nell’avvio di progetti di smart working e nella

definizione di ambienti di lavoro efficienti ed efficaci ed esteticamente piacevoli.

>

www.workitect.it

di chi lavora in ufficio

indica il

rumore

come elemento che genera un

impatto

negativo sulle proprie attività,

creando

stress e disturbi fisici

che riducono produttività e performance fino

il

90%

al

40%

Officelayout 170

luglio-settembre 2017

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