
2
sulla motivazione
fornendo condizioni che
favoriscano il senso di appartenenza, il coin-
volgimento psicologico, l’impegno e l’autonomia.
Gli stati d’animo in uiscono sul comportamento e
sull’e ort che viene messo nel compiere un lavoro.
3
sull’opportunità
fornendo spazi, servizi e
tecnologie adeguate e un sistema di regole per
promuovere l’utilizzo e garantire un equo accesso.
Possiamo aggiungere che i ruoli dei professional
in azienda non sono più legati a compiti speci-
ci, ma orientati a delineare uno scopo generale
da raggiungere con competenze trasversali che
maggiormente de niscono un lavoratore vin-
cente in una data posizione.
Non conta solo più, quindi, “saper” o “saper fare”,
ma anche “saper essere”; saper essere un buon lea-
der, un buon comunicatore, un problem solver. In
questo senso, studiare gli e etti del rumore sulla
performance diventa più complesso. Diventa in-
fatti di cile identi care metriche che misurino
l’e ettiva performance quando si fa riferimento
non solo ad attenzione e memoria rispetto allo
svolgimento di un compito, ma più in generale
alle performance sul posto di lavoro, un concet-
to più ampio, che dipende largamente dal con-
testo organizzativo in cui è calato. Basti pensare
alla terminologia che ruota attorno al concetto
di performance, sia essa riferita all’individuo, al
gruppo, o all’organizzazione: KPI, Performan-
ce management, MBO etc. Sono tali e tanti gli
strumenti e gli indicatori che vengono oggi uti-
lizzati per misurare, e ancora prima de nire, la
performance, che diventa di cile inquadrarne la
reale natura, soprattutto parlando dei fattori che
la in uenzano.
Prendiamo ad esempio la scrittura di un articolo,
sarebbe semplice se per pagare un giornalista un
editore contasse il numero di battute per misurar-
ne la performance, ma questo non farebbe il van-
taggio né del lettore né della qualità della rivista in
quanto non terrebbe conto di componenti quali la
creatività, le doti di racconto o di sintesi, la pun-
tualità delle fonti o l’autorevole punto di vista.
Rumore e performance: che fare?
Il modello activity based applicato ai nuovi u -
ci rappresenta una grande chance per risolvere il
problema del rumore. La varietà degli spazi e il
loro utilizzo in base all’attività permette infatti di
intervenire creando aree con elevate prestazioni
acustiche, dedicate ad attività di concentrazione
(focus room) o a telefonate (phone booth), men-
tre la possibilità di muoversi all’interno e all’e-
sterno degli spazi permette a chi lavora di trovare
la propria zona di comfort.
Avere un controllo sul rumore mitiga lo stress a
esso connesso, la s da più grande diventa quin-
di modi care e incoraggiare comportamenti che
invoglino a utilizzare gli spazi in modo corretto.
Occorre quindi formare le persone per accom-
pagnarle nel cambiamento verso nuovi com-
portamenti introducendo policy di utilizzo e
linee di condotta per ogni tipologia di spazio.
Ad esempio creando delle zone del silenzio per
le attività di concentrazione in cui vengano
inibite le conversazioni e le telefonate (es. li-
brary) o promuovendo in open space il mante-
nimento di un tono basso della voce. Un truc-
co utilizzato da molte aziende per rinforzare
i nuovi comportamenti è il ricorso a gra che
che ricordano i comportamenti virtuosi.
Occorre quindi rendere più e cace l’investi-
mento in spazi di lavoro puntando sulla cultu-
ra organizzativa, e in particolare sul concetto di
‘cittadinanza organizzativa’, ovvero l’insieme dei
comportamenti “individuali di tipo discrezionale
che non vengono direttamente o esplicitamente
riconosciuti da parte del sistema formale di ri-
compense e che promuovono l’e cienza e l’e -
cacia dell’organizzazione”
(Organ, 1988).
Per dirla chiaramente, uno degli obiettivi prin-
cipali che le risorse umane devono perseguire è
quello di far sì che i propri dipendenti e in partico-
lare i manager, si impegnino attivamente in com-
portamenti positivi non strettamente legati alla per-
formance, come ad esempio supportando i colleghi
in di coltà o magari riprendendo chi alza un po’
troppo il volume della voce per creare un sistema
informale di ‘sanzioni e premi sociali’ che forma-
no e rinforzano la cittadinanza organizzativa.
In questo senso, è importante che l’azienda la-
vori facilitando l’identi carsi del lavoratore con
l’organizzazione, in modo che sia ero di esserne
parte e che si metta personalmente in gioco per
migliorarla e naturalmente lo spazio sico di la-
voro è un simbolo identitario fortissimo.
Marco Favilla
Psicologo del lavoro, Co-Founder
@
Unveil Consulting
Spin-off dell’Università di Bologna, Unveil coniuga ricerca scientifica
con il miglioramento della vita lavorativa, grazie a strumenti digitali
per analizzare e valorizzare le soft-skills del personale, la rete di
comunicazione informale e molto altro.
>
www.unveilconsulting.comLuca Brusamolino
Owner diWorkitect realtà di consulenza e progettazione
che, analizzando l’organizzazione e studiando chi sono e come lavorano le
persone, accompagna le aziende nell’avvio di progetti di smart working e nella
definizione di ambienti di lavoro efficienti ed efficaci ed esteticamente piacevoli.
>
www.workitect.itdi chi lavora in ufficio
indica il
rumore
come elemento che genera un
impatto
negativo sulle proprie attività,
creando
stress e disturbi fisici
che riducono produttività e performance fino
il
90%
al
40%
Officelayout 170
luglio-settembre 2017
67