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Officelayout 169
aprile-giugno 2017
Design for all
deve fare da “interprete” ai suoi bisogni. È diffusa in
bambini affetti da autismo, o da altre patologie neuro-
logiche congenite. Il risultato è la progressiva chiusura
in un mondo impenetrabile in cui non c’è spazio che
per il silenzio.
L’esperienza del Centro Benedetta d’Intino – voluto
quasi 25 anni fa dalle famiglie Mondadori, D’Intino e
Formenton per ricordare Benedetta, mancata all’età di
quindici mesi per una cardiopatia congenita – è singo-
lare ed esplicativa di bisogni personali ed eccezionali
che devono trovare una risposta nell’ambiente co-
struito, nella città. Vero è che se l’ambiente e la città
non comunicano con la diversità, il dialogo resta limi-
tato a pochi interlocutori privilegiati.
“Lavoro in un mondo di parole mancate – racconta
Emanuela Maggioni
, neuropsichiatra infantile e diret-
tore sanitario del Centro Benedetta D’Intino Onlus
–
perché mi occupo di bambini e giovani che hanno una
grave disabilità comunicativa. Li seguiamo attenta-
mente e troviamo una modalità, a ciascuno la propria,
per farli esprimere, ma il percorso è complesso perché,
mentre per molte disabilità sono stati fatti importanti
passi avanti, le disabilità legate alla comunicazione
hanno ricevuto poca attenzione.
Costruiamo per i nostri ragazzi strumenti per far trovare
Lo spirito di Stella
Un catamarano di 18 metri progettato per essere totalmente accessibile, anche alle persone affette da disabilità motoria, sta solcando gli oceani sotto la guida
di Andrea Stella, costretto su una sedia a rotelle a seguito di un incidente avvenuto nel 2000 a Miami. Ed è proprio da Miami che Andrea è salpato nel mese di
aprile a bordo de “Lo spirito di Stella”, un’imbarcazione che, nel rispetto dei dettami del Design for All, è stata resa accessibile a persone in carrozzina e dotata
di un innovativo sistema di guida a sforzo zero, per condurre l’imbarcazione anche da posizione seduta. Questa impresa velica, sponsorizzata dall’azienda Estel,
si inserisce nel progetto “WOW - Wheels on waves” e ha lo scopo di abbattere le barriere architettoniche e psicologiche, dare risonanza alla Convenzione delle
Nazioni Unite per i Diritti delle persone con disabilità e diffondere un messaggio di pace e uguaglianza. Un’impresa straordinaria che vede a bordo equipaggi
provenienti da tutto il mondo. Cinquanta persone di origine, cultura, età, abilità e attitudini diverse che, a conclusione del viaggio, torneranno nei loro Paesi con
il ruolo di ambasciatori dello Spirito di Stella, per contribuire a diffondere il messaggio di pace e di uguaglianza.
loro le parole. Tabelle grafiche con icone o app che
“danno voce” a chi non ce l’ha, ma finché non sarà dif-
fusa una cultura dell’ascolto della diversità, lo stru-
mento, anche se bello e tecnologicamente avanzato, non
è risolutivo.
La speranza è che in un mondo di Design for All ci sia
anche un mondo di comunicazione per tutti, dove il pen-
siero sia volto all’ascolto della persona in difficoltà, senza
interpolazione di un interprete che inevitabilmente limita
l’espressione di sé e l’autonomia .
Non pensiamo solo a ragazzi disabili, ma a stranieri o
anziani o persone culturalmente diverse, per i quali le
parole possono non essere disponibili: è un fatto cultu-
rale, cui ci dobbiamo abituare.
In molti luoghi istituzionali le cose stanno cambiando.
Pensiamo ad esempio a molte scuole o biblioteche do-
tate di modalità di comunicazione aumentativa e alter-
nativa, oppure un ristorante che abbia un menu a
immagini, oltre che a parole. Ma pensiamo invece a un
pronto soccorso, o a un reparto di rianimazione di un
ospedale in cui un paziente che non parla non riesce a
comunicare il proprio stato di salute e le proprie emo-
zioni senza interposta persona”.