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Asimmetria 1

Asimmetria 2

Simmetria 1

Simmetria 2

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Officelayout 169

aprile-giugno 2017

Design for all

delle cose, al di là di stupore e meraviglia – conclude Ceppi.

Per il ristorante della Triennale, per esempio, stiamo stu-

diando nuove posate per tutti, ideali per persone con il

Parkinson, o che hanno avuto un ictus.

Cucchiai che permettano particolari rotazioni che limitino

la fuoriuscita di liquidi per chi non ha più la mano ferma.

Ci stiamo facendo aiutare per la fase di ricerca dall’Istituto

Don Gnocchi, mentre l’incontro con logopedisti, terapeuti

e malati ci permette di comprendere aspetti a noi scono-

sciuti. Tutti hanno il diritto di andare in un buon ristorante,

supportati da strumenti che aiutino a non essere in im-

barazzo di fronte ad altri avventori”.

Il ruolo della formazione

Il rispetto e l’attenzione progettuale nei confronti della di-

versità sono temi che devono essere trasmessi alle nuove

generazioni a partire dalla scuola, affinché la disabilità

venga affrontata come un evento naturale. Walter Gropius

scriveva: “la creatività è la capacità di muoversi libera-

mente dentro un sistema di vincoli dati”, un’affermazione

molto pertinente all’approccio della progettazione inclu-

siva, che lavora proprio sui vincoli.

“Il design è una disciplina giovane e nasce – soprattutto

nel nostro Paese – proprio dall’idea di rendere il bello alla

portata di tutti – afferma

Alessandro Chiarato

, direttore

dello IED di Milano

–. Oggi quest’industria che tutto il

mondo ci invidia, per poter essere competitiva, si è arroc-

cata nella fascia alta del mercato e, dalla produzione in-

dustriale massiva, si sta indirizzando verso la personaliz-

zazione. Il designer è sempre più visto come una star, una

sorta di demiurgo, mentre in realtà è un progettista che as-

sume il ruolo baricentrico di un teammultidisciplinare costi-

tuito da biologi, sociologi, architetti che, effettuata una ri-

cerca approfondita, trovano soluzioni e le rendono possibili:

una professione di grandi responsabilità. È il mestiere del

“Yes we can”, che deve dare risposte a problemi importanti.

Il designer non è la professione di chi sa disegnare, ma di

chi sa capire le persone e risolvere i loro problemi. Per

questo motivo i nuovi iscritti alla nostra scuola non toc-

cano la matita per i primi tre mesi, ma lavorano facendo

indagini sui bisogni emergenti. Oltre alle diverse abilità

dell’uomo, è importante che i giovani siano a conoscenza

dei grandi temi come la sostenibilità, i cambiamenti cli-

matici o le difficoltà di vita nei paesi in via di sviluppo.

Motivo per cui da diversi anni abbiamo inserito tesi di lau-

rea dedicate a progetti sociali, frutto di accordi con asso-

ciazioni senza scopo di lucro come Emergency. Gli

studenti interessati a questi temi hanno applicato la loro

creatività a progetti innovativi. Hanno così visto la luce

zaini per il pronto soccorso in Sierra Leone, serre per le

coltivazioni fuori terra a Chernobyl, carrelli per trasportare

e stoccare l’acqua in Burkina Faso e sistemi artigianali di

filtrazione d’acqua in Senegal. (vedi box 77)

Occorre portare le giovani generazioni a conoscenza

delle problematiche serie, perché possano essere con-

sumatori e progettisti consapevoli.

Posate “diverse”, posate per tutti

Lo studio di progettazione Total Tool Milano insieme a OBR, autori di Terrazza

Triennale, Fondazione Don Gnocchi e Alessi ha lanciato un progetto di ricerca

volto a studiare un set di posate diverse, proprio in quanto per tutti, “diversi”

inclusi. Il sogno è partecipare a una cena in cui tutti abbiano lo stesso diritto alla

bellezza e al piacere. Le posate esistenti sul mercato e impiegate ad oggi da

persone con disabilità, seppur funzionalmente efficaci, hanno nella maggior

parte dei casi un’estetica scadente ed aggressiva, che inevitabilmente connota

sempre la diversità come eccezione di per se stessa.

Il progetto è nato su due assi: adattare una posata esistente o crearne una

nuova, per ottenere miglioramento della presa, facilitazione del movimento,

riduzione del tremolio, uso con una sola mano ed estetica gradevole. La prima

ipotesi di progetto – presto abbandonata - prevedeva l’integrazione sulla posata

DRY disegnata da Achille Castiglioni nel 1982 di una serie di accessori,

intervenendo su un’icona del design migliorandone l’ergonomia, dove possibile.

Una seconda strada progettuale – tutt’ora in progress – ricerca, invece, una

linea totalmente nuova e che possa essere una soluzione esteticamente

capace di dialogare con la quotidianità, offrendo però prestazioni maggiori

delle posate tradizionali. Una sfida tutt’altro che facile.

Realizzati i prototipi, l’Istituto Don Gnocchi li ha testati sui pazienti e ha steso

delle schede di valutazione, che raccogliessero i giudizi di disabili e operatori

in modo strutturato e omogeneo. Una volta apportate le modifiche e migliorie

necessarie, sono stati realizzati nuovi prototipi per continuare la fase di test

e sperimentazione durante l’esposizione Archidiversity in Expo Gate a Milano,

in occasione della XXI Triennale. Contestualmente Polifactory gestisce ogni

giorno sessioni condivise, producendo poi in sito nuove soluzioni da testare

nuovamente in tempo reale.

Forse questa serie di posate resterà un prototipo infinito (stampabile con

tecnologie additive e quindi modificabile e adattabile ai singoli requisiti)

oppure si capirà poter essere un oggetto non finibile (impossibilitato ad

adattarsi ai bisogni di tutti), ma comunque sia, questa ricerca avrà insegnato

la condivisione e l’inclusione, che nel mondo del progetto sono valori sempre

più portanti e importanti.

CONCEPT

DE SIGN 2

Le Proposte di nuovo

design sono state

sviluppate secondo

due criteri: simmetria

e asimmetria delle

forme, per un totale di

2+2 collezioni.

Diverse soluzioni e

ipotesi prendono

forma, sapendo che

sarà poi solo l’uso da

parte degli utenti a

dimostrarne la validità

e l’efficacia