DITORIALE
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Il rilancio dell’economia non può che passare dal digitale. Sono ormai molti i segnali
che arrivano da parti diverse del mondo che ci stanno dicendo come questa
consapevolezza si stia sempre di più di ondendo, sebbene stimolata e sostenuta da
diversi governi.
Negli Stati Uniti prosegue il piano di investimenti lanciato dal presidente Obama per
la realizzazione di istituti per l’innovazione nell’industria manifatturiera rivolti alle
diverse tematiche high tech. Se a Detroit si aprirà un centro dedicato alla ricerca dei
nuovi materiali super leggeri per l’industria automotive, a Chicago invece prenderà
il via l’Istituto per l’Innovazione nel Digitale e nel Design Manifatturiero focalizzato
sul miglioramento delle tecnologie per la gestione dei dati. Lo scopo è quello di
accorciare il time to market dall’ideazione dei prodotti alla loro distribuzione nel
mercato, intervenendo nella gestione del magazzino e in quella degli ordini. Obiettivo:
massimizzare l’ecienza produttiva lungo tutta la filiera sia quella interna all’impresa
sia quella esterna che coinvolge fornitori, terzisti e tutte le altre tipologie di partner. Si
preannunciano quindi novità importanti per quanto riguarda le soluzioni PLM ed ERP.
In Corea del Sud è stato annunciato un massiccio aumento degli investimenti in
Ricerca e Sviluppo che lo Stato sosterrà con poderosi aiuti alle nuove aziende
tecnologiche (ovvero 4 miliardi di dollari dedicati al finanziamento delle startup)
e agevolazioni alle piccole e medie imprese. L’obiettivo è quello di diversificare
il modello economico che, anche in questi anni, è rimasto centrato sui grandi
conglomerati industriali, e puntare invece a un’economia più flessibile facendo
crescere il peso del comparto servizi. Tutto questo potrà essere fatto, secondo il
governo di Seul, puntando, tra gli altri, sui settori della salute, dell’educazione, ma
anche dello sviluppo software.
Due esempi virtuosi che mettono in luce come ancora oggi la politica in Italia sia
generalmente concentrata su altri temi, anche se qualcosa è stato fatto, come
testimonia il fiorire del fenomeno startup nello nostro Paese. Questa però non può
essere una scusa, perché la spinta all’innovazione deve nascere prima di tutto nelle
imprese, nelle università e nelle persone. Gli esempi virtuosi non mancano e i primi
risultati sono apprezzabili.
Una delle realtà italiane che sta ora puntando sull’incontro tra digitale e settori
economici tradizionali è il Veneto, dove il 2013 si è chiuso con un ritorno a indici
positivi per quanto riguarda la crescita della produzione, dell’export e degli ordinativi,
dopo anni invece di pesanti cali.
Secondo gli esperti della Fondazione Nord Est la nuova rivoluzione industriale del
digitale è una discontinuità importante rispetto al modo tradizionale di produrre:
“Le aziende sono chiamate a osservare e a ragionare su un orizzonte internazionale,
dove le trasformazioni sociali, culturali e tecnologiche in corso si sposano bene in un
territorio nel quale all’abilità del ‘saper fare’ si associa la capacità del ‘saper cogliere’
le esigenze del cliente; un binomio che si concretizza con la capacità di adattare
velocemente il proprio modello produttivo alla realizzazione di prodotti su misura”.
Il digitale è quindi il fattore abilitante che consente di personalizzare l’approccio con
ogni cliente e che mette in campo “una nuova sapienza artigiana” indispensabile per
organizzare una produzione ‘su misura’ anche quando le dimensioni sono industriali.
La sfida quindi è prima di tutto culturale e tutti noi dobbiamo sentirci chiamati a
raccoglierla.
Ruggero Vota
Come cogliere la sfida
della rivoluzione digitale
marzo 2014