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tuale minore rispetto al ‘para verbale’,

composto dal tono di voce, il ritmo e

il volume, ma anche rispetto al linguag-

gio ‘non verbale’, dettato dalle nostre

espressioni, postura, comportamenti e

linguaggio del corpo in generale.

Questa suddivisione proviene dalle

ricerche di Alber t Mehrabian, uno

psicologo e ricercatore americano di

origine armena che individuò anche

una suddivisione in percentuale tra

le tre modalità, ma che non andrò a

raccontarti perché lui stesso non le

reputa sempre valide, visto le carat-

teristiche dell’esperimento nel quale

furono rilevate.Tuttavia lo spartiacque

di questi tre livelli, indipendentemente

dalle percentuali, resta valido. Quindi

ricorda, la comunicazione si divide nei

tre componenti, detti anche assiomi

della comunicazione, che ho citato.

Come avrai capito, è molto importan-

te utilizzare il più possibile tutti e tre

questi assiomi, per poter aumentare

l’efficacia della tua comunicazione.

Muoversi per interrompere lo schema

Come avrai capito quindi, il linguag-

gio del corpo è fondamentale e stare

dietro al podio, a meno che non sia

obbligatorio per motivi di sicurezza,

non è un’opzione. La stessa cosa vale

se stai facendo una riunione, non stare

dietro al tavolo della sala riunioni, o

peggio ancora seduto dietro una scri-

vania. Quando è il tuo turno, alzati in

piedi o spostati dalla scrivania cosicché

farai ben due cose in un colpo solo.

La prima, sarai più visibile dalla tua

audience con i conseguenti vantaggi

visti prima, e la seconda, forse ancora

più importante della prima, avrai inter-

rotto uno schema. Mi spiego meglio.

Torniamo per un istante all’esempio

della conferenza che abbiamo fatto

prima. Tutti i relatori prima di te de-

cidono di parlare stando dietro al po-

dio. Adesso tocca a te, e hai deciso di

parlare fuori dal podio e anzi, di muo-

verti in mezzo alle persone che sono

li per il tuo intervento. Come pensi

che reagirà il pubblico? Ovviamente in

modo positivo, finalmente qualcuno fa

qualcosa di diverso. Se i partecipanti

erano rimasti un pochino intorpiditi

dagli interventi precedenti, ecco che

sei arrivato tu a dargli la sveglia. Con

il tuo intervento hai rotto lo schema

ripetitivo che gli altri avevano crea-

to. Quando le persone che erano in

sala torneranno a casa o al lavoro, di

chi pensi ricorderanno l’intervento? O

gli interlocutori che erano nella sala

riunioni della tua azienda, o presso

il cliente, chi saranno più contenti di

aver ascoltato?

Conoscere il proprio pubblico

prima e durante

I grandi comunicatori si informano se

ne hanno la possibilità di farlo, su chi

saranno le persone presenti in sala.

Oppure ad alti livelli, hanno chi si infor-

ma per loro. Poi va da sé che se ti trovi

in un evento di Information Techno-

logy, bene o male chi sarà venuto ad

ascoltarti, sarà molto probabilmente

un addetto ai lavori. Questo ti servirà

per tarare le tue parole, i tuoi esempi

e il tuo discorso in generale a seconda

delle caratteristiche generali del pub-

blico. Se non hai avuto la possibilità di

farlo prima, mentre aspetti che tocchi

a te parlare, dai un’occhiata alle per-

sone in sala, e fatti alcune domande: ci

sono più donne o uomini? Più giovani

o anziani? Questo permetterà alla tua

mente di fare una prima scrematura

del tuo pubblico e creare un mindset

coerente con l’ambiente.

Non si parla di te, si parla di loro

Il vero protagonista del tuo interven-

to, sono le persone che ti guardano

e ti ascoltano. Evita con tutte le tue

forze di parlare di te stesso, o del la-

voro che fai. Racconta piuttosto cosa

tu, il tuo lavoro, la tua azienda, i tuoi

prodotti, possono fare per loro che

ascoltano. Quali sono i vantaggi che

gli stai dando dicendogli quello che gli

stai dicendo? Che benefici avranno ad

ascoltarti? In quale stato emotivo vuoi

che si sentano finito il tuo intervento?

Felici, preoccupati, focalizzati, pensie-

rosi, confusi? Sappi che non c’è una

risposta corretta né sbagliata, tutto

dipende dal contesto in cui ti trovi.

Inoltre concentrarti sugli altri, invece

che su te stesso, ti permetterà di ge-

stire meglio un’eventuale paura del

parlare in pubblico, che purtroppo è

molto diffusa nel mondo occidentale.

Partire sempre dal perchè

Infine parti sempre da qui. Simon Sinek,

un importante e famoso consulente di

marketing, è il padre indiscusso dell’e-

spressione inglese ‘start with why’, ossia

partire dal perché. Secondo i suoi stu-

di, cominciare un intervento partendo

dal perché, crea una forte relazione

fra te e il pubblico e aziona la mente

delle persone che stanno seguendo il

tuo intervento, le porta a ragionare su

quello che stai dicendo e a compiere

azioni conseguenti.

Concludendo

Parlare davanti alle persone in modo

elegante è, di fatto, un’arte. I grandi

speaker della storia come - Gandhi,

Martin Luther King, ma purtroppo an-

che Hitler - hanno chi in modo positivo,

e chi in negativo, incantato e trascinato

folle a compiere azioni, che senza una

persona in grado di trasmettere mes-

saggi così forti e importanti in modo

efficace, non avrebbero fatto.

Per fortuna nel business non abbia-

mo responsabilità così grandi come

quelle dei personaggi storici citati, ma

comunicare bene o male può davvero

determinare l’andamento di un affa-

re, o l’aumento delle vendite di un

prodotto. Quindi, direi che quando

ci troviamo davanti a delle persone

o anche ad una sola, comunicare con

eleganza quello che abbiamo da dire, è

sempre la strada migliore da prendere.

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marzo 2017

COMUNICAZIONE E COMPORTAMENTO NEL BUSINESS

NEL PROSSIMO NUMERO

Nel prossimo numero affron-

teremo il tema della vendita in

condizioni difficili.Vendere negli

ultimi tempi è diventato sempre

più difficile, differenziarsi dagli al-

tri e dare valore, sia in termini di

prodotto o servizio, che in qualità

di professionista è la chiave per

emergere in un mercato confuso.

Il vero protagonista del tuo

intervento, sono le persone

che ti guardano e ti ascoltano.