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luglio-agosto 2017

La riqualificazione energetica

degli edifici esistenti

Sul fronte della riqualificazione energetica degli

edifici già esistenti, nel decennio 2007-2016 con il

meccanismo degli ecobonus sono stati eœettuati

circa 3 milioni di interventi di riqualificazione ener-

getica per circa 32 miliardi di euro di investimenti

totali (dato ENEA). L’incentivo fiscale funziona al

punto che è stato confermato anche nell’ultima

legge di bilancio. Inoltre, sono già stati raggiunti

gli obiettivi di e„cienza previsti dal piano d’azio-

ne e„cienza energetica (PAEE) 2011 per il perio-

do 2005-2016 e gli obiettivi 2011-2020, indicati nel

PAEE 2014, sono stati raggiunti al 40% con punte

dell’84% nel settore residenziale. Il settore terziario

che comprende gran parte degli u„ci, è più lonta-

no. Fanalino di coda la pubblica amministrazione.

Il potenziale di mercato del recupero edilizio è enor-

me. Oggi in Italia gli edifici ‘vetusti’ con oltre 40 anni

sono il 55% del totale, il 76% nelle città metropolitane

e il 68% nelle città capoluogo. Ecco perché, grazie

agli incentivi fiscali per la riqualificazione energe-

tica (detrazione fiscale del 65%) e per il recupero

edilizio (detrazione fiscale attualmente del 50%,

ma con aliquote diverse dalla prima introduzione

nel 1998), sono stati realizzati oltre 14,2 milioni di

interventi che hanno riguardato il 55% delle famiglie

italiane in poco meno di 20 anni. Gli investimenti

corrispondenti, scrive ENEA, ammontano a 237 mi-

liardi di euro, di cui 205 miliardi hanno riguardato il

recupero edilizio e circa 32 miliardi la riqualificazio-

ne energetica. Importanti le ricadute occupazionali:

nell’ultimo quinquennio 2013-2016 gli investimenti

incentivati (sia per la riqualificazione energetica sia

per il recupero edilizio) hanno generato comples-

sivamente circa 270mila posti di lavoro diretti ogni

anno, che arrivano a oltre 400mila considerando

anche l’indotto.

ENERGY MANAGEMENT

Crescono gli energy manager ma non nella PA

Il numero degli energy manager cresce in Italia, anche se lentamente

e in maniera non uniforme. Bene i settori civile e industriale, male la

pubblica amministrazione. A rivelarlo è la federazione italiana per l’uso

razionale dell’energia (FIRE), che nel 2016 ha registrato un buon livello

di nomine in particolare nel settore privato residenziale e industriale.

Di segno opposto la pubblica amministrazione, che segna una diminu-

zione dell’11% dei soggetti nominanti nonostante parta da un tasso di

inadempienza della legge 10/1991 nell’ordine del 70-80%.

Le nomine pervenute alla FIRE entro il 30 aprile 2016 sono state 2.239.

Di queste 1.519 sono relative ad energy manager primari nominati da

soggetti obbligati e 720 da soggetti non obbligati dalla legge 10/1991.

Guardando ai settori, buona la performance dell’industria in generale,

del commercio e del bancario. Pessima quella della PA, in cui spicca la riduzione delle nomine nella sanità, il comparto

più energivoro nel settore pubblico, passata dai 180 energy manager del 2007 ai 100 odierni. “L’e—cienza energetica

è il principale strumento disponibile per raggiungere gli obiettivi fissati dalle direttive comunitarie mirate alla riduzione

delle emissioni climalteranti - ha a™ermato il direttore della FIRE Dario Di Santo - inoltre l’uso intelligente dell’energia

rappresenta un’occasione per le nostre imprese in termini di produzione di beni e servizi e di aumento della competiti-

vità, grazie allo sfruttamento dei benefici multipli che si accompagnano alla riqualificazione energetica di edifici e linee

produttive. L’energy manager in questo contesto è una figura determinante, che non sempre gode dell’inquadramento

e degli strumenti necessari per consentire alle imprese e agli enti che lo nominano di cogliere le opportunità disponibili.

Eppure per essere competitivi in futuro sarà necessario sempre più sviluppare sinergie fra la gestione delle risorse e il

core business”.

. Chi è l’energy manager? L’energy manager è la figura fondamentale per tenere sotto controllo i consumi e i costi ener-

getici nelle aziende e negli enti. Può essere interno all’azienda (soluzione preferibile per realtà medio-grandi, per le quali

si suggerisce un inquadramento di tipo dirigenziale, in modo da assicurare un confronto con l’alta dirigenza e i decisori),

o esterno (consulente).

La nomina dell’energy manager è obbligatoria per i soggetti con consumi annui superiori ai 10.000 tep per l’industria e

ai 1.000 tep per gli altri settori in base all’art. 19 della legge 9 gennaio 1991 n. 10. La nomina va inviata alla FIRE dal legale

rappresentante dell’organizzazione ogni anno e va presentata entro il 30 aprile di ogni anno con riferimento ai consumi

in fonti primarie relativi all’anno precedente (la prima nomina di un energy manager da parte di un soggetto non obbli-

gato non è soggetta a tale scadenza, che comunque si applica per le nomine successive).